Marco Giusti per Dagospia
crudelia
Con la partita della nazionale stasera, voglio proprio vedere chi ha il coraggio di andare al cinema o di vedere le serie nordiche in tv (e “Katla”, Netflix, quella del vulcano in Islanda che sta devastando un’isola e i suoi ghiacciai portando in vita umani che non sono né zombi né cloni è favolosa).
La notizia del giorno è che su Prime hanno inserito sia il bellissimo “Brooklyn” diretto da John Crowley, scritto da Nick Hornby, con Saoirse Ronan irlandese divisa tra vecchio e nuovo mondo, sia il freschissimo “Crudelia”, che ieri in sala era secondo con 21 mila euro e un totale di 1,9 milioni dietro a “A Quiet Place 2”, 66 mila euro. Non capisco bene perché distributori e piattaforme mandino certi film italiani in sala, come la commedia “School of Mafia” di Alessandro Pondi, ieri ottavo a 7 mila euro, e altri direttamente in streaming, come il noir “Appunti di vita di un venditore di carne” di Fabio Resinaro.
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Sono entrambi film pensati per la sala che non possono avere gran vita oggi sullo schermo, ma non capisco certe logiche di smistamento. In prima serata in chiaro, ovviamente, c’è il vuoto cosmico. Cioè l’ennesimo film inutile di Rai Due con titolo altisonante, “Ossessione senza fine: frammenti di un incubo” di tal Jeff Hare con Eric Roberts, il fratello sfigato di Julia Roberts, un altro film assurdo con Nicholas Cage (ma quanti ne fa?) su canale 20, “Drive Angry 3D” di tal Patrick Lussier, un film poco noto di John Travolta in fase supercalante, “The Forger – Il falsario” di Philip Martin con Christopher Plummer, Iris alle 21.
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Per non parlare di uno degli spaghetti western più mosci di tutto il genere, almeno nel ricordo di allora, “Pochi dollari per Django”, firmato da Leon Klimosky ma in realtà diretto in gran parte da Enzo G. Castellari,, col brasiliano Antonio De Teffé che si faceva chiamare Anthony Steffen, il vero americano Frank Wolff e Gloria Osuna. Per Klimovsky, ricordava Enzo, era tutto “bueno”, metteva la macchina da presa dove capitava e girava. Così girò molto, se non quasi tutto Castellari, visto che il padre, Marino Girolami, era il produttore italiani, anche se Klimosky “era una persona squisita, argentino, piccolino, musicista e ginecologo, con una dentiera bellissima che fischiava quando parlava, sempre con il basco, cordialissimo”.
Se non vi addormentate subito, alle 23 trovate sullo stesso canale il più interessante “Django il bastardo” di Sergio Garrone sempre con Anthony Steffen. L’unico thriller della prima serata con qualche nudo è “Graffiante desiderio” di Sergio Martino, Cielo alle 21, 25, una sorta di Basic Istinct alla matriciana girato a Rimini con Vittoria Belvedere, allora stellina della tv, la popputona Serena Grandi e Andrea Roncato che cercava inutilmente di uscire dal tormentone del “checidochecidochecidò”. Il problema del film, come ricordava anche Sergio Martino, era appunto rendere credibile Andrea Roncato.
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Per il pubblico femminile le cose vanno un po’ meglio, la commedia musicarella vacanziera per sessanta-settantenni vaccinati, “Mamma mia!” di Phyllida Lloyd con Meryl Streep, Pierce Brosnan, Colin Forth, Rete 4 alle 21, 20, il buon polpettone drammatica con le cattive matrigne “White Oleander” di Peter Kosminsky con René Zellweger, Michelle Pfeiffer, Alison Lohman, Robin Wright, Rai Tre alle 21, 20.
I titoli migliori della prima serata sono il vecchio film di Mauro Bolognini “Fatti di gente perbene”, Rai Storia alle 21, 10, con Giancarlo Giannini, Catherine Deneuve, Fernando Rey, Tina Aumont e il noir “Via dall’incubo” di Michael Apted con Jennifer Lopez che cerca di scappare da un marito ricco, bono ma bipolare, Rai 4. In seconda serata, a partita finita, ci sarebbe un bel giallo di James Foley “L’ultimo appello”, Rete 4 alle 23, 50, con Gene Hackman che fa il razzista condannato a morte che un giovane avvocato, Chris O’Donnell ritiene innocente e cercherà di salvare. Non male.
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Cercate di evitare il vistissimo e rovinato dai retakes e dai rimontaggi della produzione “Dream House” di Jim Sheridan con Daniel Craig, Rachel Weisz e Naomi Watts, Iris alle 23, 19. Molto divertente, e poco visto, “Rat Race” di Jerry Zucker con grande cast comico, John Cleese, Whoopi Goldberg, Rowan Atkinson e cammeo di Kathy Bates. E’ una caccia al tesoro organizzata da un eccentrico miliardario che coinvolge un gruppo di sfigatissimi personaggi sul modelli di “Questo pazzo pazzo pazzo pazzo mondo”, Paramount Channel alle 23.
Le cose migliorano nella notte già con l’erotichello “Una donna nella notte” di Nello Rossati con la bellissima Lorraine De Selle e il trans nero Ajita Wilson, Cine 34 alle 00, 45. Nicola Di Gioia ricordava che una scena di sesso con la De Delle era clamorosamente reale. E’ interessante, ma per nulla riuscita il legal drama “Prova a incastrarmi” di Sidney Lumet quando cercava di far recitare da attore serio Vin Diesel con tanto di parrucchino, Iris all’1. C
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ercherò di registrarmi su Canale 5 all’1, perché non la vedo da una vecchia Venezia dove venne presentato non con grande successo, ahimé, la ricca versione di Jane Campion del capolavoro di Henry James ambientato a Firenze, “Ritratto di signora” con Nicole Kidman, John Malkovich, Barbara Hershey, che venne candidata all’Oscar, ma anche John Gielgud, Shelley Winters, Shelley Duvall, Valentina Cervi, Viggo Mortensen. Alla fine delle riprese Nicole Kidman si prese due settimana di pausa per riprendersi dallo stress. Io temo di essermi addormentato in sala. Da recuperare, insomma.
Lo scontro, per i cinefili della notte, si fa durissimo quando si tratterà di scegliere tra “Le livre d’image” di Jean-Luc Godard su Rai Tre alle 2, 10, grande film sulla fine del linguaggio, l’erotico autoriale stracult “Io, Emmanuelle” di Cesare Canevari, Italia 1 alle 2, 40, con Erika Blanc mai così nuda, che il regista scelse (“…costava poco”) al posto di una più che disponibile Edwige Fenech, , e infine il kolossal storico politico di Gillo Pontecorvo scritto da Franco Solinas e Giorgio Arlorio “Queimada” con Marlon Brando, Evaristo Marquez e Renato Salvatori, Rai Movie alle 2, 50.
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“Queimada” è il film che Pontecorvo, dopo aver rifiutato di girare il tortilla western “Il mercenario”, che finirà nelle mani di Sergio Corbucci (meglio così, su), girerà con grande idee di parabola politica anticapitalista. Ma Marlon Brando, che aveva accettato perché aveva amato “La battaglia di Algeri”, dopo un po’, manderà al diavolo il regista che si sente troppo genio, e i due si parleranno solo tramite Renato Salvatori.
Alla fine mollerà proprio il set, e il produttore Alberto Grimaldi avrà la grande idea di spostarlo su “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci. Allora ci sembrò un film un bel po’ sbagliato, un western all’italiana un po’ presentuoso, dove tutti, Brando-Pontecorvo-Morricone, esagerano, ma devo dire che fu il culto, anzi lo straculto, di Evaristo Marquez, un non attore terrificante qui doppiatissimo, citato da Brian De Palma in “Scarface”, a farcelo vedere in maniera diversa. Molti registi di allora, come Alex Cox, adoravano “Queimada” proprio come western politico. Cosa che noi non capivamo, anche perché non avevamo il culto di Pontecorvo, il regista, come diceva Dino Risi, che doveva girare solo capolavori (“lui pensa… ma sarà un capolavoro? Se non lo è non lo faccio…”).
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Procedendo nella notte vedo altri capolavori di ogni tipo. Non vi dico di “Senso” di Luchino Visconti, Rai Movie alle 5, o di “Desiderando Giulia” di Andrea Barzini con Serena Grandi in grande spolvero, Italia 1 alle 4, 15, o di “Sepolta viva” di Aldo Lado con Agostina Belli, Fred Robsham, allora suo fidanzato, e la bellissima Dominique Darel, o della commedia sexy da urlo “Tutta da scoprire” di Giuliano Carnimeo, Rete 4 alle 4, 15, con Nadia Cassini che mostra il sedere già dai flani dei manifesti che sono, giustamente, tutti centrati su quel suo particolare anatomico.
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Anche se è notevole pure la spagnola Maria Luisa San José, grande star sexy degli anni ’70. E gran contorno di maschi assatanati, come Bombolo e Cannavale, anche en travesti. “Quei due insieme funzionavano a meraviglia”, ricordava Carnimeo a “Cine70”, “Il film, una coproduzione italo-spagnola, lo girammo tra Lecce e Madrid. Fu una lavorazione simpaticissima. Era uno spettacolo vedere Bombolo che entrava nei bar spagnoli, dove si degustano gli antipasti locali, come i bocherones, e parlando romanesco, cercava di farsi capire dagli spagnoli: e ci riusciva. Era veramente uno spettacolo: roba da farci un altro film”.
Il film si gira a Lecce tra novembre e dicembre 1980, come ricordano i giornali locali. La troupe di Carnimeo rimarrà circa un mese in città, girando scene dove si vedono il Duomo, Piazza San Oronzo, Piazza Mazzini. Anche zone del Salento. Il film viene presentato in anteprima proprio a Lecce al cinema Massimo il 12 febbraio 1981 col titolo “L’amante tutta da scoprire”, che dovrebbe essere quello definitivo, ma a Torino il film esce come “Tutta da scoprire” il 4 giugno 1981. Ok. Mi fermo qui.
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