Marco Giusti per Dagospia
At Eternity's Gate di Julian Schnabel
willem dafoe e julian schnabel
"Io sono la mia arte". Non possiamo che accogliere con piacere il Van Gogh diretto da Julian Schnabel e interpretato da Willem Dafoe in un misto di francese e inglese che ci ricorda non poco il suo Pasolini in versione Abel Ferrara. Il piacere ci viene da una parte dalla constatazione che non è il solito pesante biopic sceneggiato su un pittore famoso già trattato dal cinema, dai tempi di Brama di vivere di Vicente Minnelli con Kirk Douglas a Vincent e Theo di Robert Altman, da un'altra dal fatto che Schnabel tenta di capire l'ispirazione della voglia di luce e di giallo che tormenta Van Gogh.
at eternity s gate willem dafoe van gogh by julian schnabel
E lo fa sporcandosi le mani lui stesso, da pittore, rifacendo i tratti e le pennellate, i quadri celebri. Il titolo stesso infatti, ci riporta a un quadro preciso e a un periodo preciso della vita di Van Gogh. Non solo assistiamo al corpo a corpo di Dafoe, qui straordinario, col personaggio ma anche a quello di Schnabel, che mostra il suo lato migliore, come regista, proprio nella ricostruzione di qualcosa di impossibile da filmare come l'ispirazione di un artista, il suo fissarsi ossessivo su un colore su una luce su un volto.
at eternity s gate willem dafoe van gogh by julian schnabel
Rispetto a tanti altri film su arte e artisti, anche di registi celebri, Schnabel ha la modestia di non voler fare né l'autore né l'artista, ma solo di cercare di capire con estremo candore la passione e la follia di Van Gogh. Cast grandioso, da Oscar Isaac come Paul Gaugin a Emmanuelle Seigneur, da Mads Mikelssen a Mathieu Amalric. Magari Dafoe può anche vincere come miglior attore. E sarebbe anche giusto, pensando anche a come venne trattato a Venezia come Gesù Cristo per Scorsese e come Pasolini per Ferrara.
oscar isaac