Marco Giusti per Dagospia
Steve Jobs di Danny Boyle
aaron sorkin vince il golden globe per steve jobs
State scrivendo su un MacBook per caso? A volte non ci rendiamo conto di tutto quello che abbiamo passato in questi ultimi venti-trent’anni vivendo sulla tastiera di un computer. Lo Steve Jobs diretto da Danny Boyle, scritto da Aaron Sorkin, che lo ha tratto dal librone di Walter Isaacson del 2011, e magistralmente interpretato da Michael Fassbender e da Kate Winslet con la stessa attenzione shakespeariana che avrebbe dedicato a Macbeth e a Lady Macbeth, è una complessa opera in tre atti più teatrale che cinematografica dedicata interamente allo studio di un personaggio che ha radicalmente cambiato la nostra vita in questi ultimi trent’anni.
steve jobs di danny boyle
E’ Sorkin, chiamato direttamente dalla Sony a scrivere il film, a dividerlo in tre parti, che seguono i backstage di tre diverse presentazioni di computer al mondo, il Macintosh al DeAnza Community College di Cupertino nel 1984, il cubo nero della NeXT all’Opera House di San Francisco nel 1988, quando Jobs è stato allontanato dalla Apple, e l’iMac G3 alla Davies Symphony Hall nel 1998, data che segna il ritorno di Jobs alla casa madre e il suo grande trionfo. Dopo lo batterà solo la morte.
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Per ognuna delle tre presentazioni, Danny Boyle, che è stato chiamato dalla Sony dopo i contrasti con David Fincher, che avrebbe voluto Christian Bale come Jobs, sceglie addirittura diversi tipi di pellicola e di ripresa. Per l’84 è il 16 mm, per l’88 il 35 mm e per il 98 il digitale, l’Arri Alexa. Anche la musica di Daniel Pemberton segue questa divisione dei tre modelli diversi. Boyle e Sorkin non fanno un ritratto agiografico di Steve Jobs.
Mettono in piedi, andando molto in profondità, la costruzione di una specie di mostro geniale incapace o quasi di provare sensazioni umane che ha in testa solo il progetto di costruire il suo regno. Fassbender in questo gioco, in un ruolo parlatissimo e difficile, è bravissimo, e Kate Winslet, come la fedele marketing executive Joanna Hoffman sempre a suo fianco è altrettanto fantastica. Lei ha già vinto il Golden Globe battendo tutte le Cate Blanchett rivali, e entrambi sono nominati all’Oscar.
michael fassbender steve jobs
Ma il Jobs di Boyle-Sorkin-Fassbender è così freddo, duro e realistico che non è piaciuto agli americani. Il film è stato un flop in patria, 30 milioni di dollari di budget e solo 17 ripresi in patria, che sommati agli 11 del mercato estero arrivano solo a 29 milioni totali.
Per due ore, in tre diversi momenti della sua vita, il primo un fallimento totale, il secondo che segue gli anni della lontananza dalla Apple, e il terzo il grande ritorno e la vendetta, seguiamo Jobs alle prese con una specie di famiglia, una antipatica ex-moglie che vuole solo soldi, una figlia che all’inizio dice di non riconoscere e che poi alla fine dimostrerà l’unica sua possibile umanità, il co-fondatore e vecchio amico Steve Wozniak interpretato da un grande Seth Rogen, il Ceo della Apple John Scully, interpretato da Jeff Daniels, e ovviamente l’occhialuta Joanna Hoffman che gli sta a fianco come un’ombra e ci fa da coro greco. Si rimane davvero incantati dal lavoro degli attori e dalla costruzione teatrale, spesso operistica di Boyle e di Sorkin.
christian bale
Ma capiamo perfettamente perché il film non sia piaciuto al pubblico. Non c’è nessun appiglio da cinema popolare nella messa in scena, non c’è nessuna simpatia che si possa provare per Jobs, ragazzo adottato che riesce a sentirsi vivo solo nella costruzione della Apple, ma che non è neanche il vero genio dei computer dietro le macchine, è solo un grande affabulatore.
steve jobs e figlia lisa
Ma non vediamo mai i suoi discorsi di presentazione al pubblico, ci fermiamo prima, come se si facesse un film su Batman e ci si fermasse alla vita del miliardario Bruce Wayne (e non sono poche le somiglianze tra Jobs e Batman). Alla fine è un film troppo cerebrale e distaccato per poter funzionare. Ma non solo è uno dei grandi film della stagione, è un film dove si capisce con cosa abbiamo avuto a che fare in questi ultimi trent’anni. E Steve Jobs non è né De Benedetti né Scalfari. In sala da oggi.
michael fassbender in steve jobs kate winslet steve jobs jeff daniels in steve jobs michael fassbender e makenzie moss nel film steve jobs