wang bing
Marco Giusti per Dagospia
Cannes. Secondo giorno. Si inizia con Dead Souls, strepitoso documentario di 8 ore (sì avete letto bene) di Wang Bing sui reduci dei campi di rieducazione per reazionari in Cina alla fine degli anni 50. Una serie di vecchietti tra gli 85 e i 96, più o meno in forma, uno ci resta proprio durante l"intervista e vediamo anche il suo funerale con interramento, raccontano al regista inutili patimenti e morti per fame causati dalle grandi purghe cinesi. Un disastro che non era mai stato raccontato prima dai sopravvissuti e fa ancora scalpore, al punto che difficilmente Wang Bing potrà tornare impunemente in Cina e, soprattutto, uscirne.
dead souls
Ogni vecchietto racconta la sua storia nella casa dove abita e piano piano viene fuori un racconto incredibile della Cina maoista che si avvita in un gioco al massacro per mandare a rieducare il 5% di cinesi solo per una decisione politica. Solo che non c'erano più nel 1957 così tanti nazionalisti o reazionari. E finiscono per mandare nei campi di rieducazione chiunque. Contadini, professori di filosofia, membri del partito troppo regionalisti. E la fame colpisce indifferentemente tutti. E il partito preferisce ovviamebte non far trapelare nulla. Grande documentario storico sulla Cina di ieri e di oggi che difficilmente vedremo da noi, ma molto amato dai cinefili e dai critici francesi.
rafiki
Un vero evento. Si procede poi con Rafiki di Wanuri Kahiu, considerato il primo film scandalo di Cannes, storia di un amore lesbo in un quartiere suburbano del Kenya.
Grazioso, con due protagoniste molto belline, un gran lavoro dei parrucchieri su tutte le ragazze e i ragazzi del posto, ma proprio un compitino. Se fosse stato girato al Pigneto o a Gorgonzola nessuno se ne sarebbe accorto. Visto che è un film africano fa un certo scalpore. Ma non è stato accolto benissimo dal pubblico di Un Certain Regard.
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