Il buco in testa di Antonio Capuano
Marco Giusti per Dagospia
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La domanda è semplice. Cosa fareste se vi trovaste di fronte, dopo tanti anni di sofferenza, l’uomo che ha ucciso vostro padre e vi ha rovinato la vita? Attorno a questa domanda, a un buco in testa di un padre che ci riporta al buco in testa di una figlia che per tutta la vita ha sofferto di questa mancanza, è costruito “Il buco in testa”, scritto e diretto da Antonio Capuano e interpretato da una Teresa Saponangelo in stato di grazia (subito il David di Donatello!), oltre che da due campioni come Tommaso Ragno e Francesco Di Leva, che esce il 20 maggio in sala.
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Che non solo è bellissimo, è anche un film importante per la storia di questo paese che seguita ancora oggi incredibilmente, come abbiamo visto proprio di recente, a portare i segni pesanti della lotta armata della fine degli anni ’70. La storia del film, quella di Maria Serra, il personaggio che interpreta appunto la Saponangelo, è vera. E la morte del padre è immortalata da una celebre foto dell’omicidio che tutti noi abbiamo visto e fa parte della storia del paese.
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Capuano l’ha sentita alla radio raccontata dalla stessa protagonista dell’episodio. Per trent’anni Maria, nata dopo la morte del padre nel 1977, un giovanissimo poliziotto ucciso in uno scontro armato in quel di Milano in Via De Amicis da un altrettanto giovane brigatista, ha pensato dentro di sé di vendicarsi dell’uomo che le aveva rovinato per sempre la vita.
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Il buco in testa del titolo, quindi, non è tanto quello che ha ucciso il padre, ma quello che sente la figlia cresciuta con questa mancanza e attorno a questa mancanza costruisce la propria profonda malattia. Al punto che nel quartiere di Torre del Greco dove è cresciuta e vive da sempre con la madre, non riesce a stabilire niente di veramente solido, né un amore, né un lavoro, né una vera famiglia.
Un quartiere, a metà tra il mare e il Vesuvio, sbattuta dal vento e della violenza della camorra. Il suo amico Fabio, Francesco Di Leva, cerca di cambiare le cose educando al teatro i giovani del posto. Lei è spinta dalla sua psicologa a incontrare a Milano il terrorista che le ha ucciso il padre, Tommaso Ragno, da anni uscito di prigione, che vive a Milano da spostato e da reduce di qualcosa che ha lacerato il paese profondamente.
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Armata con la pistola del padre, Maria non sa bene cosa farà quando se lo troverà di fronte. Ma la vendetta o il perdono, la violenza e la pace, sembrano per Capuano scelte assolutamente casuali che non potranno cambiare il corso delle cose per anime così ferite. Girato con inquadrature sempre originali, colori fortissimi, una continua voglia di una messa in scena mai banale né modesta, Capuano torna al suo grande cinema realistico migliore, “Vito e gli altri”, “Pianese Nunzio”, e offre a Teresa Saponangelo, che aveva lanciato ragazzina ne “L’oro di Napoli”, un ruolo importante da grande attrice matura, che non a caso arriva assieme al ruolo da protagonista nel nuovo film di Paolo Sorrentino, “E’ stata la mano di Dio”.
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