Marco Giusti per Dagospia
vox lux il cast
C'è tutto in questo Vox Lux di Brady Corbet con Natalie Portman cantante rock in crisi presentato in concorso e accolto tra applausi e buu equamente divisi. I sensi di colpa di intere generazioni, la perdita d'innocenza di una nazione, i massacri nelle scuole americane, l'11 settembre, l'Isis che uccide i bagnanti sulla spiaggia, il rock, il pop, la dedica in memoria di Jonathan Demme, e ovviamente il diavolo.
A trent'anni, con soli due film da regista, l'altro è il bellissimo L'infanzia di un capo tratto da Musil, ugualmente divisivo, Brady Corbet non si limita nelle ambizioni e nella sperimentazione tentando temi importanti, costruzione narrativa complessa, due atti, un preludio e un finale musicale. E cerca di fornirci, attraverso la tormentata storia di una ragazza, Celeste, sopravvissuta a un massacro nella sua scuola che diventa una star del po, una sorta di ragionamento sul passato il presente e il futuro dell'America tra Reagan e Trump.
vox lux natalie portman
Accompagnato da un ironico commento off letto da Willem Dafoe che spiega situazioni della vita di Celeste che altrimenti non capiremmo, il film ci presenta non solo la Celeste ragazzina, interpretata da Raffey Cassidy, nella parte più riuscita del film, e la Celeste adulta e schizzata, Natalie Portman, molto sopra le righe, ma anche i personaggi che ruotano attorno a lei e vengono travolti dalla sua personalità.
vox lux natalie portman
La sorella Eleanor, l'adorabile Stacy Martin, il manager, Jude Law, la figlia, ancora Raffey Cassidy, tutti schiavizzati da lei e dal suo successo. Corbet punta in alto, magari non sempre riesce a cogliere nel segno, ma mette in scena un film coraggioso e non semplice, con una parte musicale non secondaria, musiche di Scott Walker e canzoni di Sia, che rischia grosso con un finale che ci mostra il concerto della star regalando a Natalie Portman l'occasione per lanciarsi ancora una volta nella corsa all'Oscar.
Stavolta canta e balla pure. Ma soprattutto non si può che approvare la sua voglia di inventarsi un linguaggio, di correre dei rischi con un progetto mai banale che tratta la storia americana e le sue contraddizioni attraverso la vita di una icona pop.
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