babyboomer pensione
Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
I Millennials finiscono in un gioco delle tre carte. Per agevolare la loro pensione di vecchiaia, il governo Meloni in manovra di fatto gli rende impossibile la pensione anticipata, caricandola di aggravi rispetto ai già rigidi requisiti Fornero. Ecco che se per uscire a 67 anni basterà un reddito un terzo più basso di ora (17 mila euro), per uscire a 64 anni servirà invece una retribuzione del 7% più alta di quella già alta di oggi (46 mila euro). Alta e continua per vent’anni, senza buchi o salti.
babyboomer pensione
Non c’era fretta di intervenire sulle norme Fornero. Tanto più che si applicano su una coorte – quanti hanno iniziato a lavorare dal primo gennaio 1996 – che comincerà a pensionarsi in modo rilevante dal 2030. Si tratta poi di lavoratori totalmente contributivi che prenderanno quanto versato, senza scassare i conti. […] Le regole Fornero prevedono per i Millennials due vincoli. Per andare in pensione di vecchiaia (67 anni con 20 di contributi) devono poter avere un assegno di 1,5 volte quello sociale e cioè di 755 euro, alle cifre di oggi. Per andare in pensione anticipata (64 anni con 20 di contributi) devono poter contare su un assegno di 2,8 volte superiore: 1.409 euro.
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Questi due vincoli non esistono per i genitori dei Millennials. Che anzi negli ultimi anni hanno goduto di varie Quote per anticipare la loro più generosa pensione retributiva, senza ricalcoli né penalizzazioni. Cosa fa il governo Meloni? Abbassa il primo requisito per la vecchiaia da 1,5 volte a una volta (503 euro). Ma alza il secondo requisito per l’anticipata da 2,8 volte a 3 volte (1.510 euro), introducendo uno sconto mamme […] Le “tre volte” diventano quindi il nuovo paletto ordinario per i Millennials. Nelle prime bozze della manovra c’era anzi scritto 3,3 volte, pari a 1.661 euro. Un traguardo proibitivo.
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[…] Tagliare il requisito della vecchiaia ha un costo che viene pareggiato dal requisito inasprito dell’anticipata: i due interventi sono neutri. Messaggio a Bruxelles: tutto in equilibrio. Messaggio ai giovani e meno giovani post-1996: scordatevi di andare in pensione prima. […] Un lavoratore dipendente si assicura l’uscita di vecchiaia se riesce a guadagnare 17 mila euro lordi all’anno per vent’anni (prima erano 26 mila euro). A un autonomo, che versa meno contributi, servono 24 mila euro (prima: 36 mila euro).
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Entrambi però avranno un assegno da fame: 503 euro. Nel 2024 ci saranno 5 mila pensionati di questo tipo. Puntare alla pensione a 64 anni, diventa invece affare da ricchi. Ci riesce un lavoratore dipendente che guadagna 46 mila euro lordi per 25 anni e un lavoratore autonomo che ne prende 63 mila euro. Prima ad entrambi “bastavano” 43 mila euro e 59 mila euro: traguardi ora riservati alle mamme lavoratrici con un figlio. Se i figli sono due, servono 40 mila euro alla lavoratrice dipendente e 55 mila euro all’autonoma. […]