Marco Giusti per Dagospia
luca zingaretti greta scarano il commissario montalbano il metodo catalanotti 3
Tanto lo sappiamo che stasera, 8 marzo o meno, Sanremo o non Sanremo, PD o non PD, Pfizer o Astrazeneca che vi siete fatti o che aspettate di farvi, vedrete tutti, ma proprio tutti, in primissima visione su Rai Uno, “Il commissario Montalbano: Il metodo Catalanotti”, ultima regia del compianto Alberto Sironi, ma lo firma anche Luca Zingaretti, ormai anche regista e produttore dilagante, dove Montalbano si innamora di Greta Scarano alla faccia della fidanzata Sonia Bergamasco.
melita toniolo enzo salvi una cella per due
Ma che stiamo a scherzà? Ma proprio l’8 marzo questa coltellata? Tanto valeva celebrare l’8 marzo su Cine 34 alle 3 di notte con “Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti” di Joe D’Amato con fratacchioni scopatori, mogli assatanate e mariti cornuti.
leonardo di caprio kate winslet titanic 1
Certo, le alternative a Montalbano in prima serata, non sono tante. Un “Colette” diretto da Wash Westmoreland con Keira Knightley, Rai Due alle 21, 20, moscetto e troppo inglese, o “The Lady” con Michelle Yeoh, La7 21, 15, noiosissimo biopic di Luc Besson sulla vita di Aung San Suu Kyi. Già sbadiglio.
sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti 1
Lo stra-stra-stra-visto “Titanic” di James Cameron con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet, Canale 5 alle 21, 20, lo stra-stra-stra-visto “Tre uomini e una gamba”, Italia 1 21, 20, il primo e il miglior film del trio Aldo Giovanni Giacomo, fa ancora ridere.
the lady
Ci sarebbe anche il bel western comico che rivelò Jane Fonda, ma fece vincere l’Oscar a Lee Marvin nel ruolo di due fratelli molto diversi, “Cat Ballou” di Elliot Silverstein, Rai Movie alle 21, 10. Lee Marvin, solo facendo il memorabile ma per lui facilissimo numero dell’ubriacone a cavallo passò da una paga di 30 mila dollari a film a quella di 1 milione di dollari a film.
jane fonda cat ballou
“Metà dell’Oscar”, disse con la statuetta in mano, “appartiene a un cavallo che ora starà pascolando chissà dove”. Non fu facile rendere anche il cavallo ubriaco, appoggiato al muro con le gambe incrociate come vediamo nel film. Non era un film facile e nessuno ci credeva, pur partendo da un bel copione di Walter Newman più volte riscritto. Il primo regista, Burt Kennedy, venne cacciato dalla produzione e arrivò Elliot Silverstain, che diresse poi il serissimo western “Un uomo chiamato cavallo”. Jane Fonda sottovalutava il film, mentre Lee Marvin si divertiva moltissimo a fare l’ubriacone e suo fratello cattivo.
Purtroppo non è bello come avrebbe potuto essere “Blow”, Iris alle 21, storia di un re del narcotraffico diretta da Ted Demme, sfortunato nipote di Jonathan Demme, che morì giovanissimo pochi anni dopo, interpretato da un sueprcast, Johnny Depp, Penelope Cruz e Franka Potente. Si capiva che Demme jr aveva del talento, qui non completamente espresso, e, soprattutto, sapeva come prendere Johnny Depp, qui bravissimo.
carey mulligan suffragette
Detto questo il film più stracult non solo delle 21 ma di tutta la serata, su Cine 34, è il comico “Una cella per due” di Nicola Barnaba con la coppia coattissima romana Enzo Salvi – Maurizio Battista. Si inizia con un “C’è del guano sulla carrozzeria!”. “No, è merda dottò…”. Indiscusso capolavoro trash del ventennio.
carol alt la piu bella del reame
Salvi e Battista, recitano metà del film in mutande e canotta e l’altra metà in carcere assieme al mostruoso Massimo Ceccherini che non parla, ma mangia topi e scarafaggi vivi. Quando casualmente evadono si ritrovano in situazioni assurde. “Attento al granchio!”. “Sembrava una merda” si dicono sulla spiaggia prima di rovinare una sfilata di intimo maschili di uno stilista gaio. O si lanciano in un “Qua c’è da cagarsi addosso” - “Già fatto!”.
il culo di melita toniolo in una cella per due
Il film vede Salvi avvocato intrallazzone con moglie bella e cameriera scorreggiona (“Puzzettina!”) che se la fa con Melita Toniolo (si vede più il sedere che il viso, ovvio). La moglie si vendica e lo manda in prigione. Battista invece, è un disgraziato che ha appena trovato un lavoro di tuttofare in un autosalone gestito da Massimo Marino (grandissimo!), ma lo perde perché il losco proprietario lo ha dovuto cedere proprio a un parente della Melita raccomandato da Salvi. E’ l’Italia di oggi.
carol alt la piu bella del reame
“Puoi aspirà ad altro”, gli fa Marino mentre tira una striscia di coca. “Prendila con filosofia” è un altro consiglio. “A prenderla con filosofia si finisce sempre che te la pij in der culo” è la conclusione di Battista che diventa così rapinatore di vecchiette e finisce in prigione. Completano il tutto grandi cammei, Nicola Di Gioia come boss alla “Un prophète”, la scottante Sara Tommasi in un minuscolo ruolo di segretaria (sarà stata tagliata dopo il suo celebre “ke krepi con tutte le sue troie”?... sui flani anche il nome è scomparso… ). Sui titoli di coda invece parte una scorreggia fuori onda di Maurizio Battista. Apoteosi.
melita toniolo enzo salvi una cella per due
In seconda serata si va dalla lezioncina di storia per ragazze bianche “Suffragette” di Sarah Gavron con Carey Mulligan, Meryl Streep, Helena Bonham Carter, Rai Due alle 23, 30, allo sbagliatissimo “La più bella del reame”, scritto e diretto da Cesare Ferrario, Cine 34 alle 23, con Carol Alt che torna a indossare gli abiti della Marina Ripa Di Meana senza spogliarsi mai per il sequel non vanziniano (ahi!) di “I miei primi 40 anni”.
Non funziona, noiosissimo, ma ci sono Jon Finch come amico gay al quale raccontare la sua storia, Sergio Vastano fresco di imitazioni di Funari, Nina Soldano e Mirella Banti. Ci sono anche i socialisti a Venezia. Magari andrebbe rivisto. Se ce la fate.
Decisamente superiori il bel documentario sul movimento femminista italiano “Vogliamo anche le rose” di Alina Marrazzi, Rai premium alle 23, e , soprattutto, “Incompresa” di Asia Argento, presentato a Cannes, attenzione, con Charlotte Gainsbourg che fa Daria Nicolodi.
vogliamo anche le rose 1
C’è tutto l’asiapensiero e l’asiadream. Prati e dintorni, Roma Nord, una vera giungla. Il 1984. Lei bambina, Aria, il suo vero nome, interpretata dall’incantevole Giulia Salerno, 12 anni, con tanto di assurdo apparecchio per i denti e gatto nero di nome Dac, il suo unico vero amico. La nonna, Olimpia Carlisi, che fu musa di Federico Fellini, Adriano Aprà e Alain Tanner.
cat ballou
La madre musicista, Yvonne Casella, interpretata dalla grande Charlotte Gainsbourg, infedele e sciroccata, pronta a passare da un fidanzato romantico, Max Gazzé, a uno coatto, Gian Marco Tognazzi (“Ma chi cazzo è tua madre?! Ma che sorca!!”), a un cantante punk fori de capoccia. Il padre celebre attore di soap ipervanesio, Guido Bernadotte, interpretato da uno strepitoso e stracultissimo Gabriel Garko in versione bionda (“meglio moro” dice Lucherini), che subisce l’onta di veder commentato uno dei suoi veri film, il geniale “Senso 45” di Tinto Brass, dalla moglie perfida che lo battezza come “il cane dei cani”.
sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti
I due si lasceranno a male parole, “Sei un cornuto!”, “Tu sei una troia, pure con i nani!” (i nani?...). Lui si porterà la statuetta del suo unico David di Donatello (favoloso…), il ciuffo biondo (quello che non piace a Lucherini) e la figlia grassa Lucrezia che veste di rosa, mangia troppo e se avrà un cane lo chiamerà Le Bon, come Simon Le Bon. Lei rimarrà con la sua figlia precedente, Donatina.
gabriel garko biondo incompresa
E Aria/Asia in mezzo, fra le due case, quella della mamma sempre assente, sempre dietro un uomo diverso e quella del padre che pensa solo a se stesso. E intanto scoppia la femminilità: “Ma non è i maschi mi vengono dietro perché ho un padre famoso?”. I drammi da piccola Fuksas.
incompresa 1
Nella notte ho tempo solo per segnalarvi “L’alba del gran giorno” bel western di Jacques Tourneur, Iris alle 2, 05, con Virginia Mayo, Robert Stack, Raymond Burr e la stupenda Ruth Roman.
Ma anche “Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti” non deve essere male, Rate 4 alle 3, 10. Secondo film diretto da Joe D’Amato, anche se è accreditato il suo aiuto, Romano Scandariato, che si forma Romano Gastaldi.
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“Siccome io facevo già il direttore della fotografia, non ho voluto firmare la regia (anche perché pensavo che non fosse un grande film…)”. Il produttore, Franco Gaudenzi, già scenografo, aveva qualche problema col titolo, aveva già bocciato il primo, “Novelle grasse et sollazzevoli historiae”. Stavolta aveva qualcosa da ridire su “gaudenti” perché lo riportava al suo cognome, ricordava Scandariato.
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“Il carrozzone dei Sotto-Pasolini si rotola (come fa, presumibilmente, il povero Geoffrey Chaucer nella tomba)”, scrive Nigel Gearing su “Monthly Film Bulletin”, “Ancora una volta, vecchi cornuti impotenti vengono rimpiazzati da giovani maschi virili, non c’è gara di resistenza per le loro insaziabili amanti. Ancora una volta, un tripudio di doppi sensi e molto di nascosto sotto i tavoli quando i mariti tornano prima del previsto”. Ottimo.
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