Antonio Grizzuti per “la Verità”
GIULIO SAPELLI
Le indiscrezioni sul taglio delle prospettive di crescita relative al nostro Paese da parte della Commissione europea avevano iniziato a circolare già all' ora di pranzo di mercoledì. Sentire profferire l' annuncio dalla viva voce del commissario Pierre Moscovici fa comunque un' altra impressione. Indossato il suo sorrisetto beffardo, l' euroburocrate francese ha confermato che, con un risicato +0,2%, nel 2019 l' Italia sarà fanalino di coda in Europa. La Verità ha chiesto un parere all' economista e accademico Giulio Sapelli.
general electric
Professore, nella conferenza stampa di ieri la Commissione europea ha tagliato le stime di crescita per l' Italia, smentendo le previsioni di novembre.
«Che la recessione sia arrivata, io e pochi altri lo dicevamo già da un anno, così come che la Cina abbia smesso di crescere. E poi c'è un grosso problema legato all'economia americana: noi non prestiamo attenzione, guardiamo solo alla Borsa che continua a essere stabile perché le corporation comprano azioni proprie.
DAIMLER MERCEDES
Tuttavia, colossi come General electric e General motors sono in crisi. Soffrono anche grandi aziende come Daimler e Nissan, perché è caduto il mercato cinese e poi perché c'è un eccesso di regolazione, ambientale ad esempio. La vicenda del dieselgate sta provocando grossi guai al settore automobilistico, e se il settore automobilistico ha la tosse, tutti gli altri settori hanno la polmonite.
A ciò si aggiunga anche una crisi del settore immobiliare che ha in Cina il suo picco massimo, dal momento che ci sono città da 20 milioni di abitanti, abitate se non da 2 o 3 milioni di persone. Ma anche in Europa il settore immobiliare è in difficoltà per colpa, tra le altre cose, di politiche dissennate di pedonalizzazione».
GIULIO SAPELLI
Si parla tanto anche di grandi opere.
«Ci sono casi come quello italiano, per cui i lavori e le grandi infrastrutture non si fanno. Oppure la Germania, che ha metà del suo parco autostradale in crisi, ma non fa investimenti perché, per via di una presa di posizione ideologica, non vuole assolutamente fare debito. Quindi è chiaro che poi arriva la depressione. Non bisogna dimenticare, tra l'altro, che in Europa c'è una deflazione secolare, con una Banca centrale che non riesce nemmeno a raggiungere l'obiettivo del 2% di inflazione. Se calano i prezzi, calano anche i profitti delle imprese».
Nel frattempo, l'Unione europea ha bocciato la fusione Alstom-Siemens.
alstom
«Pierre Moscovici dovrebbe dire che c'è una politica assurda della regolazione, portata avanti da personaggi come il commissario europeo Margrethe Vestager che non sanno nemmeno cos'è la teoria dell' antitrust, ma che pretendono di decidere qual è la dimensione ottimale del mercato. Bloccare l'accordo tra Alstom e Siemens significa perdere 200.000 posti di lavoro e colpire al cuore due grandi industrie. È chiaro, dunque, che si tratta di una pazzia basata su posizioni ideologiche. Cosa c'entra la Cina? Abbiamo bisogno delle infrastrutture su ferro. Vogliono la green economy e poi non vogliono le infrastrutture su ferro? Ma si mettano d'accordo!».
vestager 3
Nel corso della sua analisi, Pierre Moscovici ha sottolineato il fatto che nell'attuale fase di rallentamento economico i fattori esogeni contano fino a un certo punto. Nel caso dell' Italia, invece, il commissario ha puntato il dito contro l'incertezza delle politiche di bilancio del governo gialloblù.
«Questo significa buttare fumo e nascondere la verità. Il vero problema non sono le politiche di bilancio, semmai l'assenza di mercato interno. Il signor Moscovici farebbe bene a riconoscere che il vero problema dell'Europa è che sta crollando il mercato interno.
Quando basi il modello economico di un intero continente sulle esportazioni, appena c'è un sussulto sul commercio mondiale, il risultato è che viene a mancare il mercato interno. Ci hanno costretti a fare delle svalutazioni interne, a tagliare i salari e ad abbassare i prezzi, è caduto il tasso tendenziale di profitto, ma non c'è mercato interno. È questo è il vero problema, non il debito. Il Giappone ha il 200% di debito e ha il 3% di disoccupazione. Come la mettiamo?».
moscovici
Dunque si tratta di una questione politica?
«Definirla una questione politica sarebbe quasi banale. Semmai, io parlerei di una questione ideologica. È una guerra dell'ideologia ordoliberista, la stessa sulla quale si è voluta costruire la Banca centrale europea, edificata a sua volta sulle orme della Bundesbank. È un'ideologia secondo la quale fare debito è peccato, quando invece il mondo è sempre andato avanti a debito».
Quali sono ora le prospettive future?
«Esiste la possibilità di un attacco speculativo. E ciò nonostante, si badi bene, questi personaggi non sanno cos'è l'economia ma si limitano a ripetere cose scritte per loro dai tecnocrati. Lo dimostra, ad esempio, il modo con cui viene condotta la politica economica europea. È questo il motivo per cui Moscovici non va preso sul serio.
Però l'attacco speculativo non deve diventare un'arma. Moscovici ha parlato? Bene. La migliore risposta è il silenzio, non fare dichiarazioni. Perché le aste dei titoli di Stato sono andate molto bene, perché c'è fiducia nello Stato, ma la fiducia cala se tu gli rispondi e ti metti ad abbaiare alla Luna».
di maio di battista gilet gialli
A proposito di silenzio, ieri la Francia ha richiamato il suo ambasciatore in Italia, aprendo quella che è stata definita da più commentatori la più grave crisi diplomatica dal dopoguerra fino a oggi.
«L'incontro di Luigi Di Maio con i gilet gialli è stata una mossa sbagliata. Non andava fatto proprio alcun incontro. Quando mai un vicepremier va dai manifestanti di un altro Paese? Oppure, per citarne un' altra, è sbagliato che il presidente della Camera decida di interrompere i rapporti con il Parlamento di un altro Paese (il riferimento è alle dichiarazioni di Roberto Fico sul caso Regeni, ndr). Credo che l'elettorato punirà questi atteggiamenti, perché c'è molto più buon senso in questo Paese di quanto non si pensi. La gente non vuole attacchi, vuole star tranquilla, vuole avere stabilità. Occorre andare d'accordo con tutti, anche con la Francia e la Germania».