Marco Giusti per Dgospia
ray lovelock
Biondo, capelli lunghi, faccia da bravo ragazzo, ma soprattutto vero inglese di Roma, nato proprio a San Giovanni e tifoso della Lazio. Il cinema di genere italiano perde anche Ray Lovelock, 67 anni, protagonisti di tanti polizieschi, thriller, horror e di tanta fiction dagli anni ’80 in poi.
Cordiale, simpatico, sempre alla mano, Ray Lovelock nasce a Roma nel 1950 da madre italiana e da padre inglese, sceso in Italia con gli alleati durante la guerra. Bello, finisce subito nella pubblicità fin dagli anni ’60 (quella dei Tic Tac), ma è ancora un ragazzino quando gira il suo primo film, il folle western di Giulio Questi Se sei vivo spara con Tomas Milian protagonista.
Il suo è il ruolo è quello di Evan e non fa una bella fine. Con Tomas lo ritroviamo in un ruolo molto più importante in Banditi a Milano di Carlo Lizzani, con Gian Maria Volonté nei panni del bandito Cavallero, fondamentale poliziesco del nostro cinema. Diventato amico di Tomas, Ray Lovelock canta anche nel suo gruppo. Canterà spesso negli anni successivi, anche nei suoi film, come Uomini si nasce, poliziotti si muore o Pronto a uccidere.
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Lo troviamo diviso tra particine in film più o meno importanti, Sette volte sette di Vittorio De Sica, I giovani tigri di Antonio Leonviola, ma è protagonista assoluto di Plagio di Sergio Capogna, primissimo film sull’omosessualità, anzi sul rapporto di plagio, come si diceva al tempo del processo Braibanti, tra un giovane e un adulto.
Diventato un attore maggiore, lo troviamo in film diversi, come l’erotico adolescenziale La peccatrice adolescente di Roger Fritz e la curiosissima commedia grottesca Toh, è morta la nonna di Mario Monicelli, dove Lovelock è protagonista assieme a Carole André o L’amica di Alberto Lattuada con Lisa Gastoni protagonista.
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Un posto ideale per uccidere è la prima delle sue collaborazioni conil regista Umberto Lenzi, che lo richiamerà molte volte. A suo fianco nel thriller troviamo la matura Irene Papas e una giovanissima e nudissima Ornella Muti. Spesso troviamo Lovelock in coppia con belle giovanissime, da Carole André a Mita Medici, da Stefania Casini a Gloria Guida.
Compare in qualche film internazionale, come Il violinista sul tetto di Norman Jewison o Il giorno del furore di Antonio Calenda, ma troverà il successo da coprotagonista o protagonista solo nel poliziesco anni ’70, a cominciare da Squadra volante di Stelvio Massi a fianco dell’amico Tomas Milian.
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Eccolo poi in Milano odia: la polizia non può sparare di Lenzi, Roma violenta di Marino Girolami e, soprattutto, Uomini si nasce, poliziotti si muore di Ruggero Deodato dove fa coppia con Marc Porel. Non è tanto a suo agio nella commedia sexy del tempo, dove ha ruoli di maschio impotente, come in La moglie vergine, o di effeminato, Scusi, lei è normale?, malgrado abbia partner bellissime come Edwige Fenech.
Decisamente più a suo agio nell’horror, come il cultissimo Non si deve profanare il sonno dei morti dello spagnolo Jorge Grau, Macchie solari di Armando Crispino, Le regine di Tonino Cervi o il più tardo Murderock di Lucio Fulci. Ma funziona anche nel macaroni war movie alla Lenzi, Il grande attacco e Contro quattro bandiere, dove ha modo di recitare in inglese con grandi attori americani come Henry Fonda.
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Finisce male come stupratore violento in La settima donna, mentre scappa proprio dal set nel giallo Play motel quando scopre che si tratta di un porno girato in diverse versioni più o meno hard. Ha recitato fino alla fine in una marea di fiction e di soap, ma i suoi grandi titoli sono tutti legati all’epoca del cinema di genere.
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