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    IL CINEMA DEI GIUSTI - “LE FACCIO UN BEL CLISTERINO!” ECCO IL CINEPANETTONE DEL RITROVATO TRIO PARENTI-VANZINA: SUBLIMI GLI EPISODI CON BOLDI E PROIETTI, MENO GLI ALTRI - MA L’ASSENZA DI DE LAURENTIIS SI SENTE


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    “Ma tu di che segno 6?”

     

    “Le faccio un bel clisterino!”. “Avvocato, ma questo è un cucciolo!” – “Sti cazzi!”. Ci siamo. O ci risiamo.

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    Finalmente liberi, dopo oltre vent’anni di cinepanettoni targati De Laurentiis, Neri Parenti regista e Carlo e Enrico Vanzina produttori e sceneggiatori, ritrovano un Massimo Boldi al massimo della forma e sfornano un loro cinepanettone, “Ma tu di che segno 6?”, costruito a 6 episodi con comici più o meno freschi, da Gigi Proietti a Ricky Memphis, da Vincenzo Salemme a Pio e Amedeo a Angelo Pintus, distribuito dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti con il marchio K Film, pronti a affrontare la dura lotta di Natale contro l’ultima puntata di Lo Hobbit, contro il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo, “Il ricco, il povero e il maggiordomo”, e ovviamento contro “Un Natale stupefacente” di Volfango De Blasi, cioè ciò che resta della commedia natalizia così voluta da Aurelio De Laurentiis.

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    Al di là delle battute, dei manifesti con alberi e cappelli natalizi, è un momento storico per la commedia italiana. Perché nessuno credeva che davvero Aurelio De Laurentiis, Neri Parenti e Christian De Sica si potessero staccare nella missione del cinepanettone, anche se già, in tempi diversi, si erano persi Massimo Boldi e i Vanzina. Intanto, che bellezza!, già piovono pernacchie dalla critica più giovane: “Qualcosa di inimmaginabile, per quanto cinematograficamente squallido nel suo essere con quasi ostentata fierezza stupido e privo di idee”, scrive tal Federico Boni su Cineblog.

     

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    E non credo che seguirà maggior rispetto da critici (ma dove sono?) più blasonati. Diciamo subito che esattamente come ogni cinepanettone che si rispetti, anche qui, abbiamo episodi più o meno riusciti, non sempre c’è un vero amalgama tra i comici scelti. Ma diciamo subito che, in mano a Neri Parenti e ai Vanzina, gli episodi di Massimo Boldi e di Gigi Proietti sono sublimi. Erano anni che non si navigava su quei livelli e Boldi torna a essere un po’ il “Carlo Verdone” del suo episodio di “Fratelli d’Italia”, non a caso tragato Parenti-Vanzina.

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    Qui è tal Carlo Rabagliati (“quando canta Rabagliati” è ovviamente citata), tipografo ufficiale del Vaticano e igienista maniaco che affronta il viaggio Milano – Roma in treno per parlare con un cardinale. Si fa un taglietto al dito e si fa trasportare all’ospedale, dove verrà scambiato per un paziente che si deve operare di emorroidi. Pesantino, eh? Si sa che la commedia italiana non è mai stata fine.

     

    Ma alle prese con un rozzo e corrompibile portantino (grandioso, chi è?), con il dottor Mosca, Luis Molteni, che deve operarlo e con un romanissimo infermiere, Nic Di Gioia nel ruolo comico di una vita, il rozzissimo sketch arriva a livelli comici sublimi. E Boldi è perfetto come un tempo. Nessuno sa fare lo scemo come lui. Scordavo che troviamo nel ruolo del figlio di Boldi, doppiato in milanese, il critico Sergio Fabi… Gigi Proietti è invece un terribile avvocato romano, tal Giuliano De Marchis, pronto a difendere ogni genere di imbroglione e di ladrone da mafia romana.

     

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    I Vanzina sono sempre sul pezzo, si sa. “Ci sono due tipi di avvocati, quelli che conoscono le leggi e quelli che conoscono i giudici” è il motto di De Marchis, seguito da un ancora più elegante “Per me un cliente è innocente finché ha i soldi per pagarmi”. Parenti, Vanzina e Proietti riescono in pochi minuti a costruirci un ritratto perfetto dell’avvocato romano dei tempi der Cecato, generone romano e cafonal inarrivabile. Altro che Grandi Bellezze.

     

    Non solo. Gli mettono accanto una serie di mostri da serate romane, donne ricche e svaporate, altri avvocati che si chiamano Comodi, Milito, nomi che esistono solo nei salotti romani vanziniani. Finché rimane un mostro, Proietti è perfetto, un po’ meno quando prende una botta in testa e diventa senza memoria e quindi buono. E’ notevole anche l’episodio con Ricky Memphis nei panni di Saturno Bolla, tecnico di parabole che cerca in tutti i modi di non farsi scopare dalla bellona di turno, Vanessa Hessler, che se lo vuole fare solo perché è scritto sul suo oroscopo.

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    E lui la vuole evitare perché sta alla larga dalle donne ariete. Decide così, di fronte a lei, di preferirle una commessa tappetta simil Gegia, chiamata simpaticamente la “scorreggia”, interpretata con grande verve da Cecilia D’Amico, nipote di Suso Cecchi D’Amico (certo, i Vanzina…). L’idea che Ricky preferisca la “scorreggia” a Vanessa Hessler non è male e anche il suo rifiuto totale, un po’ alla Pozzetto, di cedere alla bellona funzionano. Grande anche una risposta all’amico Lallo Circosta che gli dava consigli sulle donne: “Ma cosa dici? Tu l’unica cosa femminile che frequenti è la Tuscolana!”.

     

    L’episodio con Pio e Amedeo, che vede lo scatenato Amedeo che cerca di portarsi a letto la bella vicina, Mariana Rodriguez, grazie al suo amico Pio che scrive oroscopi col nome di Orion, è decisamente superiore al loro primo film, “Amici come noi”, grazie soprattutto a una regia più attenta alle gag e al funzionamento delle coppie comiche. Parenti sa anche come far risaltare la mascolinità meridionale del personaggio di Amedeo, sempre allupato e fissato sulle tette della vicina, una sotto Belen giustamente terribile. Ma se hai una coppia alla Franco e Ciccio su quello devi puntare.

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    E’ tutto costruito sul rapporto isterico tra Vincenzo Salemme, tenente colonnello dei carabinieri, e Angelo Pintus, il suo brigadiere che gli rifà il verso, e sulla follia del primo nel cercare costantemente di far allontare i fidanzati della figlia, Denise Tantucci, il sesto episodio. Più debole forse già in scrittura e forse non completamente sviluppato.

     

    Ovvio che alle prese con sei episodi più o meno di egual durata, Parenti non possa sviluppare ogni sketch allo stesso modo. Così soffre di un po’ di tagli e di compressione quello di Pio e Amedeo, che poteva anche essere più lungo, mentre quelli di Boldi e di Memphis sono perfetti perché già costruiti su quella durata. Giò sappiamo che pioveranno critiche pesanti, per qualche volgarità e qualche pesantezza riguardo ai personaggi femminili (la “scorreggia”, la vicina un po’ mignotta, Vanessa Hessler allupata e rifiutata…).

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    A me il film è sembrato un bel ritorno a casa per tutti, mi ha fatto ridere più di quanto sperassi, grazie anche alla regia di Neri Parenti, che è davvero il più bravo in questo genere di cinema, e alla sceneggiatura dei Vanzina che sanno trattare il generone romano e il mondo cafonal come nessun altro.

     

    Trovo però che, in qualche modo, si sente la mancanza di Aurelio De Laurentiis, del padre-padrone del cinepanettone, produttore pesante e creativo. Sappiamo bene che lui era un autore potente del cinepanettone classico, esattamente come Parenti, i Vanzina, Christian e Boldi. Non dico che sarebbe venuto meglio con De Laurentiis, dico che è un ingrediente mancante. In sala dall’11 dicembre.

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