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    “SONO STATA LA PRIMA OMOSESSUALE IN ITALIA” - GIOVANNA RALLI MEMORIES: “NEL FILM ‘LA FUGA’ INTERPRETAVO IL PERSONAGGIO DI UNA DONNA SPOSATA CON UN BAMBINO CHE SI INNAMORA DI UN' ARREDATRICE. NEGLI ANNI SESSANTA! A 13 ANNI MI VIDE FELLINI: "TI PIACEREBBE FARE IL CINEMA?". E IO: "DIPENDE. QUANTO DATE AL GIORNO?". 'C'ERAVAMO TANTI AMATI? IL PIU' BEL FILM ITALIANO' - FABRIZI 'UN PO' DIMENTICATO', SORDI PAZZO DEL MIO SUGO, ROSSELLINI E TOTO' – VIDEO


     
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    Luca Pallanch per “la Verità”

     

    Esistono nel cinema italiano le dive. Sono rimaste in poche e ci tengono a conservare lo status faticosamente conquistato.

    giovanna ralli giovanna ralli

    Accanto, anzi sotto di loro, ci sono decine di attrici bravissime in un universo di stelle e stelline sempre meno splendenti. Poi c' è Giovanna Ralli, unica nella sua semplicità, che se avesse voluto forse le avrebbe surclassate tutte, per bellezza e talento, ma avrebbe dovuto rinunciare ad essere sé stessa. «Non volevo fare l' attrice, lo facevo per lavorare. Ho vissuto durante la guerra, il dopoguerra è stato difficile, papà lavorava in un panificio, ma c' era poco lavoro, ho cominciato a fare la generica, come tante. Poi, piano piano».

     

    Però esordì da piccola...

    «Ero a scuola, cercavano bambine per fare delle comparse, in scene da girare nei giardinetti, e feci I bambini ci guardano di Vittorio De Sica, ma si vede solo che corro».

     

    Compare ne La maestrina di Giorgio Bianchi.

    «Anche quello un girotondo! Non sono parti, queste».

    Il primo vero film è quindi Luci del varietà di Federico Fellini e Alberto Lattuada.

    giovanna ralli nicoletta strazzeri foto di bacco giovanna ralli nicoletta strazzeri foto di bacco

    «Facevo teatro con Peppino De Filippo. Era il 1948. Avevo 13 anni. Mi vide Fellini: "Ti piacerebbe fare il cinema?". E io: "Dipende. Quanto date al giorno?". Mi interessava solo quello. E così feci il film».

    Chi l' ha girato? Ci sono state polemiche tra i due registi.

    «C' erano tutti e due quando si girava. Alberto era più esplosivo: "Disgraziata, devi uscire da quelle quinte!". Stavo in bikini, ero piccola, mi vergognavo. Fellini era più posato».

    Poi non ha più avuto occasione di lavorare con Fellini.

    «Mi diceva: "Ho sempre una cambiale con te!", ma non avrei potuto fare i suoi personaggi».

     

    Teatro a 13 anni: i suoi genitori erano d' accordo?

    «Certo. Dopo la guerra, non si mangiava... Mi pagavano e aiutavo la famiglia».

     

    Qual è il film che le ha dato la prima notorietà?

    «Villa Borghese di Gianni Franciolini. Lavoravo con Vittorio De Sica, ero protagonista con lui di un episodio. Filippo Sacchi su Epoca si domandò chi fosse quest' attrice sconosciuta così brava. Per strada mi fermavano. Succede ancora oggi: vado a fare la spesa e mi riconoscono tutti. Ho ricevuto una lettera qualche giorno fa dal Giappone. Dalla Germania non le dico quante, mi scrivono anche dagli Stati Uniti...».

    giovanna ralli foto di bacco giovanna ralli foto di bacco

     

    Le ha dato notorietà tra le nuove generazioni il ruolo della madre di Ricky Memphis in Immaturi di Paolo Genovese.

    «Anche se era un ruolo breve, ho capito subito che dovevo farlo. So leggere le sceneggiature, me lo hanno insegnato Sergio Amidei, Age e Scarpelli, capisco se i dialoghi sono belli o brutti. Avevo la fortuna di frequentarli e mi consigliavano i libri da leggere. Amidei mi regalò Guerra e pace... Ha presente quando Gassman in C' eravamo tanto amati mi diceva: "Hai letto I tre moschettieri?". E io commentavo: "Tosto!". In confronto Guerra e pace! Chiedevo ad Amidei: "Sergio, al principe Andrej cosa succede?". "Lo devi leggere tre-quattro volte e poi ne parliamo!"».

     

    Amidei, Age e Scarpelli, con Alberto Moravia, erano gli sceneggiatori di Racconti romani, di Franciolini, del 1955.

    «Il personaggio della ragazza romana impulsiva che ha caratterizzato l' inizio della mia carriera era scritto da sceneggiatori di quel livello. Poi ho fatto la monaca di Monza (nell' omonimo film di Carmine Gallone del 1962, ndr) e dicevano: "Sì, figurati, la romana che fa la monaca di Monza!"».

     

    silvia d amico e giovanna ralli foto di bacco silvia d amico e giovanna ralli foto di bacco

    Così si vedeva che era in grado di uscire dal cliché della ragazza romana...

    «Certo, ho fatto teatro anche per questo».

    Altrimenti avrebbe fatto la popolana tutta la vita!

    «Non mi sarebbe dispiaciuto perché l' Italia è un paese dialettale. Gli attori più grandi sono i napoletani perché danno la verità, non recitano. Questa è la cosa brutta: recitare. Io vivo il personaggio, Mastroianni sosteneva che fosse un gioco. È vero: noi ci divertiamo a interpretare i personaggi. Il recitare, con il birignao, è una delle cose più insopportabili che ci possano essere».

     

    Ha lavorato con Totò in Racconti romani, ne I tre ladri di Lionello De Felice e ne I ladri, primo film di Lucio Fulci.

    «Totò non ci vedeva, poverino. Era così avvilito! Ci davamo del tu perché ci conoscevamo da anni. Era un generoso, aiutava tante persone».

    C' era nel film d' esordio di Valerio Zurlini, Le ragazze di San Frediano del 1956.

    giuseppe tornatore giovanna ralli foto di bacco giuseppe tornatore giovanna ralli foto di bacco

    «Ci innamorammo, poi lui divorziò dalla moglie, ma purtroppo non ebbi il coraggio di lasciare la mia famiglia e di seguirlo. Un amore importante sia per lui che per me».

    Lo stesso anno ha fatto Un eroe dei nostri tempi di Mario Monicelli.

    «Abbiamo girato una scena divertentissima con Alberto Sordi in cui litigavamo».

     

    Com' era Sordi?

    «Siamo diventati molto amici. Abbiamo fatto Costa azzurra e dopo che mi sono sposata simpatizzò con mio marito (l' avvocato Ettore Boschi, ndr). Veniva a mangiare a casa.

    "Non mi fare il pesce, non mi fare i funghi, il resto tutto". Mi diceva: "Come fai tu il sugo con la pasta non lo fa nessuno!"».

     

    Tra gli anni '50 e '60 i film con Roberto Rossellini: Il generale Della Rovere, Era notte a Roma e Viva l' Italia.

    «Rossellini era stupendo: un incantatore di serpenti!».

    Nel 1966 ha vinto un Nastro d' argento come miglior attrice protagonista per La fuga, film purtroppo dimenticato, del regista Paolo Spinola.

    giovanna ralli aurelio de laurentiis foto di bacco giovanna ralli aurelio de laurentiis foto di bacco

    «La fuga è bellissimo. Sono stata la prima omosessuale in Italia. Mi piaceva interpretare il personaggio di una donna sposata con un bambino che conosce un' arredatrice, fanno un viaggio e si innamorano. Negli anni Sessanta!».

     

    Qualche settimana fa è morto Sergio Fantoni, al quale era legata da importanti esperienze professionali.

    «Avevamo fatto insieme Era notte a Roma di Rossellini e poi ci ritrovammo a Los Angeles per il film di Blake Edwards Papà, ma che cosa hai fatto in guerra? Diventammo molto amici, era simpaticissimo. Blake Edwards mi aveva vista nel film di Ettore Scola Se permettete parliamo di donne.

     

    Mi chiamò la mia agente Carol Levi: "Edwards vorrebbe farti un provino". Siccome dovevo fare la madrina per il transatlantico Raffaello, andai in nave. Avevo una dialogue coach per imparare le battute... Dopo il provino, ritornai in albergo con la mia segretaria. Le dissi: "Prepariamo le valigie". Mi chiamarono la mattina: "Signora, torni in Italia, prepari i bauli da portare qui perché resterà in America sei mesi!"».

     

    È andata in America solamente per un provino?

    «Solamente?».

     

    Com' era Blake Edwards?

    GIOVANNA RALLI GIOVANNA RALLI

    «Persona straordinaria, sembrava un europeo, elegante, simpatico, carino».

     

    È rimasta a Hollyood?

    «Feci altri film: uno con Michael Caine e un altro con Stephen Boyd, ma io volevo tornare in Italia».

     

    Doveva viveva in America?

    «A Beverly Hills, in una villa con piscina, l' autista, una roulotte per i set di non so quanti metri, arredata da un costumista, tutta leopardata! Vicino abitavano Jack Lemmon, Rock Hudson, Billy Wilder. Ho conosciuto Omar Sharif, Barbra Streisand, Cary Grant e tanti altri. Sono stata ospite a Palm Springs di Frank Sinatra, che, suonando il piano, ha cantato una canzone bellissima. Ma anche in Italia sono sempre stata trattata benissimo. Il nostro era un cinema più artigianale, in America era un' industria».

     

    Cosa l' ha colpita in modo particolare dell' America?

    «I supermarket! Da noi non c' erano. Era la più grande evasione per me e Virna Lisi, che stava anche lei a Hollywood in quel periodo. Ci incontravamo ai cocktail, ai party e quando avevamo il giorno di libertà andavamo al supermarket!».

    ALBERTO SORDI E GIOVANNA RALLI ALBERTO SORDI E GIOVANNA RALLI

     

    Tornata in Italia, ha fatto qualche film di genere (Il mercenario di Sergio Corbucci, Gli occhi freddi della paura di Enzo G. Castellari), un secondo film con Paolo Spinola (La donna invisibile) e nel 1974 ha interpretato Elide in C' eravamo tanto amati di Ettore Scola, per il quale ha vinto il Nastro d' argento per la miglior attrice non protagonista.

     

    «Ettore, che aveva quattro anni più di me, lo avevo conosciuto quando faceva lo sceneggiatore. Mi ricordo le risate che ci siamo fatti per Fermi tutti... arrivo io! di Sergio Grieco, uno di quei film che si fanno per campare. Con lui ho fatto tre cose meravigliose: Se permettete parliamo di donne, C' eravamo tanto amati e Una giornata particolare a teatro. Il personaggio di Elide in C' eravamo tanto amati è struggente.

     

    giovanna ralli pino strabioli giovanna ralli pino strabioli

    Io i personaggi, quando esco dal set, li lascio lì. Stranamente il personaggio di Elide me lo sono sentito fino a quando sono rientrata a casa. Ho una fotografia a inizio film: stavo con Aldo Fabrizi e mi avevano messo il sedere e i fianchi finti per sembrare più grossa».

     

    Fabrizi interpretava suo padre.

    «Era già stato mio padre nella serie de La famiglia Passaguai! Avevo quindici-sedici anni. Fabrizi è uno dei più grandi attori che abbiamo avuto, mi dispiace che se ne parli poco, è un po' dimenticato».

     

    Cosa avete detto quando vi siete rivisti?

    «Quando ci siamo rivisti al trucco, io mi dovevo mettere i denti finti, i ferretti dietro le orecchie, imbottirmi le gambe, il sedere, i fianchi, il seno, e lui la parrucca finta con pochi capelli, il naso tutto rovinato, allora mi disse: "Perché Scola ci ha fatti così brutti?".

     

    vittorio gassman giovanna ralli vittorio gassman giovanna ralli

    E io: "Perché questi sono i personaggi! Dobbiamo essere brutti perché chi mi sposa lo fa per interesse". Gassman nel film sposa una brutta per i soldi. E invece, man mano che passano gli anni, diventa bella. Elide si rimette a posto i denti, non riuscendo a comunicare con il marito, registrava i suoi pensieri e poi glieli faceva ascoltare. È uno dei più belli del cinema italiano».

    Nel 1974 ha fatto anche Per amare Ofelia di Flavio Mogherini con Renato Pozzetto.

    «Fece una barca di soldi. Con Pozzetto si rideva sempre. Subito dopo abbiamo fatto un episodio di Di che segno sei? di Sergio Corbucci».

    Dopo Manolesta di Pasquale Festa Campanile del 1981 per quasi dieci anni ha smesso di fare cinema.

    «Volevo fare teatro. Le tournée duravano sei mesi, prima c' erano due mesi di prove e così quando mi offrivano parti cinematografiche ero impegnata. Nel '57 avevo debuttato nella commedia musicale con Un paio di ali di Garinei e Giovannini. Recitavo con Renato Rascel e cantavo Domenica è sempre domenica».

    renato rascel e giovanna ralli renato rascel e giovanna ralli

     

    Era emozionata?

    «Non volevo uscire la prima sera a Milano! Giovannini mi diede una spinta!».

     

    Nel 1990 è ritornata al cinema con Verso sera di Francesca Archibugi, con Marcello Mastroianni. Perché?

    giovanna ralli giovanna ralli

    «A inizi carriera ero sempre la fidanzata o la moglie di Marcello. I primi figli nel cinema li ho fatti con lui! Ho vinto la Grolla d' oro, nel '57, per Il momento più bello di Luciano Emmer, nel quale eravamo i protagonisti».

     

    Ha rimpianti per film che non ha fatto?

    «Rifarei tutto quello che ho fatto».

     

    Ha mai pensato di scrivere un libro di memorie?

    «Così dovrei dire la verità e io la verità non la direi mai!».

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