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    IL CINEMA DEI GIUSTI - LE CORSE ROMANTICHE IN MEZZO ALLA STRADA, JOVANOTTI CHE CANTA IN INGLESE, ''DIO COME TI AMO!'': GABRIELE MUCCINO È TORNATO. PRO O CONTRO? BOH! È MUCCINO. E QUESTO ''PADRI E FIGLIE'', CON RUSSELL CROWE GONFIO E TRISTE E AMANDA SEYFRIED CHE RIEMPIE LE LACUNE SENTIMENTALI CON SCOPATE E POMPINI OCCASIONALI, NON È MALE


     
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    Marco Giusti per Dagospia

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    Padri e figlie di Gabriele Muccino

     

    Oh! Le corse romantiche in mezzo alla strada. I sentimenti. “Dio come ti amo!” Jovanotti che canta in inglese “Amore mio”, pezzo inedito. Michael Bolton. Le battute cattive: “Perché Dio ha fatto gli scarafaggi e i critici”. Le battute al femminile: “Gli uomini possono vivere senza amore, le donne no”.  Le battute da vecchio pd prerenziano: “Qui non c’è spazio per amore e sentimenti, sono gli Stati Uniti del Dollaro!”.

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    Ci siamo! E’ tornato Gabriele Muccino. Pro o contro? Boh! E’ Muccino. E questo Padri e figlie, Fathers and Sons, che ha girato a Pittsburgh come se fossi a Prati, con una sceneggiatura di Brad Desch del 2012, interpretato da un Russell Crowe gonfio e triste, scrittore premio Pulitzer con mano tremolante e da una luminosa Amanda Seyfried come figlia piena di problemi che risolve con scopate rapide ma poco costruttive, non è niente male.

     

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    Anzi, è forse il film americano più mucciniano che ha fatto. Prendere o lasciare. Un mélo, un lacrimetta movie, perché non si piange come ai bei tempi, ma pieno di sentimenti e di amore paterno e filiale. Il vecchio Russell Crowe, sempre più simile a uno dei fratelli Muccino, è Jake Davies, celebre romanziere, che si infuria in auto per la gelosia della moglie, che le ricorda una vecchia scopata di sette anni prima (mortacci…), va a sbattere e provoca un disastro.

     

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    Rimane vedovo, con forti problemi psichici, una mano che trema, e una figlioletta bionda con gli occhioni Katie, Kylie Rogers, che lo adora e che lui chiama Patatina (Potato Chip). Finisce per sette mesi in ospedale e lascia la figlioletta ai perfidi zii miliardari, Bruce Greenwood e Diane Kruger, che la vorrebbero tutta per sé. Jake non ci sta, ma il suo ultimo romanzo, “Tulipani amari” (beh, il titolo…) è massacrato dai perfidi critici (era ovvio) e non ha più una lira. Il tutto è alternato alla situazione 27 anni dopo, con Katie grande, è Amanda Seyfried, piena di problemi.

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    Era il minimo. Ha un fidanzato ricco e scrittore, l’Aaron Paul di Breaking Bad, che gli ricorda il babbo, ma lei ha troppe paure e buchi sentimentali che riempie con scopate e blowjob occasionali. Di giorno lavora come psicanalista e cura una bambina nera orfanella, la grande Quvenzhané Wallis. Merita la felicità. Mettiamoci anche l’agente di Jake, una notevole Jane Fonda, un cameo di Janet McTeer e uno di Octavia Spencer. E la musica di Paolo Buonvino come ai vecchi tempi dei film girati a Roma Nord.

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    Beh, in fondo poco è cambiato dai giorni del Mamiani di Come te nessuno mai. Muccino gira bene, ha un gran bello schermo, la fotografia è di Shane Hurblat, i suoi attori funzionano, crede totalmente al mélo. Ha dichiarato pure che ci ha messo molto di suo, altro che imposizione dei produttori.

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    Certo, questi romanzi di Russell Crowe devono essere tremendi, ma almeno sono scritti con la macchina da scrivere e non con al computer. All’amore per la figlioletta bionda ci credi, lui le legge anche “Orsacchiotto” di Maurice Sendak. Promosso, anche se non si sa ancora quando uscirà in America (con quel cast?). In sala dal 1° ottobre.

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