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    GIUSTI: "NUN HAI VISTO ER GESÙ DE ZEFFIRELLI!”...DA QUEL FILM IN POI IL SUO CINEMA NON È STATO MOLTO AMATO. ANZI. LE RECENSIONI DEI SUOI FILM SUI SITI AMERICANI SONO UN DISASTRO: “FRATELLO SOLE, SORELLA LUNA? SEMBRA UN ALBUM DA COLORARE” (TIME) - L'ASSURDO "IL GIOVANE TOSCANINI" FISCHIATO A VENEZIA, LA MACCHIETTA URLANTE DEI TEMPI BERLUSCONIANI, I CAPOLAVORI TRASH GETTAVANO UNA PESANTE OMBRA SULLO ZEFFIRELLI MIGLIORE. AVREBBE VOLUTO ESSERE CELEBRATO COME UN LUCHINO VISCONTI, MA...." - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    zeffirelli zeffirelli

    C’era un tempo che il Gesù di Franco Zeffirelli faceva testo come e più dei Vangeli. C’è perfino un divertente sketch di Signori e signore, buona notte, credo diretto da Mario Monicelli, che di fronte a un discutibile discorso su Gesù di un Vittorio Gassman vescovo fuori dalle righe, un burino zitta tutti con un perentorio. “L’ha detto, l’ha detto, nun hai visto er Gesù de Zeffirelli!”. Ecco. Diciamo che dal Gesù de Zeffirelli in poi, e non a caso salverei Romeo e Giulietta e La bisbetica domata e perfino Fratello sole, sorella luna, che mi erano piaciuti, almeno per i ragazzacci della critica più oltranzista, ma anche per la gran massa di cinematografari romani del tempo e de sinistra, il cinema di Franco Zeffirelli non è che sia stato molto amato. Anzi.

     

     

    Si sprecarono i fischi di fronte a un assurdo Il giovane Toscanini presentato incautamente a Venezia e giustamente celebrato come il mega-cult-trash di Zeffirelli. In una scena Liz Taylor, già matura diciamo, impazzisce d’amore per il giovane Toscanini di C. Thomas Howell, e nel bel mezzo della grande rappresentazione dell’Aida nel Teatro dell’Opera di Rio, interrompe la musica per dichiarare che “libererà sette dei suoi schiavi negri!”. E in sala partivano le risate.

     

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    Zeffirelli, nelle cronache di qualche anno dopo, il film è del 1988, in una lettera al “Corriere della Sera”, sostenne che fu un attacco premeditato dei comunisti contro di lui, simile a quello che fecero a Berlusconi alla prima della Carmen a Verona, organizzato da “una sorte di comitato di salute pubblica, animato dai vari Nanni loy, Citti Maselli e compagni, che si mise a distribuire (perfino ai critici di tutto il mondo!) centinaia di fischietti”.

     

    E dopo i fischi premeditati, ricorda che “Ritornai in albergo quella sera a Venezia, si può capire quanto amareggiato, mi versai un whisky per smaltire la rabbia e squillò il telefono. Era Berlusconi, con cui eravamo amici da tempo. Si disse addoloratissimo e indignato per quello che era successo, Aveva saputo anche dei fischietti. ‘Che mascalzoni, mi vergogno di essere italiano. Dobbiamo decidere veramente di metterci tutti insieme, anche per aiutarli a capire quanto il mondo stia cambiando’. Cominciai a sperare”.

     

    E quindi da allora che a Berlusconi, per salvare l’Italia dal comunismo, venne l’idea di fondare Forza Italia, partito che vide Zeffirelli in prima linea, addirittura come senatore della Repubblica per ben due legislature, e con scenate incredibili in tv. Non solo in Italia. Peccato, perché lo Zeffirelli esaltato e berlusconiano, come lo Zeffirelli registi di capolavori trash, come Callas Forever con Fanny Ardant e Gabriel Garko, o come lo Zeffirelli supertifoso della Fiorentina (anche io tifo Fiorentina), gettavano una pesante ombra anche sullo Zeffirelli migliore.

     

    Zeffirelli Zeffirelli

    Diciamo lo Zeffirelli regista d’opera lirica, di teatro di prosa, scenografo, costumista, che aveva davvero segnato con le sue celebri messe in scena lo spettacolo internazionale dal dopoguerra a oggi. Capace di collaborare con i pù grandi direttori d’orchestra di ogni tempo, da Von Karajana a Bernstein, da Serafin a Kleiber. Non la macchietta urlante dei tempi berlusconiani.

     

    E Zeffirelli ha davvero diretto star del calibro di Maria Callas, Anna Magnani, Elizabeth Taylor, Richard Burton, Alec Guinness, Laurence Olivier, Joan Plowright, Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Mirella Freni, Mel Gibson, Glenn Close, Judi Dench, Maggie Smith, Cher, Faye Dunaway, Charlotte Gainsbourg e decine e decine di altre. Potevamo preferirgli tutta la vita Carmelo Bene o Luca Ronconi, ma di fatto è stato il primo regista non inglese a allestire un testo di Shakespeare a Londra, all’Old Vic, con Romeo e Giulietta nel 1960. Riuscendo una decina d’anni dopo a portare all’Old Vic, in inglese, addirrittura il teatro di Eduardo De Filippo con la complicità d Laurence Olivier. E poteva vantare un curriculum pauroso.

     

    storia di una capinera storia di una capinera

    Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, diventa giovanissimo scenografo e aiuto di Luchino Visconti. Non solo all’opera, ma anche al cinema, per capolavori come La terra tremaSensoBellissima. Anche attore, nell’Onorevole Angelina di Luigi Zampa. Aveva fatto il suo esordio da regista alla Scala nei primi anni ’50. Ma presto lo troviamo al Royal Opera House con la Manon Lescaut. Poi con la Cavalleria rusticana e I pagliacci. Dirige la sua prima Lucia con Joan Sutherland al Covent Garden di Londra.

    johnathon schaech johnathon schaech

     

    Del 1958 è la sua prima Traviata con Maria Callas. Ma non meno celebri saranno la sua Norma all’Opera di Paris e la Tosca al Covent Garden, sempre con la Callas. Nel 1960 dirige all’Old Vic, Romeo e Giulietta. E’ anche il suo primo Shakespeare in assoluto.

     

    Negli anni ’60 lo troviamo ancora a La Scala per celebri messe in scena di La bohéme, l’Aida, La Traviata. Ma dirige anche Anna Magnani a teatro per La lupa.

    Durante i giorni dell’alluvione di Firenze nel 1966, gira un bellissimo documentario, Per Firenze, che farà il giro del mondo. La voce che accompagna il film per la tv è di Richard Burton. Allora ci commosse profondamente.

     

    storia di una capinera storia di una capinera

    Proprio con La bisbetica domata da William Shakespeare interpretato dalla coppia Richard Burton- Elizabeth Taylor, è il suo grande ritorno al cinema dopo un esordio un po’ banale negli anni’50 con Camping. Ma il più riuscito fra i suoi adattementi shakesperiani per il cinema è il successivo Romeo e Giulietta con Olivia Hussey e Leonard Whiting, che vedemmo nel 1968. E’ il film che cambierà completamente il modo di trattare Shakespeare al cinema. Nei primi anni ’70 mette in scena al Metropolitan di New York la Cavalleria Rusticana.Torna al cinema con Fratello sole, sorella luna, la vita di San Francesco d’Assisi, un nuovo grande successo, che nell’edizione originale aveva le canzoni originali di Donovan e in quella italiana la versione quelle di Claudio Baglioni.

    franco zeffirelli franco zeffirelli

     

    Dirige nel 1974 la cerimonia dell’apertura dell’Anno Santo in mondovisione.

    Del 1976 è appunto Gesù di Nazareth con Robert Powell e un cast stellare. Da Anthony Quinn a James Mason, da Claudia Cardinale a Rod Steiger, da Renato Rascel a Laurence Olivier. Personalmente non mi piacque e non piacque certo ai critici più attenti del tempo. Era un cinema un po’ vecchio e piacione. E poi avevamo ancora in testa Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Il confronto era schiacciante. E proprio questo confronto continuo con i maestri del cinema, credo, rendeva furioso il lato più vanitoso di Zeffirelli, che avrebbe voluto essere celebrato come un Luchino Visconti, l’unico suo erede possibile. Ma i tempi erano cambiati.

     

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    Anche se  lo chiamò Hollywood alla fine degli anni ’70 per due film completamente diversi, Il campione con Jon Voight e Faye Dunaway e Amore senza fine con Brooke Shields. Non erano male, ma non aggiungevano niente né al cinema né a Zeffirelli. Meglio, mi sembra, l’ Amleto con Mel Gibson, Glenn Close e Helena Bonham Carter, mentre Il giovane Toscanini con Elizabeth Taylor fu un disastro. Non male Jane Eyre, e ancor di pià l’autobiografico Un tè con Mussolini, che lo rendeva un nostalgico James Ivory fiorentino. E poi arriviamo a Callas Forever dove a Jeremy Irons, che sembra la parodia omo del suo personaggio bertolucciano in Io ballo da sola, viene dato il ruolo di un giovane Zeffirelli che cerca di convincere la divina Maria di Fanny Ardant a interpretare la Carmen per una versione cinematografica. E si ritrova il baldo Gabriel Garko sul suo percorso. Ecco. Magari sbaglio e anche Callas Forever diventerà un cult.

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     Ma date un attimo uno sguardo alle recensioni dei suoi film da parte dei grandi giornali sui siti americani. E’ un disastro. Si salvano solo Romeo e Giulietta, La bisbetica domata, Hamlet e un po’ Un tè con Mussolini. Viene massacrato anche Fratello Sole, Sorella Luna (“sembra un album da colorare dei tempi di scuola”, Time). Non parliamo de Il giovane Toscanini e di Callas Forever. O di Gesù di Nazareth.

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