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    GIULIO ANDREOTTI SI INTERESSÒ IN PRIMA PERSONA DI MARCO DE PEDIS, FRATELLO DEL BOSS DELLA BANDA DELLA MAGLIANA - ERA IL 1989, IL LEADER DELLA DC ERA IL PRIMO MINISTRO E NON SI TIRÒ INDIETRO QUANDO DON VERGARI, L'ALLORA RETTORE DELLA BASILICA DI SANT'APOLLINARE, GLI CHIESE DI INTERVENIRE A FAVORE DEL FRATELLO DI "RENATINO" (CHE POI VENNE TUMULATO PROPRIO NELLA BASILICA CON ATTESTATI DA "BUON CRISTIANO" DECANTATI PROPRIO DA DON VERGARI) - ALLA FINE DEGLI ANNI OTTANTA DE PEDIS AVEVA UN APPARTAMENTO NEL CENTRO DI ROMA LE CUI FINESTRE ERANO ACCANTO A QUELLE DELL'UFFICIO DI ANDREOTTI - DURANTE L'INDAGINE SULLA SCOMPARSA DELL'ORLANDI, SABRINA MINARDI AMANTE DI DE PEDIS, DISSE PIÙ VOLTE CHE IL BOSS E IL POLITICO SI CONOSCEVANO E SI FREQUENTAVANO…


     
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    Giuseppe Scarpa per “la Repubblica - Edizione Roma”

     

    LE LETTERE TRA DON VERGARI E GIULIO ANDREOTTI SU MARCO DE PEDIS LE LETTERE TRA DON VERGARI E GIULIO ANDREOTTI SU MARCO DE PEDIS

    Giulio Andreotti si interessò in prima persona della famiglia De Pedis, la famiglia dello storico boss della Banda della Magliana. All'epoca, era il 1989, il leader della Dc era il primo ministro. Non si tirò indietro quando Don Vergari, l'allora rettore della Basilica di Sant' Apollinare, gli chiese di intervenire a favore del fratello di "Renatino".

    monsignor vergari monsignor vergari

     

    Quel " Renatino" che poi venne tumulato proprio nella Basilica con attestati da " buon cristiano" decantati proprio da Don Vergari. Sacerdote che nel 2012 finì indagato, poi l'accusa venne archiviata, per il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Un'inchiesta, quella sul rapimento della 15enne figlia di un messo pontificio, che vedeva in alcuni componenti della Banda della Magliana gli esecutori materiali del sequestro.

    Lo scambio Vergari - Andreotti è scritto nero su bianco nelle lettere di cui Repubblica è in possesso.

     

    giulio andreotti giulio andreotti

    Missive che portano il bollo della presidenza del Consiglio dei ministri. È il 29 agosto del 1989 quando il monsignore scrive al premier: « Mi rivolgo a lei ( Andreotti, ndr) perché possa intervenire nella maniera idonea a risolvermi questo problema. In questo frattempo di agosto ho pregato un mio bravo amico di Trastevere, Marco De Pedis ( fratello di " Renatino", ndr), proprietario del ristorante Popi Popi, perché potesse far fare un pò di lavoro a due» persone, si tratta di due polacchi ospiti a Sant' Apollinare. «Marco mi ha voluto accontentare, ma lo faceva per me e per don Enrico che insieme avevamo benedetto il matrimonio di suo fratello ( Renatino, ndr)».

     

    PAPA RATZINGER E PIETRO VERGARI PAPA RATZINGER E PIETRO VERGARI

    La lettera prosegue con la richiesta di un favore. «La sera del 18 agosto sono intervenuti nel ristorante per un controllo gli agenti di polizia, stilando un verbale, perché Jean e Taddeo, avevano il certificato di robusta e sana costituzione fisica fatto nella Caritas e secondo gli agenti non era sufficiente. Marco De Pedis, proprietario del locale, avrà dei problemi per questo. La pratica è presso il commissariato di Trastevere. Non mi sembra giusto infierire e far avere dei dispiaceri a Marco De Pedis. La ringrazio per quanto farà in proposito». La risposta del presidente del Consiglio arriva il 9 ottobre 1989.

    giovanni paolo ii giulio andreotti 1 giovanni paolo ii giulio andreotti 1

     

    «Caro Monsignore, ho ricevuto la sua lettera nella quale mi parla del caso del sig. De Pedis. Le assicuro che me ne interesserò nei limiti del possibile». Andreotti sarà di parola. Anche se « il 21 novembre successivo ( 1989, ndr) il sottosegretario di stato per gli affari esteri, Claudio Vitalone, scrive a Carlo Zaccaria, segretario particolare del premier, informandolo di aver contattato gli organi di polizia che però avevano già trasmesso il relativo verbale rendendo impossibile ogni intervento».

     

    Insomma Don Vergari aveva ottimi rapporti con il leader della Dc. Il monsignore li aveva anche con " Renatino", tanto da chiedere un intervento per il fratello del boss ad un primo ministro. Inoltre De Pedis aveva un appartamento con la moglie, alla fine degli anni Ottanta, le cui finestre erano accanto a quelle dell'ufficio di Andreotti nel centro storico di Roma. Durante l'indagine sulla scomparsa dell'Orlandi, Sabrina Minardi amante del criminale, disse più volte che il boss e il politico si conoscevano e si frequentavano.

    RENATO DE PEDIS RENATO DE PEDIS

     

    Quasi tutta la deposizione della Minardi venne però considerata dai magistrati non veritiera. Eppure qualche cosa forse torna. Per Maurizio Abbatino esponente di spicco della Magliana «la Minardi mischia il vero e il falso » .

     

    La donna sentita dai pm nel 2008 disse: « Io andai anche a cena a casa di Andreotti, con Renato. - aveva raccontato la donna alla squadra mobile - Ovviamente davanti a me non parlavano due volte ci sono andata Renato ricercato La macchina della scorta sotto casa di Andreotti della polizia Renato ricercato, siamo andati su eh accoglienza al massimo». In un'intervista Andreotti disse: «io non l'ho conosciuto». E poi alla domanda come mai un criminale è stato sepolto in una Basilica? Replico così: « L'unica spiegazione e che fosse un benefattore della chiesa. Ecco, magari non era proprio un benefattore per tutti. Ma per Sant' Apollinare sì».

    IL RISTORANTE GESTITO DAL FRATELLO DI RENATO DE PEDIS IL RISTORANTE GESTITO DAL FRATELLO DI RENATO DE PEDIS SABRINA MINARDI SABRINA MINARDI giovanni paolo ii giulio andreotti 3 giovanni paolo ii giulio andreotti 3

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