Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3
A metà giornata, su Palazzo Chigi piovono pietre. Mentre Giuseppe Conte ha appena chiuso l'incontro con il segretario dem Nicola Zingaretti, gran parte dei dirigenti e parlamentari M5S salta sulla sedia per le parole del premier.
A creare sconcerto è la reiterata apertura a Silvio Berlusconi e la sua uscita a gamba tesa su un'alleanza tra Pd e 5 Stelle alle prossime Regionali.
Beppe Grillo, che pure stima Conte e soprattutto il governo, chiama un dirigente dei 5 Stelle e sbotta: «Ma come gli salta in testa di aprire così a Berlusconi?». Il gradimento di Conte è al lumicino e nel Movimento c'è chi inanella analogie con la situazione che lo scorso agosto portò alla caduta del Conte I e prefigura un settembre di fuoco, con la possibile sostituzione del premier.
ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO
Ieri Conte sulle Regionali non si è tirato indietro: «Sarebbe una sconfitta per tutti, anche per me, se non si trovasse un modo per fare un passo avanti». Il ragionamento è chiaro: se Pd e Movimento 5 Stelle non si alleano, si finirà per perdere. Ma sul territorio le alleanze sembrano impossibili.
L'unica Regione dove si lavora, con grande difficoltà, per un candidato comune è la Liguria. «Conte sa che siamo divisi - spiega un dirigente - così ci destabilizza. Se vuole decidere la nostra linea, che si iscriva».
Poi c'è la questione Berlusconi. Per Grillo, il leader di Forza Italia è sempre stato «lo Psiconano» e di certo non ha cambiato opinione.
BERLUSCONI FINGE DI NON VEDERE CONTE E NON LO SALUTA
Solo ieri Alessandro Di Battista ha scritto sui social quel che ripete da tempo: «Berlusconi ha finanziato Cosa Nostra. In un Paese normale basterebbe questo per mandarlo in naftalina».
Ma Conte non ci pensa nemmeno. Perché ci sono voti da trovare, c'è una maggioranza da puntellare, c'è un governo da salvare.
E con le continue defezioni/espulsioni dal gruppo M5S al Senato, il margine di sicurezza si assottiglia sempre di più. Il Movimento sembra andare in ordine sparso e non può garantire un voto compatto.
di battista di maio
Per questo, Italia viva rastrella parlamentari, così da essere sempre più ago della bilancia, e per questo Conte si profonde in inchini nei confronti di Forza Italia, «l'opposizione più costruttiva e responsabile».
Neanche l'intervista di Silvio Berlusconi, che esclude qualunque dialogo con il Movimento, lo ha fatto recedere. Come se non bastasse, ieri ci sono state le parole sul Mes. Conte è passato da un no a un «valuteremo». La sfumatura non è passata inosservata.
Così come non passa inosservato il malumore dei gruppi dem. Girano tra le chat le parole di Enrico Borghi: «Spifferi, veline e spin ci rappresentano come un gruppo di frenatori e frustrati. Peccato che sin qui, se la nave è stata a galla è perché abbiamo remato e buttato l'acqua fuori dallo scafo. Cosa accadrebbe in caso diverso?».
silvio berlusconi
Già, cosa accadrebbe? Grillo difende a spada tratta il governo, ma lo sacrificherebbe sull'altare di Conte? Se i due partiti decidessero di andare avanti cambiando il premier, il bene supremo della sopravvivenza dell'alleanza e della legislatura potrebbe convincere Grillo della necessità di un cambio. Settembre potrebbe essere la data dello showdown . In quel periodo alle Regionali potrebbe esserci la vittoria del centrodestra, con Pd e M5S divisi e perdenti. E si arriverebbe al voto sul Mes con una maggioranza in bilico e il sorriso di Berlusconi all'orizzonte.
enrico borghi
nicola zingaretti giuseppe conte