1. NUOVO ATTACCO ALLA STAMPA, IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI FA CAUSA A DOMANI
Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per “Domani”
FEZ-ZOLARI - MEME BY DAGOSPIA
Un’altra offensiva contro Domani, con il governo che conferma la strategia aggressiva verso la stampa. Anche il sottosegretario e principale ideologo delle strategie di Giorgia Meloni, Giovanbattista Fazzolari, firma un’azione legale. Il fedelissimo della presidente del Consiglio ha seguito le orme della sua leader, che aveva querelato Domani quando era deputata e capo di FdI e non ha ritirato la querela nemmeno dopo la vittoria alle elezioni che l’ha proiettata alla guida dell’esecutivo.
Nel caso di Meloni si tratta di un articolo sull’acquisto di mascherine durante la pandemia. La destra, a cominciare da chi la guida, continua a vedere il giornalismo libero come un fastidio. E quindi da contrastare a suon di querele, poste in atto o anche solo minacciate per brandire l’arma del potere contro la stampa.
I FATTI
giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato
Fazzolari chiede un risarcimento di 25mila euro per l’articolo che ha raccontato un vecchio legame contrattuale, sancito da una delibera firmata da Stefano Acanfora, diventato nel dicembre scorso direttore generale della società 3-i spa, società pubblica chiamata a gestire i servizi digitali di Inail, Inps e Istat. Per lo stesso motivo, il sottosegretario porterà in tribunale anche Dagospia, che aveva riportato la notizia data in esclusiva da Domani.
Nel 2017 Acanfora – all’epoca a capo della direzione centrale acquisti della regione Lazio – è stato responsabile del procedimento che ha assegnato a Fazzolari una consulenza, della durata di due anni, da 166mila euro. I due avevano condiviso in precedenza l’esperienza negli uffici della regione Lazio.
LA CONSULENZA ASSEGNATA DA STEFANO ACANFORA A GIOVANBATTISTA FAZZOLARI NEL 2017
L’attuale sottosegretario è stato dirigente nell’area infrastrutture strategiche, prima di iniziare la carriera da libero professionista. Dopo qualche mese, ha preso parte alla selezione, iniziata il 28 giugno e chiusa il 6 luglio, per una consulenza alla regione Lazio, assegnata dalla direzione guidata allora da Acanfora. Il contratto è stato interrotto nel marzo 2018, prima della scadenza naturale: Fazzolari era stato eletto in parlamento e aveva rassegnato le dimissioni.
Qualche anno dopo Acanfora ha superato la trafila da direttore di 3-i spa anche grazie alla valutazione di «un elemento fiduciario», come spiegato a Domani dal presidente della società, Gennaro Terracciano.
Il sottosegretario non ha chiesto alcuna rettifica per smentire la notizia, limitandosi a preannunciare una querela attraverso il “mattinale delle 11”, la velina quotidiana inviata ai parlamentari del suo partito.
LA CONSULENZA ASSEGNATA DA STEFANO ACANFORA A GIOVANBATTISTA FAZZOLARI NEL 2017 - 1
Intanto, nella 3-i spa sono in corso manovre per cercare nuovi equilibri. Come raccontato da Repubblica, nel cda è stata portata una proposta di modifica dello statuto per spostare i poteri sotto l'egida della presidenza del Consiglio, sottraendoli in parte al ministero del Lavoro. Il progetto è finito in stand-by. Ma l’idea alla base dell’operazione non sorprende: a Palazzo Chigi il capo di gabinetto di Meloni, Gaetano Caputi, vanta una buona conoscenza con il presidente della 3-i Terracciano, sulla base di comuni esperienze lavorative, come quella nella rivista Amministrativamente, che si occupa di diritto amministrativo.
QUERELE A PIOGGIA
L’azione legale di Fazzolari è solo l’ennesima attuata contro Domani. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, nel marzo 2023 fece arrivare i carabinieri in redazione per il sequestro di un articolo. Una procedura quantomeno irrituale. Il braccio di ferro è proseguito a colpi di querele fino all’ennesimo atto di intimidazione: la richiesta di Durigon di 200mila euro da versare come risarcimento per le inchieste pubblicate da Domani sulla casa acquistata dal sottosegretaria a prezzo scontato dalla fondazione Enpaia […]
giovanbattista fazzolari giorgia meloni
Altri big del governo, invece, si sono finora limitati alla minaccia. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Con una nota diffusa dalle agenzie aveva fatto sapere di «aver dato mandato ai legali per una denuncia querela» in merito a un articolo che raccontava degli affidamenti diretti, risalenti al governo Draghi, di Sport e Salute, società controllata dal Mef, all’azienda Casa Rossa di Francesca Verdini, compagna di Matteo Salvini e leader del partito di Giorgetti. Proprio l'attuale numero uno del Mef aveva fortemente voluto la nascita di Sport e Salute, quando era a capo del ministero dello Sviluppo economico.
Fazzolari Meloni
E ancora: la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha attaccato questo giornale durante l’intervento al Senato, in cui le veniva chiesto conto della gestione delle sue aziende. «Domani vuole alzare l’asticella», diceva in aula l’imprenditrice e ministra, irritata per la notizia sulle indagini in corso. Santanchè, nei giorni successivi, ha minacciato azioni legali a destra e a manca, dicendo: «Mi arricchirò con le querele».
[…] Un po’ lo stesso spartito di Salvini che, dopo la pubblicazione delle inchieste (anche di Domani) sul sistema-Verdini, ha annunciato raffiche di denunce. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha invece scelto una strategia diversa: prima ha minacciato di querelarci per aver svelato i suoi affari con l’industria degli armamenti, poi ha fatto anche di più presentando un esposto per conoscere le fonti dei giornalisti. Un attacco incrociato alla libertà di informazione.
2. MARTELLA (PD) “IL GOVERNO È INSOFFERENTE AI GIORNALISTI E OSTEGGIA GLI EDITORI”
Estratto dell’articolo di Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
Andrea Martella
«Il governo Meloni è insofferente alle inchieste e alle domande dei giornalisti indipendenti e coraggiosi. In questo clima, trovo normale che governo e maggioranza ignorino i problemi dei nostri editori».
Andrea Martella, senatore del Pd, sottosegretario all’Editoria del secondo governo Conte. Avrà notato che i giornali rischiano di perdere la pubblicità delle gare indette da Stato ed enti locali.
«Parliamo di 45 milioni di entrate».
La legge di Bilancio intanto ha ridotto gli stanziamenti per l’editoria giornalistica.
«Sono preoccupato. I nostri giornali, le tv, le radio danno sostanza a un diritto chiave della democrazia. Mai come in questo momento, tra guerre e crisi economiche, il Paese ha bisogno di un’informazione pluralista. Deprimere gli editori è un errore grave anche se, temo, non casuale».
giorgia meloni e giovanbattista fazzolari
Il governo Meloni non ha legato molto con i giornalisti…
«Le conferenze stampa della premier dicono tutto. Per questo io vedo un rapporto di causa-effetto. C’è insofferenza verso i giornalisti e, dunque, verso i loro editori».
In tutto il governo?
«Su tante questioni, Forza Italia ha idee diverse rispetto agli alleati.
Seguiamo le loro proposte con una qualche attenzione. La verità, però, è che il sostegno all’editoria è un argomento complesso».
Che cosa vuol dire?
giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato
«La ricetta dei nostri governi era molto articolata. Noi abbiamo incoraggiato le imprese a comprare pubblicità sui giornali e le tv; abbiamo aiutato gli editori a migliorare l’informazione digitale, quella del presente. Abbiamo assicurato aiuti a professionisti tra i più preziosi, gli edicolanti. Tutti meccanismi virtuosi che sono stati largamente smontati».
[...] Ora però il Tar sospende l’efficacia del regolamento dell’AgCom, che avrebbe attuato le norme europee. E rinvia tutto il dossier all’esame della Corte di Giustizia dell’Ue.
«Le sentenze si rispettano sempre. Spero, però, che il Consiglio di Stato ribalti il verdetto del Tar. Le regole sull’equo compenso nascono da un Regolamento europeo, nitido, coerente; e ora tornano all’esame dell’Europa. Come nel gioco dell’Oca». [...]
Gli enti locali e il governo pubblicano continuamente bandi di gara. Ora l’Europa chiede che le pubblicazioni dei bandi siano diffuse solo da un sito della nostra Autorità contro la corruzione. Escludere i giornali è un pessima notizia per gli editori.
«Il governo Meloni è molto coraggioso quando difende i balneari italiani dalle richieste dell’Europa che reclama più concorrenza. Quando invece deve difendere gli editori, Meloni è molto distratta. Mi chiedo, dunque: è davvero un caso?».
GIORGIA MELONI GIOVANBATTISTA FAZZOLARI