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    IL DIVANO DEI GIUSTI - IL CAPOLAVORO DELLA NOTTATA È “BASTA GUARDARLA” DI LUCIANO SALCE. UN FILM NATO DA CECCHI GORI PER FAR FARE QUALCOSA A MARIA GRAZIA BUCCELLA, FIDANZATA DEL FIGLIO VITTORIO, DIVENTATO POI UN’OPERA MOLTO AMATA DAI FAN DEL CINEMA STRACULT - IMPERDIBILE “GIALLOPARMA”, TERRIBILE ULTIMO FILM DI ALBERTO BEVILACQUA. PROTAGONISTI LA CULONA MA NASUTA NATACHA AMAL, SEMPRE PRONTA A SPOGLIARSI, E IL TORVO KASPAR CAPPARONI COME GIGOLÒ. SCENA CLOU: MENTRE LUI LA LECCA PROPRIO LÌ, LEI URLA “SONO BLOCCATA!”. ALLORA LUI LA GIRA, LA SODOMIZZA. E LA SBLOCCA, PRESUMO, ALMENO NELLA TESTA DI BEVILACQUA… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

    il mostro della cripta il mostro della cripta

     

    Sembra che sia da vedere al cinema il piccolo horror prodotto e scritto dai Manetti bros “Il mostro della cripta”, girato da Daniele Misischia in quel di Bobbio, patria di Marco Bellocchio, non a caso il figlio Pier Giorgio è il produttore esecutivo. Nel cast il giovane Tobia De Angelis e Lillo come autore di fumetti. Lillo fa sempre ridere, lo sapete. Malgrado tutto questo, il film in cinque giorni di programmazione, ahimé, ha racimolato meno di 5000 euro. Non è tanto. E’ andato a vederlo Ciro Ippolito e ha detto che non ci ha capito nulla. Uffa.

    hit and run hit and run

     

    Io, ieri pomeriggio, mi sono visto su Netflix due puntate di “Hit and Run”, fresca serie thriller israeliana con tal Lior Raz, un pelatone alla Jason Statham ma dalla stazza maggiore nel ruolo di un tassinaro che cerca di capire perché è morta sua moglie, la bella Kaelen Ohr, ballerina che stava partendo per un provino a New York e è stata investita da una macchina, che si scopre però guidata da due killer pagati chissà da chi.

     

    batman forever batman forever

    Ovvio che il protagonista ha qualcosa da nascondere, ma ovvio che anche la sua donna avesse qualcosa da nascondere. Dopo due puntate che avrebbero dovuto essere adrenaliniche e non lo erano, e la scoperta che forse il tassinaro non era proprio un tassinaro e ha un problemino con un vecchio socio, ho lasciato perdere. Ciaone.

     

    planet of the shark planet of the shark

    Stasera, Canale 20 alle 21, 05, avete “Batman Forever” di Joel Schumacher con Val Kilmer come Batman, non funziona si sa, Chris O’ Donnell come Robin, Nicole Kidman, ma soprattutto Jim Carrey come l’Enigmista, che è il personaggio più riuscito. Ma il film non mi piace granché.

    marty feldman marty feldman

     

    Meglio la serata Ferzan Ozpetek su La5, prima, alle 21, 10 “Le fate ignoranti” con Margherita Buy, Stefano Accorsi, Gabriel Garko, Erika Blancm poi alle 23 “Saturno contro” con Margherita Buy, Pier Francesco Favino, Stefano Accorsi, Luca Argentero. Credo siano finora i titoli più forti del cinema di Ozpetek.

    giovanni vernia mai stati uniti giovanni vernia mai stati uniti

     

    Cine 34 si butta in una serata dedicata ai film a episodi di Sergio Martino. Alle 21 “40 gradi all’ombra del lenzuola” con Marty Feldman, Dayle Haddon, Edwige Fenech, Aldo Maccione.

     

    edwige fenech 40 gradi all’ombra del lenzuolo edwige fenech 40 gradi all’ombra del lenzuolo

    L’idea di chiamare Marty Feldman come bodyguard della bellissima Dayle Haddon fu dello stesso Sergio Martino, che lo contattò grazie a Carol Levi: «Lui era suggestionato dal nome di chi firmava la sceneggiatura, Tonino Guerra appunto, lo sceneggiatore di Fellini e di Antonioni; la lesse, gli piacque molto.

     

    in ricchezza e in poverta in ricchezza e in poverta

    Nel frattempo, poiché il tono dello scritto di Guerra mi sembrava un po’ troppo estetizzante, prima che lui arrivasse, io feci una mia versione, diversa, del suo episodio, un pochino più mordace. Quando lui arrivò a Roma mi disse che aveva accettato la versione di Guerra e quella avrebbe girato. Ci mise un pochino in crisi. Lui arrivò il giovedì prima di cominciare a girare; invece, poi, il sabato sera, stranamente, mi disse che, forse, la versione che avevo scritto io andava meglio…».

     

    40 gradi all’ombra del lenzuolo 1 40 gradi all’ombra del lenzuolo 1

     

    Quanto al personaggio di Tomas Milian, il più criticato da tutti perché troppo grottesco, Martino ricorda che «forse il suo personaggio era un po’ eccessivo, una trasformazione un po’ troppo grottesca, con questo parruccone, i denti.. Io lo seguii, ma tendenzialmente era lui che voleva questo camuffamento, gli dava sicurezza». (Nocturno).

     

    la pica sul pacifico 2 la pica sul pacifico 2

    Scriveva Giovanni Buttafava su Il Patalogo: «Film da dosaggio paradigmatico perfetto di pelo e non pelo. Dayle Haddon concede il massimo (seni, sedere, slip frontale trasparente), controbilanciando la presenza solo allusiva di Giovanna Ralli (fuggevole mostra delle gambe), all’estremo di una ben precisa gamma di offerte: gambe+scollatura (Sydne Rome), seni soli (Bouchet), seni+sedere (Fenech)».

     

    lino banfi edwige fenech zucchero, miele e peperoncino lino banfi edwige fenech zucchero, miele e peperoncino

    Alle 23 il già molto visto “Zucchero, miele e peperoncino” con Renato Pozzetto, Lino Banfi, Pippo Franco. E’ sicuramente una commedia meno volgarotta “In ricchezza e in povertà” di Bryan Spicer, con Tim Allen e Kirstie Alley newyorkesi che si nascondono tra gli amish, ma non ha nessun culto.

     

    giovanni vernia mai stati uniti giovanni vernia mai stati uniti

     Occhio alle 21, 10 su Rai Movie a “Mai stati uniti” dei Vanzina con Ambra, Anna Foglietta, Ricky Memphis, Vincenzo Salemme e Giovanni Vernia che in una scena mostra il culo e non solo senza imbarazzo. Il pretesto per portare un gruppo di comici in America è quello della morte di un miliardario, padre naturale di cinque persone che non si sono mai viste tra di loro e nulla sapevano di questo padre.

     

    ambra angiolini anna foglietta mai stati uniti ambra angiolini anna foglietta mai stati uniti

    Sono: un cuoco napoletano, Vincenzo Salemme, un’impiegata malata d’ansia, Ambra, un divorziato con figlio che si arrabatta come pagliaccio nelle feste dei bambini, Ricky Memphis, un garzone dello zoo strampalato, Giovanni Vernia, una coatta di Roma Est, Anna Foglietta. Per poter usufruire della ricchissima eredità i cinque devono solo andare nel deserto dell’Arizona e gettare lì le ceneri dell’ignoto genitore.

     

    franca valeri basta guardarla franca valeri basta guardarla

    Ma affinché il film diventi una commedia on the road, con tutti gli incidenti che possiamo immaginare, dalla pausa sotto il Monte Rushmore con le sculture giganti dei quattro presidenti (“In Italia potremmo metterci Napolitano, Ciampi, Pertini e Franco Sensi”, dice Memphis) alla capatina a Las Vegas, dove incontreranno un Maurizio Mattioli in gran forma, dalla rapina al drugstore al bordello scambiato per la casetta del benzinaio, i cinque dovranno abbandonare l’aereo e prendere una monovolume.

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    Se la citazione classica, come quella iniziale della partita di poker di Vittorio De Sica col bambino da “L’oro di Napoli”, affidata a Salemme, è una delle cose che funzionano di più, per non parlare del racconto alla Mario Brega affidato a Ricky Memphis per raccontare come ha risolto violentemente la questione con un rapinatore va detto che la comicità strampalata, alla Zelig, di Giovanni Vernia stride parecchio in questo contesto.

     

    Le cose vanno meglio con la moderna romanità coatta di Anna Foglietta, già rodata in “Colpi di fulmine”, che si adatta perfettamente anche al Vanzina Touch e riesce a interagire anche con l’ansia da “Immaturi” di Ambra, condannata in ogni film a fare l’isterica piena di tranquillanti.

    maria grazia buccella carlo giuffre basta guardarla maria grazia buccella carlo giuffre basta guardarla

     

    Ovvio che quando entra in scena col suo carico di battute Maurizio Mattioli come giocatore romano in quel di Las Vegas e si incontra con Anna Foglietta travestita da strappona i Vanzina tornano nel loro mondo e tutto fila più liscio.

     

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    Non dovrebbe essere un capolavoro “Planet of the Sharks” di Mark Atkins con Brandon Aulet, Stephanie Beran, Cielo 21, 15. Magari è divertente l’adrenalinico francese “Una famiglia senza freni” di Nicolas Benandu dove davvero una famiglia si ritrova in viaggio senza freni su una macchina in corsa, Rai Tre alle 21, 30.

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    Rai Due alle 21, 30 si butta su un mélo mai sentito, “Non avrai mai mio figlio” di Tori Garrett con Lindsy Fonseca e Kirstie Allen, dove una ragazza stuprata non solo decide di tenersi il bambino, ma dovrà affrontare il ritorno del padre del pupo che reclama i propri diritti.

     

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    In seconda serata, oltre al sempre funzionante “La mafia uccide solo d’estate” di Pif, Rai Movie alle 22, 50, vedo che arriva su Rete 4 alle 00, 40 il clamoroso “Gangster Story”/”Bonnie and Clyde” diretto da Arthur Penn, scritto magistralmente da David Newman e Robert Benton, con Faye Dunaway e Warren Beatty come la cameriera Bonnie Parker e il ladruncolo Clyde Barrow che diventano rapinatori di banche, Gene Hackman, Michael G. Pollard, Estelle Parsons (Oscar) e addirittura Gene Wilder al suo esordio.

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    Grande affresco dell’America violenta degli anni della Depressione, siamo nel 1933, grande fotografia di Burnett Guffey (Oscar) e strepitosa direzione di attori, Dunaway, Hackman e Pollard vennero lanciati qui. Quando uscì rappresentò una piccola rivoluzione nel cinema di Hollywood e non solo. Perfino gli abiti della coppia di gangster e i loro cappelli, creati da Theodora Van Runkle divennero moda nel 1968.

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    La Warner ci credeva talmente poco che offrì a Warren Beatty il 40% degli incassi. Lui avrebbe voluto nella parte di Bonnie la sua fidanzata del tempo Natalie Wood, che cercò di suicidarsi proprio in quel periodo. Il vecchio Jack L. Warner lo vide, dichiarò “Le due ore e dieci minute più pesanti che abbia mai passato” e lo voleva vendere.

     

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    Il film venne offerto dalla Warner a Truffaut, a Godard e a Willyam Wyler, poi ritornò a Penn, che fu la scelta migliore. Il maggior cambiamento che fece Penn rispetto alla sceneggiatura fu di togliere la bisessualità di Clyde e farne invece un impotente.

     

     

     

    maria grazia buccella maria grazia buccella

    A parte un paio di repliche che non vi dico neanche, arrivano film interessanti solo nella notte. “Le tre eccetera del colonnello” di Claude Boissol, coproduzione italo-ispano-francese con Vittorio De Sica colonnello napoleonico in Andalusia alle prese con tre donne bellissime dalle molte richieste, Anita Ekberg, Daniel Gelin, Giorgia Moll, Paolo Stoppa, Fernando Fernan Gomez, Iris alle 2, 50.

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    O “La Pica sul Pacifico”, diretto da Roberto Bianchi Montero, scritto da Scarnicci e Tarabusi, con Tina Pica, con Ugo Tognazzi Memmo Carotenuto, Elke Sommer, Rete 4 alle 3, 10. Folle parodia di “La diga sul Pacifico” di René Clement e del romanzo di Marguerite Duras, con Tina Pica che deve trovare marito per essere accettati dai nativi su un’isola del Pacifico.

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    Ma il capolavoro della nottata è “Basta guardarla” di Luciano Salce, omaggio all’avanspettacolo, scritto con Iaia Fiastri, con un cast meraviglioso formato da Maria Grazia Buccella nella sua migliore interpretazione di sempre, quella di Erika Rikk, Carlo Giuffré come Silver Boy, Mariangela Melato come finta spagnola Marisa Do Sol in realtà milanese da urlo, Luciano Salce come capo-comico cafone Farfarello e Franca Valeri come sua moglie Pola Prima.

    saturno contro saturno contro

     

    Ci sono anche Pippo Franco che spiega come si balla alla Buccella, Loredana Berté giovanissima, Riccardo Garrone, Umberto D’Orsi. Numeri di varietà memorabili… Un film nato da Cecchi Gori per far fare qualcosa alla Buccella, fidanzata del figlio Vittorio, ma diventato poi un’opera maggiore molto amata dai fan della commedia all’italiana e del cinema stracult. 

     

    Imperdibile, ahimé, anche “Gialloparma”, Iris alle 4, 25, terribile ultimo film scritto e diretto da Alberto Bevilacqua. Ne scrivevo, quando lo vidi, come di un’altra operazione suicida coi soldi però non della Rai, ma di Berlusconi. Protagonista è una culona ma nasuta sconosciuta, certa Natacha Amal, sempre pronta a spogliarsi, e il torvo Kaspar Capparoni cone gigolò. Una scena clou mentre lui la lecca proprio lì, lei urla un “Sono bloccata!”. Allora lui la gira, la sodomizza. E la sblocca, presumo, almeno nella testa di Bevilacqua regista.

    la pica sul pacifico la pica sul pacifico

     

     Mettiamoci anche il figlio sperduto di Jodorowsky, un Robert Hossein vecchissimo nei panni del procuratore che indaga sull’omicidio che lui stesso ha commesso che mantiene sempre un abito giallino, un ombrella e la copia della “Gazzetta di Parma”, e la strepitosa Michela Miti, un tempo supplente bbona di Pierino e qui musa di bevilacqua, che gira coi libri di Marguerite Duras.

     

    ti koyo e il suo pescecane ti koyo e il suo pescecane

    Io e il mio amico Picci lo vedemmo al Giulio Cesare di Roma addormentandoci all’unisono assieme a cinque zombi in platea. Cultissimo. Tutto si chiude su “Ti-Koyo e il suo pescecane” di Folco Qulici, con adattamento di Italo Calvino (ho detto ITALO CALVINO!), Rai Movie alle 5 e con “Ursus nella valle dei leoni” di Carlo Ludovico Bragaglia con Ed Fury, Moira Orfei, Alberto Lupo, Rete 4 alle 4, 35. Rete 4 alle 4, 30. O L’Ursus di Ed Fury più che coi leoni, che erano quelli domati da Orlando Orfei, si scontrava con l’Ursus rivale di Samson Burke in “La vendetta di Ursus”. Fu una vera guerra tra Ursus rivali…

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