Cosimo Cito per repubblica.it
viktor orban incontra matteo salvini a roma
L'Arcangelo Gabriele benedice Piazza degli Eroi, l'enorme spianata dedicata ai capi delle sette tribù che fondarono l'Ungheria nel IX secolo. Più in alto di lui, nel cielo di Budapest, dal 1° maggio è tornata la storica mongolfiera del parco Városliget, per pochi fiorini si può salire in cinque minuti a 150 metri e osservare dall'alto le guglie del Parlamento, la collina di Buda, l'isola Margherita.
Ci sarà la fila, assicurano, oggi, intorno alle 12, quando il Giro d'Italia partirà alla volta di Visegrad, con il suo castello e con la salitella finale che assegnerà la prima maglia rosa. L'Ungheria e il Giro fanno come se niente fosse, e invece tutto, qui, parla d'altro.
CARAPAZ
"Due giorni fa" racconta Aron Coceancig, giornalista del portale Ungheria News, "a 60 km dal confine con l'Ucraina è caduto un missile russo, ed era come se Putin volesse alzare la voce anche con Viktor Orbán". Il premier ungherese ha recepito il messaggio: il suo no al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, dovuto all'enorme dipendenza energetica - gas e petrolio - del Paese nei confronti dell'imponente vicino, ha fatto capire, una volta di più, in che direzione guarda l'Ungheria.
Lo sport è uno degli strumenti della muscolare patria orbaniana, che sull'educazione fisica - un'ora al giorno per tutti i ragazzi nelle scuole dell'obbligo è dedicata a questa materia - e sulle potenzialità nazional-sovraniste delle vittorie basa parte della sua propaganda. Il Giro è arrivato così, da queste parti, ma tre anni fa. Era il 2019 quando Rcs mise nero su bianco con l'Ungheria una Grande Partenza rinviata poi due volte per la pandemia. Era un altro mondo: da noi c'era il governo giallo-verde, con le sue affinità elettive con Orbán - che, in quel periodo, regalò anche una e-bike a Salvini e oggi sarà omaggiato con un traguardo volante a Székesfehérvár, la sua città natale - , e così, di rinvio in rinvio, si è arrivati al 2022, nel momento più sbagliato forse per inscenare la prima partenza nell'Est Europa della corsa. Un segnale, ed è l'unico ad averne dato uno, è arrivato da Jacopo Guarnieri (Groupama-Fdj): sul palco delle presentazioni ha indossato una fascia al polso con i colori della lotta contro la transfobia, veleno per Orbán, che ad aprile però ha visto respinta per referendum la legge che vieta la "promozione dell'omosessualità" ai minori.
carapaz
L'Ungheria non ha mai avuto ciclisti di grande livello. Il più famoso, Laszlo Bodrogi, fu sul podio in un paio di Mondiali a cronometro nei primi anni Duemila. Al via, ora, saranno in tre, e tutti hanno meno di 24 anni: Attila Valter, nel 2021, ha indossato per due tappe la maglia rosa e spera in un posto nei 10. Gli altri due, Erik Fetter e Barnabas Peak, hanno sogni di giornata.
Un altro pieno di sogni - di pace e serenità dopo mesi terribili - è il campione nazionale ucraino Andrii Ponomar, 18 anni, il più giovane del Giro: è riuscito, a marzo, a ricongiungersi in Italia con mamma e sorella, ma non sa nulla da mesi di suo padre, rimasto a combattere a Cherniiv. Pavel Sivakov, russo nato in Italia e cresciuto sui Pirenei, ha scelto il passaporto francese per un forte spirito pacifista.
Si incontreranno lì nel mezzo, in quel mondo colorato che pedala. Sivakov dovrà scortare Carapaz al bis, l'ecuadoriano è il grande favorito, ma dovrà battere Almeida, Simon Yates, Dumoulin. Nibali non sa se la condizione attuale valga l'alta classifica o una tappa, e non scioglie il dubbio: "Non so se sarà il mio ultimo Giro". È il suo undicesimo, un romanzo vicino alle ultime righe.
richard carapaz
GIRMAY
L'Africa suona la carica al Giro d'Italia che scatterà oggi da Budapest. Tra i favoriti per la conquista della prima maglia rosa dell'edizione 2022 c'è anche un corridore eritreo, Biniam Girmay, che è stato l'autentica rivelazione delle classiche di primavera. Il ventiduenne della Intermarchè-Wanty-Gobert, formazione belga diretta dall'italiano Valerio Piva, ha imparato molto in fretta come destreggiarsi tra le insidie di quelle gare, tant'è vero che è riuscito a conquistare il successo alla Gand-Wevelgem, diventando il primo africano capace di vincere una delle classiche del nord.
Una vittoria che gli è valsa un contratto davvero sontuoso, visto che il team lo ha blindato almeno fino al 2026, rendendolo così l'uomo centrale di una formazione che vuole continuare a crescere nel World Tour, la massima categoria del ciclismo mondiale. Dopo aver staccato la spina per qualche giorno e dopo aver svolto un ritiro molto impegnativo, Girmay è adesso pronto a sfidare Mathieu Van der Poel e Alejandro Valverde nel difficile arrivo di Visegrad, posto in leggera salita dopo 195 km che saranno affrontati con il coltello tra i denti.
urbano cairo
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