Marco Giusti per Dagospia
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“Tema: Mio padre. Mio padre non è quello che si può dire un bell’uomo…”. “Ma come… un po’ di fantasia, perbacco!”. Ricordate questo dialogo a tavola tra lo scolaretto Carlo Delle Piane e suo padre Totò in Guardie e ladri? Non avremmo accettato nessun altro figlio di Totò al di fuori di Carlo Delle Piane. Ma era grandioso anche come Cesarione in Totò e Cleopatra…
O compare del ladro Alberto Sordi nel fondamentale Ladro lui, ladra lei di Luigi Zampa. Ora che se ne è andato, a 83 anni, va detto che Carlo o Carletto Delle Piane, noto in quegli anni soprattutto come “Pecorino”, prima della riscoperta di Pupi Avati, che gli fece fare una quindicina di film, fu una delle colonne della commedia all’italiana di Steno, Monicelli, Girolami, fin da piccolissimo, recitando a fianco di mostri come Aldo Fabrizi, Walter Chiari, Vittorio De Sica, Alberto Sordi e naturalmente Totò.
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Pupi Avati, che lo diresse la prima volta nel 1977 con Tutti defunti… tranne i morti, per poi proseguire con Le strelle nel fosso, Una gita scolastica e Regalo di natale che gli fece vincere una discussa Coppa Volpi a Venezia perché la tolse di fatto al povero Walter Chiari che l’aveva già in tasca con Romance di Massimo Mazzucco, di fatto lo salvò dalla brutta deriva che stava prendendo.
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Dopo la grande stagione della commedia all’italiana, ancor giovane, Delle Piane si riciclò un po’ nel musicarello, perfino nello spaghetti western, All’ovest di Sacramento, trovò qualche ruolo simpatico di molestatore con Roman Polanski, in Che?, e poi con Jerzy Skolimowski, Le avventure di Gerard, ma la sua buffa faccia lunare venne soprattutto utilizzato nella commedia sexy del tempo, da La signora gioca bene a scopa a L’insegnante, dal terribile La bella governante di colore a La moglie dell’amico… è sempre più buona.
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Avati lo salvò da un declino che ci sembrava inevitabile, reinventandolo di sana pianta addirittura come protagonista, lui che era sempre stato un caratterista, del suo cinema piagnone e cattolico, ma d’autore. Riuscendo anche a farci scordare la sua lunga militanza nella commedia romana e il suo soprannome non proprio simpatico, quello di “Pecorino”. Carletto Delle Piane era stato scoperto a dieci anni in una scuola romana, il Pio XI, dagli assistenti di Duilio Coletti per il ruolo del bambino Garoffi nella prima versione di Cuore. Non si era mai vista una faccia così. Ripete più o meno lo stesso ruolo in Domani è un altro giorno di Leonid Moguy. Aldo Fabrizi lo volle con sé nella serie di La famiglia Passaguai e da lì scivolò in grandi film comici come Mamma mia, che impressione!, dove incontro Alberto Sordi, oltre a Fabrizi.
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Negli anni ’50 è presente ovunque, in Un americano a Roma, I pappagalli, L’amico del giaguaro, perfino in Fortunella di Eduardo De Filippo. Marino Girolami lo chiama per qualcosa come quindici film di successo, da Sette canzoni per sette sorelle del 1956 a Veneri al sole del 1965. Lì incontra Walter Chiari, allora protagonista di grande successo, ricordiamo Walter e i suoi cugini. Negli anni ’60 torna a recitare con Totò, ma ha un buon ruolo anche in Caccia al ladro di De Sica con Peter Sellers, per poi passare al musicarello di Ettore Maria Fizzarotti, utilizzato già come un vecchio caratterista quando ha appena trent’anni. Dobbiamo però aspettare fino alla metà degli anni ’70 per vederlo protagonista del cinema di Pupi Avati. Un cinema che lo fece rinascere totalmente agli occhi del pubblico. Ma che non poteva certo fargli ritornare più la freschezza dei suoi ruoli da ragazzino a fianco di Fabrizi e di Totò.
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