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Giuseppe Alberto Falci per www.huffingtonpost.it
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Alla fine si risolve tutto con l’ennesimo penultimatum del delfino Giovanni Toti. Quando scoccano le 4 di un pomeriggio di caldo torrido il governatore della Liguria scolpisce queste parole: “Nessuno dica che sono contro Berlusconi”. Nonostante sia entrato in sala con “Don’t stop me now” (“Non mi fermate adesso” ndr), un must dei Queen, l’azzurro - “sono fiero di essere di Forza italia”- non strappa ma si muove più da capo di una corrente minoritaria, rimandando la resa dei conti alla prossima settimana quando si riunirà il tavolo delle regole.
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È tutto studiato nei minimi dettagli come un programma televisivo. Il nome di Toti ovunque, i video, le canzoni, le hostess, l’anchorman a rasserenare la platea. Teatro Brancaccio, location storica della sinistra italiana. Fuori il termometro sfiora i 40 gradi all’ombra, dentro invece si attende l’arrivo di Giovanni Toti, governatore della Liguria, ex direttore del Tg4, e già consigliere politico di Silvio Berlusconi.
paolo romani, osvaldo napoli, laura ravetto, gino vitali
Già, Berlusconi. Per dirla con Luigi Vitali, altro pezzo da novanta di Forza italia, elegantissimo con tanto di pochette sul taschino della giacca, “l’incognita resta lui: Berlusconi”. Perché a un certo punto della settimana l’inquilino di Arcore, secondo alcuni retroscena, avrebbe inviato un messaggio perentorio ai parlamentari forzisti: “Chi va alla kermesse di Giovanni è fuori”.
vittorio sgarbi alla convention di giovanni toti l'italia in crescita
Alza il dito Osvaldo Napoli e osserva: “Quando Donat Cattin organizzava Saint Vincent Andreotti e Piccoli ci andavano. La politica è sintesi”. Sarà. Intanto sfilano Paolo Romani, Giorgio Silli, Sandro Biasotti, Massimo Vittorio Berutti, Alessandro Sorte, Stefano Benigni. A un certo punto si scorge Laura Ravetto, tutta vestita di bianco.
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I rumors sussurrano che Ravetto avrebbe ricevuto forti pressioni per non prendere parte alla kermesse totiana. “Ma non da Berlusconi”, mormora a un collega. Non potevano perdersi un’occasione del genere i notabili del sud, i cosiddetti cacicchi. Ecco Domenico Auricchio, seduto in quarta fila. Auricchio non è più un parlamentare, ma muore dalla voglia di tornare a passeggiare nel Salone Garibaldi. È stato sindaco di Terzigno, si è vantato un tempo di essere “più berlusconiano di Berlusconi”, ma adesso sembra essersi già convertito al “totismo”: “Sono qui perché me lo ha chiesto Franco Cardiello”.
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Ma non era verdiniano nel senso di Denis? “Io, guardi, non mi sono mai mosso. Sono e sarò sempre un uomo del centrodestra”. Pochi metri più in là c’è appunto Franco Cardiello, accompagnato dal figlio: “Mi aspetto lo strappo definitivo da parte di Giovanni. Se lui fa la scissione lo seguiranno in tanti. Se resta nel limbo no”.
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Marco Scajola, assessore all’Urbanistica della regione Liguria, è il più cercato. Un signore gli domanda: “Salutami tanto tuo padre”. E lui: “Io sono il figlio di Alessandro, non di Claudio”. Gaetano Quagliariello, senatore e leader di Idea, si presenta in giacca e camicia di lino ma appare scettico: “Il problema è capire se sarà solo un percorso interno o un processo di rifondazione”. Intanto la signora Anna, ucraina con cittadinanza italiana, vive infatti a Genova, passeggia per la sala con una bandiera di Forza Italia. Un ragazzo se ne accorge e le dice: “Forse ha sbagliato sala. Questa è una iniziativa di Toti.” In realtà poi spunteranno le bandiere di Forza Italia ma pare sia stata una iniziativa dello stesso Toti. “Le bandiere di Forza Italia ci sono per rassicurare gli indecisi”, è la spiegazione che si dà Anna La Rosa, ex conduttrice di TeleCamere.
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A proposito cosa ci fa Anna La Rosa? “Solo per pura curiosità. In fondo resto una giornalista. Però mi faccia dire una cosa: l’arancione che qui dentro imperversa un po’ ovunque mi ricorda l’arancione del partito del Sud di Gianfranco Micciché. Addirittura Gianfranco fece fare per i suoi parlamentari le cravatte da Marinella”.
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In seconda fila spicca Paolo Liguori in Lacoste verde e pantalone beige. Il giornalista Mediaset, oggi direttore di Tgcom24, la mette così: “Sono un uditore, sono romano. I direttori devono venire per capire se questa manifestazione è importante e rilevante”. Alla fine Liguori dirà: ”È stata rilevante e importante”. Spiccano le assenze. Il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, ha deciso di aderire a Fratelli d’Italia. (ma c’è invece Vincenzo Gibiino, ex coordinatore di Forza Italia in Sicilia). E lo stesso avrebbe fatto l’ex sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli. ”È stato molto efficace ma mi sarei aspettata di più. Avrebbe dovuto archiviare il berlusconismo”, si lascia scappare Lucia De Mattei, assessore di Sesto Godano in provincia di La Spezia. C’è anche Vittorio Sgarbi che abbraccia Toti e si prende la scena: “Berlusconi ha 82 anni. È stato un grande chiavatore. Ma non lo può più fare”. Le conclusioni però le tira un imprenditore del mantovano: “Mi aspettavo qualcosa di più. Da uomo dignitoso qual è, Toti, ha voluto lasciare una porta aperta a Berlusconi. Ma così sembra più che si sia voluto contare per far nascere la sua corrente”.
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