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    COLPEVOLI DISTRAZIONI – UN FUNZIONARIO DEL MINISTERO DELLA SALUTE È ACCUSATO DI AVER INTASCATO 1,4 MILIONI DI EURO PER SPENDERLI NELLE SALE DA GIOCO – VINCENZO ZUMBO, ARRESTATO AD APRILE E LICENZIATO IN TRONCO, AVEVA TROVATO UN SISTEMA INFALLIBILE: PRESENTAVA FINTI ESTRATTI CONTO DELLE CARTE DI CREDITO MINISTERIALI ALLEGANDO FINTE AUTORIZZAZIONI CON FIRME FARLOCCHE – LA GRILLO: “NOI PARTE LESA. TOLLERANZA ZERO” – I 2 MILIONI VINTI CON UNA QUATERNA SECCA E LE INTERCETTAZIONI: "LI FOTTEVO TUTTI E..."


     
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    1 – TRUFFA ALLA GRILLO

    Giacomo Amadori per “la Verità”

     

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    Il governo del cambiamento non sembra riuscire a modificare l' antico andazzo dei ministeri romani. È emblematico il caso del signor Vincenzo Zumbo, il funzionario del dicastero della Salute arrestato lo scorso primo aprile dalla Guardia di finanza con l' accusa di peculato e autoriciclaggio, il quale, se non fosse stato pizzicato grazie a una segnalazione di operazione sospetta, magari continuerebbe a girare sul proprio conto soldi del ministero per scialacquarli nelle sale da gioco.

     

    L' eroico funzionario dell' ufficio Bilancio, 54 anni, originario di Roma., non ha distratto mica briciole. In un anno e 9 mesi, dal 15 giugno 2017 sino al 15 marzo scorso, con 270 operazioni di pagamento a se stesso ha distratto 1,416 milioni di euro. Per riuscirci presentava finti estratti conto delle carte di credito ministeriali allegando altrettanto finte autorizzazioni alle missioni più un' infinità di finti scontrini o ricevute. Autorizzazioni con sopra firme considerate dal pm di Roma Carlo Villani farlocche. Probabilmente riprodotte con photoshop. Le missioni dei direttori generali erano quelle con sopra più sigle, mentre per il segretario generale occorreva il via libera del capo di gabinetto del ministro. Zumbo era, invece, costretto a falsificare la firma della Grillo per validare le autorizzazioni dei viaggi del capo di gabinetto.

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    LA CARTIERA DEI FALSI

    Il funzionario ludopatico aveva messo in piedi una specie di cartiera per le autorizzazioni fasulle, mentre sulle fatture vere destinate all' agenzia di viaggi a cui si appoggia il Ministero inseriva il proprio Iban. Ovviamente i superiori di Zumbo non erano tenuti a sapere a memoria l' iban della Cisalpina tour, ma per la Procura avrebbero dovuto invece accorgersi che da Zumbo venivano presentati due o tre estratti conto al mese di Cartasì (anziché uno) e magari mettere un po' più d' attenzione su qualcuna di quelle innumerevoli autorizzazioni alle missioni che approvavano a occhi chiusi.

     

    INDAGATI 4 DIRIGENTI

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    Ma perché non lo hanno fatto? Se lo è domandato anche la Procura, coadiuvata dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. C' erano per caso dei complici? Per accertarlo sono stati iscritti sul registro degli indagati quattro alti dirigenti del ministero con l' accusa di concorso in peculato. Si tratta di Angela Maria Carfora, direttore generale dell' Ucb, l' Ufficio centrale di bilancio («apponeva la propria firma, validandoli, su 87 falsi ordini di pagamento» si legge nel capo d' accusa, consentendo a Zumbo di appropriarsi di circa 554.000 euro); Enrico Gallo, direttore dell' ufficio 1 dell' Ucb (avrebbe apposto 183 firme, liberando 862.000 euro di rimborsi); Giuseppe Celotto, storico dirigente del ministero e dg dell' Ufficio personale, organizzazione e bilancio (a lui sono contestate solo 15 firme collegate a 86.500 euro) e Stefania Ricci, dell' ufficio 6 - appartenente alla Direzione generale di Celotto - che «apponeva la propria firma su 255 falsi ordini di pagamento» per un totale di circa 1.329.000 euro. I primi tre sono stati interrogati dal pm Villani nella giornata di ieri, mentre nei prossimi giorni toccherà alla Ricci. Per continuare a contestare il peculato il magistrato dovrà dimostrare il dolo dei quattro dirigenti, che comunque dovranno rispondere della loro presunta sciatteria davanti alla Corte dei conti a cui sono già stati inviati gli atti.

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    Villani infatti contesta ai super dirigenti, con stipendi che arrivano a sfiorare i 220.000 euro, di aver «omesso di effettuare ogni minimo controllo sulla documentazione posta alla loro attenzione».

    Il tutto sarebbe successo, come detto, sia quando al vertice del ministero c' era Beatrice Lorenzin, che quando, nel giugno 2018, le è succeduta la Grillo.

     

    Tra gli indagati dell' inchiesta ci sono anche i due giovani figli di Zumbo, accusati di riciclaggio, anche se la loro posizione sembra procedere verso l' archiviazione. Tra gli iscritti sul registro delle notizie di reato c' è un ultimo e misterioso nome coperto da omissis su cui la Procura sta lavorando.

     

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    DIVERSI CONTI CORRENTI

    Ma chi è il signor Zumbo, l' uomo che ha tenuto in scacco un intero ministero per 21 mesi? È un funzionario dell' Ufficio 6 -bilancio e controllo di gestione - che aveva, secondo la ricostruzione della Procura, la disponibilità giuridica dei soldi di cui si è appropriato, «essendo addetto», è spiegato nell' ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Flavia Costantini, «all' ufficio competente a disporre i pagamenti del ministero in favore di terzi». Dal settembre 2018 al marzo 2019, evidentemente sentendosi maggiormente sotto osservazione, per ostacolare in modo concreto l' identificazione della provenienza illecita dei soldi, avrebbe trasferito circa 430.000 euro su diversi conti correnti e carte prepagate.

     

    Soldi che sono stati investiti nelle sale da gioco romane: in pochi mesi Zumbo ha bruciato più di 310.000 euro delle ricaricabili e 120.000 euro prelevati in contanti. Per questo suo modo di giocare compulsivo e anche per alcune notevoli vincite era stato segnalato 25 volte per operazioni sospette nell' arco di poco tempo. A seguito di questi alert la Procura ha aperto a inizio marzo un fascicolo e in meno di un mese ha ottenuto l' arresto del funzionario.

     

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    IL DEMONE DEL GIOCO

    Nell' ordinanza il gip sostiene che nel gioco d' azzardo l' arrestato «non aveva freno né dignità», al punto di avere avuto «il coraggio di chiedere denaro all' anziana madre». In una intercettazione Zumbo afferma: «Soldi chiamano soldi se mi va di giocare mille euro, me li gioco». Tanto non erano suoi.

     

    A Zumbo capitava pure di vincere. Addirittura qualche anno fa, grazie a una quaterna secca sulla ruota di Roma, aveva portato a casa intorno ai 2 milioni di euro. Vedeva il gioco come un investimento e questo tipo di speculazione gli è costata l' accusa di autoriciclaggio. Un' intercettazione è eloquente: «Poi vinciamo alla roulette o a un' altra cosa sicuramente». Il suo obiettivo era diventare ricco. Ricchissimo. «Anche nel gioco del lotto», spiega a un' amica attrice, «che dicono essere il gioco del popolo, in realtà no, perché il popolo gioca tra virgolette ma senza disprezzare... gioca un euro due al massimo e se giochi un euro o due euro si può anche vincere, ma non vinci una cifra che ti fa cambiare» la vita. Ed era così malato di gioco che quando l' amica gli racconta che il 15 e il 19 avrebbe sostenuto gli esami universitari, lui se ne è uscito così: «Lo sai che facciamo? Domani ci giochiamo proprio il 15 e il 19...».

     

    unico freno l' arresto

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    Anche nelle esigenze cautelari il gip sottolinea la dipendenza di Zumbo dal gioco e il pericolo di reiterazione del reato, «tenuto conto della sua imminente ed impellente necessità di denaro (verosimilmente per giocarlo), per ottenere il quale non dimostra di avere alcun freno e alcuna dignità». Quando il 12 marzo la Procura ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, sui suoi conti ha trovato solo le briciole, circa 190.000 euro. L' unico modo per fermarlo è stato arrestarlo.

    Chissà se dai domiciliari, dove si trova, tenterà ancora qualche scommessa. Per ora con i suoi azzardi rischia sì di far saltare il banco. Ma quello del ministero.

     

    2 – GIULIA GRILLO REAGISCE AL NOSTRO SCOOP: «DIRIGENTE LICENZIATO»

    Sarina Biraghi per “la Verità”

     

    «Tolleranza zero per chi si approfitta del proprio ruolo per togliere risorse preziose alla collettività. Io e il mio ministero in questa vicenda siamo parte lesa». Nessun tentennamento da parte del ministro della Salute, Giulia Grillo, sulla truffa che coinvolge il suo ministero dove un funzionario dell' ufficio Bilancio ha distratto 1,416 milioni di euro. Vittorio Zumbo, 54 anni, è stato arrestato lo scorso primo aprile con l' accusa di peculato e autoriciclaggio, e il 3 aprile licenziato per giusta causa.

     

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    «Userò ogni mezzo per far sì che chi ha sbagliato paghi», ha spiegato la pentastellata Grillo. «Chi deruba la pubblica amministrazione deruba i cittadini e questo non può essere più tollerato. La legalità viene prima di tutto». E non soltanto il funzionario, alla chiusura delle indagini della guardia di finanza, ha avuto un procedimento disciplinare con sospensione cautelare, ma è stato immediatamente licenziato all' indomani dell' arresto. «Fin dall' inizio ho dato mandato ai miei uffici di seguire il caso e di utilizzare tutti gli strumenti previsti dall' ordinamento per tutelare l' immagine e il patrimonio del ministero.

     

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    Gli uffici stanno collaborando attivamente con i magistrati per fare completa luce su questa vergognosa vicenda. Piena fiducia nella magistratura che ha fatto emergere una situazione ai limiti dell' incredibile che perdurava da anni». Ecco, alla ministra grillina oltre al danno d' immagine è proprio quello economico che non va giù, come scrisse su Twitter lo scorso aprile: «Sono dispiaciuta per questa vicenda che coinvolge direttamente un funzionario del ministero perché la lotta alla corruzione è una battaglia che mi vede da sempre in prima fila. Se il procedimento dovesse andare avanti ci costituiremo parte civile».

     

    Ricapitolando la vicenda, con l' operazione Gioco pubblico, le fiamme gialle coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Carlo Villani, cominciarono la loro indagine in seguito ad approfondimenti antiriciclaggio relativi ad alcune transazioni finanziarie anonime. Nel mirino la direzione generale del personale, dell' organizzazione e del bilancio, dov' era impiegato Vincenzo Zumbo, originario di Roma e col vizietto del gioco in diverse sale videolottery della capitale. Il funzionario, incaricato di istruire le pratiche di rimborso delle spese di viaggio sostenute dal personale ministeriale, aveva ideato un piano piuttosto ingegnoso.

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    Una volta ricevute le fatture dalle società che avevano lavorato con il ministero, provvedeva a falsificarle, inserendo nei mandati di pagamento il proprio iban bancario anziché quello del beneficiario e, in alcuni casi, quello dei conti correnti dei familiari. Poi, essendo lui stesso a seguire la pratica amministrativa e a interloquire con gli uffici ministeriali, sapeva bene come muoversi per raggirarli e prendere i soldi. A volte, poi, inventava addirittura giustificativi di spesa per missioni mai effettuate, su cui metteva firme false, anche del ministro Grillo (come ipotizzato dallo stesso pm Villani), che riproduceva probabilmente con Photoshop. Un meccanismo truffaldino durato ben nove mesi, dal 15 giugno 2017 al 15 marzo 2018, che ha fruttato a Zumbo 1,416 milioni di euro da spendere nel gioco d' azzardo.

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    Dalle intercettazioni, riportate nell' ordinanza firmata dalla gip Flavia Costantini, il dipendente infedele sul suo comportamento diceva: «Aumentava il mio ego, nel senso che comunque riuscivo a fotterli tutti senza colpo ferire e riuscivo a eludere qualunque controllo». Zumbo, secondo l' accusa, pur vincendo qualche volta, spendeva 2.000 euro al giorno tra un centro scommesse, una sala giochi e le videolottery, e pur di trovare denaro non aveva «freno né dignità», «avendo avuto addirittura il coraggio di chiederlo all' anziana madre». «I soldi chiamano i soldi», diceva parlando con un' amica con la quale condivideva la passione per le scommesse, «...se mi va di giocare 1.000 euro me li gioco, capito?».

     

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    L' oliato sistema, partito già all' epoca del ministro, Beatrice Lorenzin, non aveva comunque destato sospetti all' interno del ministero, anche se, per accertare che non vi fossero complici, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati altri quattro dirigenti. Si tratta di Angela Maria Carfora, direttore generale Ucb (ufficio centrale di bilancio); Enrico Gallo (ufficio 1 dell' Ucb), Giuseppe Celotto, dirigente storico e dg dell' ufficio personale, organizzazione e bilancio, e Stefania Ricci dell' ufficio 6, appartenente alla direzione generale di Celotto. I primi tre sono stati già interrogati mercoledì scorso, nei prossimi giorni toccherà alla Ricci. Per continuare a contestare il peculato, il magistrato dovrà dimostrare il dolo dei quattro dirigenti, che comunque dovranno rispondere del loro comportamento alla corte dei Conti.

     

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