Diodato Pirone per il Messaggero
matteo salvini giorgia meloni federico sboarina
Che l'elettorato italiano sia il più fluido del mondo è noto. Da noi vanno di moda i cicli brevi. Quelli per cui un leader politico e il suo partito si gonfiano improvvisamente di consensi, stanno sugli scudi per un paio d'anni, e poi assistono, sgomenti, all'inesorabile riflusso dell'ondata di voti che si erano appena abituati a cavalcare.
Queste amministrative segnalano nero su bianco, ovvero con voti veri e non con i sondaggi, la predominanza nello schieramento di centro-destra di Fratelli d'Italia guidata da Giorgia Meloni sulla Lega di Matteo Salvini. La notizia sta nel fatto che il sorpasso è avvenuto nel territorio della Lega, in quel Nord che ha dato i natali al Carroccio e che tre anni fa, alle europee del 26 maggio 2019, aveva regalato a Salvini percentuali da capogiro: il 40,7% nelle Regioni Nord-Occidentali e il 41,9% in quelle Nord Orientali. All'epoca Fratelli d'Italia in quest' area del Paese aveva raccattato briciole: il 5,6% dei consensi.
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IL VOLTO DEL NORD Dalle urne di domenica il Nord ha cambiato volto. «L'elettorato leghista per la prima volta si è mosso in libertà e non ha ascoltato le indicazioni del Carroccio - dice il sondaggista Antonio Noto - Forse il caso più eclatante è quello di Verona dove si presentavano due candidati di centro-destra: Sboarina appoggiato dalla Lega, e da Fdi, e Tosi vicino a Forza Italia.
Ebbene i flussi sono chiarissimi: i veronesi che avevano votato Lega alle europee il 12 giugno si sono spaccati a metà fra i due candidati».
Secondo i sondaggisti il principale beneficiario del rompete le righe leghista nel Nord è il partito di Giorgia Meloni. Impossibili calcoli esatti poiché il voto era spezzettato fra moltissimi comuni ma secondo gli addetti ai lavori almeno un elettore della Lega su tre ha preferito FdI, molti altri si sono diretti alle liste civiche di destra o al non voto.
I conteggi finali delle schede parlano da soli. A Genova Fratelli d'Italia è passata dagli 11.490 consensi del 2017 ai 17.800 di domenica scorsa. Oltre 6.000 voti in più.
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Da dove arriva questa manna? In gran parte proprio dal Carroccio. Cinque anni fa, la lista di Salvini aveva raggranellato a Genova ben 28.194 voti e ne ha persi oltre 15.000 poiché gliene sono rimasti in cascina solo 12.886. A Verona le vele di FdI sono state gonfiate anche da altre fette di elettorato poiché se la lista della Lega ha perso 2.900 voti, Fratelli d'Italia è passata da 3.000 consensi a quasi 12.300. Anche se la presenza alle comunali di molte liste civiche di centrodestra rendono difficili i confronti, resta il fatto che in tutte le città del Nord, con l'eccezione di Lodi, le liste di FdI hanno ricevuto più voti di quelle della Lega.
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In alcuni casi con distanze sorprendenti: a Como e a Parma (vedi tabella) la lista FdI ha ricevuto grosso modo il doppio dei consensi della Lega. A Monza ed Alessandria la differenza fra i due partiti è nell'ordine del 50% a favore di Meloni. E fuori dal Nord? Nel Mezzogiorno FdI ha mantenuto il suo tradizionale bacino elettorale mentre anche qui le performance della Lega lasciano a desiderare: 1,9% a Barletta; 2,8 a Taranto, 4,3 a Frosinone, 6,4 a Catanzaro. Fa eccezione il più che buono 12,5% raccolto a L'Aquila.
«In fondo le amministrative non hanno fatto altro che fotografare quanto i sondaggi hanno raccontato negli ultimi 12 mesi - spiega Noto - La Lega oggi viene data sul 15% a livello nazionale contro il 22% di FdI. Un anno fa erano grosso modo pari, intorno al 19/20%. La direzione del flusso era ed è chiara».
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