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    LA VENEZIA DEI GIUSTI - IERI SERA È ARRIVATO ANCHE SALVINI CON FIDANZATA PER VEDERE L’UNICO FILM DI POLIZIOTTI EROICI, “PADRENOSTRO”, CHE CLAUDIO NOCE HA DEDICATO ALLA FIGURA DEL PADRE, IL VICEQUESTORE VITTIMA DI UN SANGUINOSO ATTENTATO DEI NAP A ROMA – LO INTERPRETA FAVINO, AL SOLITO, BRAVISSIMO NEL COSTRUIRE UN PERSONAGGIO CREDIBILE DI POLIZIOTTO ANNI ’70, NOCE SEMBRA INVECE PIÙ INTERESSATO A UN RACCONTO ELEGIACO. MAGARI ABBIAMO IDEE DIVERSE DEGLI ANNI ’70 E DEI RAPPORTI FRA PADRI E FIGLI. PARLO DA FIGLIO DI VICEQUESTORE E QUESTORE… VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Ecco, ieri sera è arrivato anche Matteo Salvini con fidanzata e mascherina per vedere l’unico film di poliziotti eroici, calabresi e laziali, “Padrenostro”, che Claudio Noce ha dedicato alla figura del padre, il vicequestore Alfonso Noce, responsabile dell'antiterrorismo nel Lazio a metà degli anni ’70.

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    Nel film, lo interpreta Pier Francesco Favino con capello all'indietro e basettoni come fosse un personaggio di Fernando Di Leo, è vittima di un sanguinoso attentato dei Nap a Roma nel dicembre del 1976 dove muoiono un poliziotto e un terrorista.

     

    Il figlioletto biondo, Valerio, interpretato da Francesco Gheghi, è testimone dello scontro a fuoco e ha visto il terrorista agonizzante e il padre ferito alla schiena portato via d’urgenza. Il film, in realtà, non è tanto sugli anni di piombo o sulla ricostruzione del periodo, quanto sul rapporto che il figlioletto, lazialissimo, fan di Tex e di Long John Chinaglia, ha con la figura paterna prima e poi con la figura paterna mediata dall’apparizione di uno strano ragazzino di poco più grande, certo Christian, Mattia Geraci, che appare quasi dal nulla e che sembra portare al film un qualche mistero.

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    Lo spettatore ha visto il piccolo Valerio, prima dell'attentato, giocare con un amico immaginario e quindi non capisce se questo nuovo amico esista davvero o sia frutto di fantasia. Ma Christian funzionerà soprattutto per modificare il rapporto di Valerio col padre.

     

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    Un po’ confuso nella costruzione del mistero, e opaco nella costruzione dei rapporti del bambino con la madre, il film prende quota e interesse quando quel mistero inizia a dipanarsi, anche se tutto il materiale messo in piedi spesso non ha un controllo adeguato. Favino è, al solito, bravissimo nel costruire un personaggio credibile di poliziotto anni ’70, e come lui Antonio Geraci, che fa un suo collega, ma dove il film avrebbe avuto bisogno di una regia più d’azione o comunque più stretta, Noce sembra invece più interessato a un racconto elegiaco. Magari abbiamo idee diverse degli anni ’70 e dei rapporti fra padri e figli. Parlo da figlio di vicequestore e questore… 

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