Marco Giusti per Dagospia
FERDINAND
Torna il Toro Ferdinando, anche se non è più quello di una volta. Lo abbiamo amato molto e in ogni parte del mondo Ferdinando, un grosso toro che non voleva combattere nella corrida e preferiva starsene seduto sotto un albero di sughero nella sua Andalusia a odorare i fiori e a mangiare l’erbetta. Non solo.
Nel 1936, quando uscì il libro, “The Story of Ferdinand”, scritto da Munro Leaf, dotto professore e attivista democratico, e illustrato dal geniale Robert Lawson, fu qualcosa di clamoroso. Anche perché nove mesi dopo scoppiò la Guerra di Spagna e questo Toro pacifista spagnolo sembrò a tutti una chiara dichiarazione di odio contro Franco e Hitler e qualsiasi dittatura europea.
Lo sembrò soprattutto a Franco e a Hitler, che vietarono il libro, premiato come “Caldecott Honor Book”, amato dai Roosevelt, che venne tradotto in tutto il mondo, ma non in Spagna fino a quando non morì il Generalissimo. E non ci fu solo il libro, ma anche il magistrale cartoon della Disney, diretto da Dick Rickards e animato da Hamilton Luske, fedelissimo al testo e alle illustrazioni originali, che nel 1938 vinse un Oscar battendo il meno politico Mother Goose Goes to Hollywood.
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Nel cartoon, è su You Tube, una meraviglia di 7 minuti, compaiono le caricature di molti animatori della Disney e perfino padron Walt come matador. E ci fu pure una sorta di libretto-sequel ideato dalla Disnet, “Ferdinand and the Robbers”. Insomma. Dopo 80 anni torna il Toro Ferdinando in questa versione della Blue Sky, Ferdinand, diretta da Carlos Saldanha, con bei sei sceneggiatori alle sue costole per dare un senso a un libro che aveva un senso politico proprio agli albori di una guerra mondiale. Certo.
Anche qui Ferdinando odia combattere e preferisce odorare i suoi fiori sotto l’albero, è un bel toro giovane e forte, doppiato da il lottatore di wrestling John Cena nella versione originale, ma la storia è spostata al giorno d’oggi, anche se ci sono ancora riferimenti precisi alla città di Ronda in Andalusia e , c’è una sua padroncina che lo ama, altri tori che ne dividono la mala sorte, se non combatti e muori finisce direttamente al macello. Quello che perde in politica e pacifismo, ma c’è chi lo vedeva anche come un eroe gay perché non macho, questo Ferdinand lo recupera in animalismo alla Oukja e nel messaggio contro il bullissimo, cioè nel rispettare, anche da piccoli, le diversità. Ci può bastare? Certo, non era facile dopo tanti anni dare un senso a una storia così precisa, e mai più toccata per volere degli autori. Inoltre una storia targata Walt Disney. Carlos Saldanha ci prova, ma concede un po’ troppo all’animazione facilona e un po’ piatta di oggi, costruisce un bel toro nero e lo fa parlare un po’ troppo. E’ obbligato a corredarlo di troppe presenze, ma la scena al macello, in realtà, funziona, mentre il finale nella plaza de toros è fedele a quella di Leaf e Lawson. Però, se ci riuscite, riguardatevi il libro, che dal 1936 a oggi è ancora un classico (la copia della prima edizione è stata battuta a 16 000 dollari) e riguardatevi il cartoon della Disney. In sala.
Saldanha-Ferdinand