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    IL. DIVANO DEI GIUSTI – ALLA FACCIA DELLA CRISI DI GOVERNO, CI RIBUTTIAMO A SPROFONDO NEL CINEMA EROTICO ITALIANO DOVE ESISTONO SOLO CERTEZZE. “CINE 34” HA PREPARATO, DALLE 21 IN POI, TRE CAPOLAVORI DELLA COMMEDIA SEXY FIRMATI DAL MAESTRO NANDO CICERO: “L’INSEGNANTE”, PRIMO FILM DEL GENERE SCOLASTICO CON EDWIGE FENECH E ALVARO VITALI, “IL GATTO MAMMONE” E “BELLA, RICCA, LIEVE DIFETTO FISICO CERCA ANIMA GEMELLA”


     
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    Marco Giusti per Dagospia

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    Vi dico solo che stanotte alle 3, 40 passa una rarità assoluta su Rai Tre, “Cancer” di Glauber Rocha con Hugo Carvana, Antonio Pitanga e l’incredibile artista Hélio Oiticica, quasi un manifesto di cinema rivoluzionario.

     

    l'insegnante l'insegnante

    Ma, attenzione, perché Cine 34 ha preparato, dalle 21 in poi, ben tre capolavori della commedia sexy firmati dal maestro assoluto del genere, Nando Cicero, “L’insegnante”, il primo film del genere scolastico con Edwige Fenech, Vittorio Caprioli, Alvaro Vitali, “Il gatto mammone” con Lando Buzzanca diviso tra Gloria Guida e Rossana Podestà e “Bella, ricca, lieve difetto fisico cerca anima gemella” con Carlo Giuffré, Marisa Mell e Erika Blanc.

    lando buzzanca il gatto mammone lando buzzanca il gatto mammone

     

    Alla faccia della crisi di governo, ci ributtiamo a sprofondo nel cinema erotico italiano dove esistono solo certezze. “L’insegnante”, uscito nel 1975, incassò 2 miliardi, 194 milioni con un budget di poco più di 150 milioni. Come diceva Luciano Martino è “il film che ha cambiato la mia vita”, quello andato meglio di tutti e che produsse la nascita di un genere e della unione tra Martino e la Medusa.

     

    “Era un film con un budget molto ridotto. Poi ci fu questa grande riunione con una società che diventò, in piccolissima parte, mia, la Medusa, una società molto gloriosa che adesso poi è diventata di Berlusconi, a cui l’abbiamo venduta noi”.

     

     

    Vi si legge la genesi precisa del genere e vi si intravede il suo futuro. E trionfo di Edwige Fenech nel genere scolastico alla sua prima apparizione. “Mi chiamò il produttore Luciano Martino”, dichiarò sulle pagine di “Oggi” nel 1989, “e mi disse di avere una parte giusta per me. Il titolo del film era L’insegnante.

     

    edwige fenech l'insegnante edwige fenech l'insegnante

    Serio serio, mi annunciò: ‘Per inserirti nel cast rinuncio a cinquanta milioni. Questa cifra è il minimo garantito che i distributori mi avrebbero anticipato se avessi preferito a te un’altra attrice”. Ohibò, e chi era? La situazione base è ovviamente quella di Malizia, cioè la provincia siciliana, che poi diventerà Puglia per comodità produttive, un padre arrapato, qui il grande Caprioli, perfino onorevole, un ragazzino svogliato pronto all’amore o, come lo vede Cicero, alla messa in scena di quest’amore.

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    Alfredo Pea nel ruolo della sua vita, figlio dell’onorevole, con la bella insegnante che arriva da fuori per fargli le lezioni private, appunto Edwige Fenech, che sconvolge la quiete familiare e cittadina. Gianfranco D’Angelo entra con questo film nella truppa della Medusa. Da “Malizia” proviene pure Stefano Amato, l’amico grasso del protagonista Alessandro Momo. In un primo tempo, si legge nelle cronache di “Variety” (7 maggio 1975) il film doveva iniziare addirittura con Giusva Fioravanti nel ruolo alla Momo che poi andrà a Alfredo Pea, che era comunque già presente tra i protagonisti. Pea non ricorda che ci dovesse essere Fioravanti, ricorda però che che Fioravanti aveva girato in precedenza “Grazie, nonna” e era rimasto molto preso dalla Fenech. Cicero lega altri temi a quello fondamentale di “Malizia”.

    il gatto mammone il gatto mammone

     

    Intanto, la Fenech si porta dietro il successo delle prime commedie sporcaccione anni ’70, l’Ubalda, ma soprattutto Giovannona Coscialunga. Infatti, si chiama ancora Giovanna e, come nell’altro film, è presente Vittorio Caprioli. Poi c’è la scuola, cioè la scuola dei ragazzi che fanno gli scherzi perché si annoiano come nel capolavoro di Federico Fellini Amarcord, uscito solo pochi anni prima.

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    E’ da quel film che proviene quello che sarà il protagonista della commedia sexy scolastica, cioè Alvaro Vitali. “Andai alla Dania Film in Villa Grazioli. (..) Vicino a me c’era un ragazzo che aveva fatto tanti film, Stefano Amato, un ragazzo grosso, roscio, che si dava già delle arie perché era importante mentre io e gli altri ci sentivamo in imbarazzo.

     

    A un certo punto Luciano Martino mi vede, mi fa parlare un pochino… questa persona molto seria, che vedevo come un gigante. Mi fece conoscere un regista straordinario, che non c’è più, purtroppo, e era Nando Cicero. Nando ha preso me, Stefano Amato e Alfredo Pea. Ci ha messi vicini, ci ha guardato e ha detto: ‘Ok, tutti gli altri mandateli via perché questi sono i ragazzacci della scuola’. E da lì ho iniziato, ho firmato il contratto, non mi sembrava vero.”

     

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    Su Iris, invece, seguitano le serate dedicate a Clint Eastwood. Stasera doppio appuntamento, alle 21 “Corda tesa” con Geneviene Bujold, diretto da Richard Tuggle, e dopo “Un mondo a parte” con Kevin Costner. Su Rai Movie alle 21 è assolutamente da recuperare, “Eddie the Eagle”, diretto da Dexter Fletcher, che forse ricorderete attore come il ragazzino di “The Elephant Man” di David Lynch, ma che ha poi diretto sia “Rocketman”, il biopic su Elton John, sia in gran parte “Bohemian Rhapsody”, il biopic su Freddy Mercury che lo svalvolatissimo Bryan Singer non riusciva a portare a termine. Anche qui troviamo il Taron Egerton protagonista di “Rocketman”, ma nei panni di Michael Andrews, detto Eddie the Eagle, grande saltatore con gli sci inglese. Ci sono anche Hugh Jackman e Christopher Walken.

     

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    Canale 5 presenta alle 21, 20 il cinepanettone di un anno fa, “Amici come prima” con Boldi e De Sica che tornavano assieme dopo 13 anni di lontananza, con regia firmata da Christian De Sica, ma in realtà del figlio Brando. Vi ricordo solo alcune delle battute celebri del film: “Ma vaffanculo va!”. “Chi ti sembro?”- “Un ricchione”.  “Papà! Anche tu gay?!”. 

     

    “Cosa tiene fra le gambe, una vongola?”. Si ride quando vediamo Massimo Boldi con la parrucchetta ancora arzillo dietro alle signorine armato pure di pompetta come Berlusconi, ma a tre velocità, c’è pure quella “trapanazione”.

     

     

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    E si ride con Christian De Sica truccato da badante del vecchio satiro, un po’ Crudelia De Mon un po’ Glen Close un po’ Totò quando fa la donna in Totò Diabolicus. Ovvio che lui, il vecchio satiro, in carrozzella solo perché è pigro, si innamori della badante oversize. Come insegna il mondo della commedia. Lei/lui un po’ si nega di fronte alle proposte più scandolose, “Non gliela faccio! Non gliela faccio!”, un po’ fa la civetta.

     

    Ma grande è il desiderio di tornare per entrambi ai bei tempi dorati della coppia Boldi-De Sica, alle scene di sodomia sotto la doccia, anche se qui, dopo anni, è Boldi che spinge e De Sica quello che riceve, alle situazioni ambigue, “Cosa è quella roba lì?” chiede Boldi di fronte a una mal celata erezione della “badante” De Sica eccitato da una bona nella sauna. “Un’ernia collassata…”.

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    Ma assistiamo anche a una sorta di canto del berlusconismo più meneghino, con un Boldi che erano anni che non si sfogava così tanto in milanese, e, guarda un po’, abita in una delle vere ville di Berlusconi, Villa Cernobbio.

     

    C’è tutto, le olgettine, la follia da cavalier pompetta e il sesso in testa come chiodo fisso, ma anche un po’ degli anni della pulitura dei cessi di Poggio Bustone, raccontato con una frenesia anarchica antileghista che punta decisamente alla liberazione dei “culi” (non lo dico io, si sente nel film: “ma sei culo?”), dei trans, di tutti i diversi. Al punto che Boldi e De Sica si troveranno liberi e felici solo nel baracchino che vende wurstel di fronte a San Siro in mezzo a veri trans milanesi molto agées e molto navigati.

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    Per concludere la serata, come se non bastassero Boldi-De Sica o i film di Nando Cicero, ci metterei anche il cultissimo “Dietro i candelabri”. Non per tutti i gusti, è vero, ma se vi piace solo un po’ il genere impazzirete per questo capolavoro del camp diretto con amore da Steven Soderbergh, che venne presentato con grande successo a Cannes, sorta di biografia del pianista Liberace e del suo fidanzato, Scott Thurson, interpretati non da Paolo Limiti e Floradora, ma da due attori supermachi come Michael Douglas e Matt Damon.

     

    E stavolta, la trasformazione di Michael Douglas, anche se quando si toglie la parrucca sembra un po’ Giorgio Bracadrdi al pianoforte, è davvero strepitosa. E Matt Damon nei panni del biondone ingenuo non è da meno.

     

     

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    Da quando seguiamo l'ingresso proprio di quest’ultimo in un bar alla "Cruising" in pieno 1977 a quando lo vediamo assistere al suo primo concerto di Liberace e sentiamo il celebre pianista che suona con il candelabro sul piano dedicare il brano alla sua vecchia mamma Frances, nientepopodimeno che Debbie Reynolds, siamo già completamente conquistati.

     

    un mondo a parte un mondo a parte

    “Behind the Candelabra”, oltre a essere la biografia del pianista più camp di ogni tempo (certo che lo adoravo, avevo visto anche il suo incredibile film della Republic, “Sincerally Yours”) e la storia dettagliata del suo amore con il giovane Scott Thurson, fra Las Vegas e Los Angeles dei folli anni 70 prima e dopo l'arrivo dell'Aids, che si porterà via Liberace nel 1986, non è solo un capolavoro di messa in scena, di direzione di attori, ma un viaggio nel gusto di un’epoca, la nostra, e del cosa c’è dietro i candelabri della cultura pop americana.

     

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    Affidando i due ruoli maggiori a due attori eterosessuali (certo la sicurezza..), e filmandoli nella loro intimità sessuale, quando mai avete visto baci tra Douglas e Damon nudi a letto?, Soderbergh sfonda sia la cortina difensiva del camp e del trash televisivo, sia quella della rilettura, ormai attualissima, della cultura e della rivoluzione gay anni 70.

     

    solo gli amanti sopravvivono solo gli amanti sopravvivono

    Ci sarebbe anche su Rai Movie alle 2, 55 “Solo gli amanti sopravvivono” di Jim Jarmusch con Tilda Swinton e Tom Hiddleston nei panni dei vampiri supersnob e intellettuali, languidi e chic, adorati dalla critica di mezzo mondo, poco social e ’na cifra vintage. Sembrano un po' reduci degli anni 70, pazzi per il rock e le vecchie chitarre. E cercano le sacche di sangue dai medici compiacenti come fosse metadone. E poi ci sono troppi zombi in giro. Anche se loro per zombi intendono gli esseri umani, loffi e senza idee, facili prede per i loro canini. Con incredibili set a Detroit, fra le fabbriche abbandonate del vecchio secolo, e a Tangeri, dove puoi incontrare perfino Christopher Marlowe versione vampiro.

     

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    Chiudo con l’apparizione odierna, su Mubi, del gran bel film di Wes Anderson animato a passo uno tratto da un romanzo di Roald Dahl, “The Fantastic Mr. Fox”. Adorabile.

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