Marco Giusti per Dagospia
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Così, dopo Carrie Fisher, se ne va anche sua mamma Debbie Reynolds. Hollywood non può che piangere una delle sue attrici più adorate. Non era soltanto la ventenne Kathy Selden del capolavoro di Stanley Donen e Gene Kelly, Cantando sotto la pioggia, era almeno la Molly Brown di Voglio essere amata in un letto d’ottone di Charles Walters dodici anni dopo. Debbie Reynolds attraversa gli anni ’50 e i primi ’60, fino a quando Hollywood ebbe un senso diciamo, da grande protagonista. Balla con Gene Kelly, ma anche con Fred Astaire, in Il piacere della sua compagnia.
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La dirigono i migliori registi del tempo, Vincent Minnelli, Frank Tashlin, George Sidney, George Marshall, George Seaton, Vincent Sherman. Recita assieme a Bette Davis, Frank Sinatra, Bing Crosby, Ernest Borgnine, James Garner, Dick Van Dyke, Jason Robards, Glenn Ford. Ma è con Tony Curtis che forma una vera grande coppia da commedia, nel fondamentale The Rat Race (Ragazzi di provincia), diretto da Robert Mulligan e scritto da Garson Kanin, storia di due ragazzi di provincia che vogliono far carriera a Broadway, e nel capolavoro comico di Minnelli Ciao, Charlie, dove a Debbie Reynolds spetta il difficile compito di trasformarsi da uomo in donna. Ciao, Charlie è il modello che ha ispirato tanti film, come Nei panni di una bionda di Blake Edards. Con Tony Curtis, Debbie Reynolds si sente a casa, nel cinema di Hollywood che l’ha accolta e protetta.
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Con Frank Sinatra la troviamo in Il fidanzato di tutte, 1955, di Clarles Walters. L’anno dopo recita in Un turbine di gioia di Norman Taurog con un altro cantante, Eddie Fisher, che sposerà. E’ il loro unico film insieme. Visto che Eddie Fisher, dopo averla sposata e averle dato due figli in tempi brevissimi, la lascerà per Liz Taylor, che era anche una sua buon amica. Le due si ritroveranno nel 2001 in un film per la tv scritto proprio da Carrie Fisher. “Ti devo molto”, sembra che avesse detto Liz a Debbie. Hollywood…
Cresciuta in una famiglia modestissima, nata a El Paso in Texas nel 1936, grazie a un concorso di bellezza, Debbie Reynolds si mette in luce e ottiene qualche piccolo ruolo tra la fine degli anni ’40 e i primi ’50, come in June Bride con Bette Davis e in Mr Imperium con Lana Turner, dominatrici del tempo. Sarà però Singing in the Rain (Cantando sotto la pioggia) a lanciarla a fianco di due giganti del musical come Gene Kelly e Donald O’Connor diretta da Stanley Donen e dallo stesso Kelly.
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Ventenne, spiritosa, piena di vita, è una presenza deliziosa nel film, è ha una grazia tutta sua. François Truffaut era pazzo di una scena famosa del film, quando scavalcano il divano, dove si aggiusta la gonna mentre balla per non mostrare troppo le gambe. Non sarebbe stato elegante. E lei qui è il massimo dell’eleganza, come lo sono i suoi partner.
Donen la vuole ancora in Tre ragazze di Brodway con Marge e Gower Champion, Frank Tashlin la dirige in Susanna ha dormito qui con Dick Powell, Richard Thorpe in Athena e le sette sorelle con Jane Powell. Giovanissima, quindi, diventa una star di prima grandezza nella Metro Goldwyn Mayer dei bei tempi. Il matrimonio con Eddie Fisher non l’aiuta particolarmente. Anzi. Ha però buoni ruoli, in quegli anni, come in Pranzo di nozze diretto da Richard Brooks a fianco di Bette Davis e Ernst Borgnine. In qualche modo Debbie Reynolds si ritrova ancor giovane nel pieno della crisi di Hollywood degli anni ’60.
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La troviamo come suora canterina in Dominique di Henry Koster, ha un bel ruolo in La conquista del West, ma alla fine degli anni ’60, dopo commedie vecchiotte come Divorzio all’americana di Bud Yorkin e Uffa, papà, quanto rompi, è considerata superata e praticamente finisce col cinema. Non è riuscita, cioè, a diventare un’altra cosa rispetto alla star che Hollywood aveva modellato. Intanto, ha sposato, in seconde nozze, il miliardario delle scarpe Harry Karl, che finirà per mangiarsi tutto e lasciarla più o meno in miseria.
Negli anni ’70 così venderà la sua villa di Beverly Hills a un altro miliardario, Jim Randall, che si era appena sposato con Marisa Berenson. Passerà un periodo di crisi (raccontava di aver dormito per un periodo nella sua Cadillac), poi riprenderà con Broadway, con la commedia musicale Irene nel 1973, dove esordirà sua figlia Carrie, e poi con Debbie! nel 1976. Il successo incredibile di Star Wars nel 1977 e di sua figlia Carrie la riportano in auge, appunto, come madre della Principessa Leia. Un ruolo che manterrà in qualche modo avrà fino alla sua morte.
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Anche quando i suoi rapporti turbolenti con la figlia e con i problemi mentali della figlia, diventeranno di dominio pubblico con la pubblicazione del romanzo autobiografico di Carrie Fisher Cartoline dall’inferno, che diventerà un film con Shirley MacLaine nel suo ruolo. In qualche modo, però, Debbie Reynolds, cascherà sempre in piedi, e si rafforzwrà ogni volta.
La ritroveremo così in centinaia di film per la tv e serie tv, avrà un ruolo fisso anche nel divertente Will & Grace, e la vedremo, solo un paio d’anni fa, come mammina del Liberace di Michael Douglas nel geniale Dietro i candelabri di Steven Sodenbergh. Se Carrie Fisher è una “child of Hollywood”, Debbie è la mammina di Hollywood. Difficile liberarsene. Anche da morti.
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