Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
landini meloni
Lo schiaffo con cui ha sferzato il leader della Cgil poche ora prima del confronto-scontro a Palazzo Chigi dice molto del perché Giorgia Meloni tenga tanto al decreto Primo maggio. Una riforma che la premier ha fortissimamente voluto presentare in questa data simbolica, per mostrare «concretamente» agli italiani che il tema del lavoro non è appannaggio solo dei sindacati. Meloni ha ritenuto ingiusto l’attacco di Landini e lo ha detto forte, perché «non merito l’accusa di essere un’ipocrita».
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giorgia meloni maurizio landini
Landini ribadisce tutto il suo fastidio per la scelta di riunire il Consiglio dei ministri il primo maggio e Meloni, che gli interlocutori definiranno «puntuta», difende la posizione marcando gli accenti: «Per lei approvare il decreto il 1° maggio è un affronto ai sindacati, per me invece è un modo di partecipare alla festa dei lavoratori con qualcosa di buono. Siamo su mondi diversi». È la coda del botta e risposta che aveva riscaldato il clima prima del vertice, con Landini che bocciava come «arrogante e offensiva» la riunione del governo nel dì della festa e la premier che bollava come «incomprensibili» le parole del segretario generale.
giorgia meloni parla al congresso della cgil 1
Finché, nel bel mezzo dell’incontro, Meloni si sfoga: «Non è una mancanza di rispetto un Cdm il primo maggio per tagliare il costo del lavoro. È un segnale, una mano tesa. E mi sarei aspettata un “bravi”! Perché sul taglio del cuneo credo che siamo d’accordo...».
Dal discorso di Rimini, il primo di un premier al congresso della Cgil dal lontano 1996, è trascorso un mese e mezzo, ma la sintonia di quel 16 marzo è evaporata. A Landini la premier ha chiesto rispetto e lo ha rinchiuso con Sbarra e Bombardieri dentro un termine politicamente vetusto come «la triplice». E poi, durante il vertice, ha insistito sul «valore simbolico» di un provvedimento che contiene «norme significative in tema di sicurezza sul lavoro».
giorgia meloni parla al congresso della cgil 6
Landini si lamenta che il governo convochi i sindacati a cose fatte e Meloni smentisce: «Riteniamo utile un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali». Non è, assicura, «un appuntamento una tantum», ma la prova che il governo giudica «molto importante» portare avanti un dialogo «serio e costruttivo» anche su Pnrr, RepowerEu, salari, inflazione e le altre riforme in agenda. Quanto al reddito di cittadinanza, per Landini abolirlo «è una follia», mentre Meloni rivendica che la riforma si fa «per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è».
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giorgia meloni parla al congresso della cgil 7
Nella determinazione con cui Meloni mostra di voler tenere testa alla «triplice» riemerge l’antica sfida della leader che per anni, anche quando guidava un partito piccino picciò, ha fatto il controcanto ai sindacati (e alla sinistra) nel giorno del Concertone. Nel 2019 Meloni salì sul palco di «Sconcerto», a Jesolo, per cantarle ai sindacati che «non pensano ai lavoratori ma ai loro iscritti». E ora che guida il governo, deve mantenere le promesse gridate da centinaia di palchi e dimostrare che il Cdm di oggi non è «solo propaganda». Il taglio del cuneo sarà finanziato per una manciata di mesi appena, eppure per la premier si tratta di una misura concreta: «Strutturale, non solo simbolica».
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