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    IL DIVANO DEI GIUSTI  - MA VOGLIAMO VEDERE ANCHE STASERA SANREMO? NON SIAMO STANCHI? QUALCHE ALTERNATIVA: IL CAPOLAVORO WESTERN DI ENZO G. CASTELLARI DAL TITOLO MERAVIGLIOSO, “VADO… L’AMMAZZO E TORNO”, SU CINE 34. CI SONO DUE TIPI DI TITOLI”, RICORDA CASTELLARI, “QUELLI DEL TIPO ME COJONI E QUELLI DEL TIPO STI CAZZI. QUESTO ERA ME COJONI” - SU CIELO ALLE 21, 15, ATTENTI, C’È UN FILM EROTICO-ARTISTICO MOLTO LESBO DI LILIANA CAVANI, “INTERNO BERLINESE”- SU CANALE 5 UN VANZINA STRACULT “NON SI RUBA A CASA DEI LADRI” CON LE BATTUTE IGNORANTI DELLA ARCURI: “HANNO ARRESTATO MARONARO!” – “GIOCA NELLA ROMA?” – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

    VADO L'AMMAZZO E TORNO VADO L'AMMAZZO E TORNO

     

    Ma vogliamo vedere davvero anche stasera il Festival di Sanremo? Non siamo stanchi? Ieri preferivo la coppia Marco Travaglio- Massimo Cacciari a quella fake queer Achille Lauro-Fiorello modellata da Alessandro Michele come i pupazzetti del presepe sanremese.

     

    Stasera, insomma, vi offro qualche alternativa. Che ne so, un classico della fuga come “Papillon” di Franklyn J. Schaffner con Steve McQueen e Dustin Hoffman su Rai Movie, alle 21, 10. O “La strana coppia” di Gene Saks con Walter Matthau e Jack Lemmon che provano a vivere assieme, La7 alle 23, 15. Lo so che Gene Saks non è Billy Wilder, che lo schermo panoramico è un filo eccessivo, ma la commedia di Neil Simon trova i suoi interpreti ideali con Lemmon e Matthau. Buttatevi sul thriller al femminile di Luc Besson “Anna” su Netflix, pur stroncatissimo dai critici americani.

    INTERNO BERLINESE 5 INTERNO BERLINESE 5

     

    Da tempo Besson non funziona più, si sa. Ci sarebbe “V per vendetta” diretto da James McTeigue, prodotto e scritto dai o dalle Wachowski con Natalie Portman e Hugo Weaving sotto la maschera, canale 20 alle 21, 05, grande film teorico sul fascismo del 2000. Non ricordo più nulla di “Basic Instinct 2” diretto da Michael Caton-Jones con Sharon Stone che riprende il suo celebre ruolo di Catherine Tremmell, Iris alle 21. Così brutto (6% su Rotten Tomatoes) che l’ho proprio rimosso. “Povera Sharon Stone, lei sarebbe ancora grande, è il thriller che è diventato piccolo” scrive Peter Bradshaw del “Guardian”.

     

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    Ma il mio film preferito delle 21 è il capolavoro western di Enzo G. Castellari dal titolo meraviglioso, “Vado… l’ammazzo e torno”, Cine 34. E’ il primo western davvero riuscito di Enzo e il primo che firma come Enzo G. Castellari. Il titolo nasce da una frase di Eli Wallach in Il buono, il brutto, il cattivo. Leone aveva in testa di girare un film con lo stesso titolo, proprio subito dopo Il buono il brutto il cattivo, ma che non c’entrava niente col cinema western.

     

    Doveva essere la storia di Gaetano Bresci interpretata da Marcello Mastroianni. Progetto folle che non fece. Il titolo, però, se lo era assicurato Romolo Guerrieri, zio di Enzo, che aveva scritto un soggettino per Amati. “Io e Scavolini”, ricorda Guerrieri,  “lo depositammo proprio come titolo per un nostro film, e da lì nacque anche una polemica. Che finì sui giornali. Poi la cosa finì lì perché Enzo era mio nipote e il film lo avrebbe girato lui. Penso che abbia riscritto completamente il nostro soggetto”.

     

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    Rimase però il titolo che era grandioso. “Ci sono due tipi di titoli”, ricorda Castellari, “quelli del tipo me cojoni e quelli del tipo sti cazzi. Questo era me cojoni”. Prendere o lasciare. È così. Di solito, ricorda Maurizio Amati, comunque, i titoli li sceglieva il padre Edmondo. Come sceglieva gli attori maggiori. Fu lui a chiamare George Hilton, mentre Castellari lottava per avere Charles Bronson (“Non farà mai un film da protagonista”, gli disse Amati). Castellari ricorda di aver raccontato il soggetto del film, cioè quello di Guerrieri e Scavolini, a Amati un sabato mattina e di averglielo cambiato a secondo delle osservazioni che faceva il produttore.

     

    carlo e enrico vanzina carlo e enrico vanzina

    Secondo Castellari il titolo lo portò Amati e non Guerrieri. George Hilton è lo Straniero (“Mi chiamano lo Straniero” risponde a chi gli chiede il nome), il cacciatore di taglie, Gilbert Roland, al suo primo spaghetti, la preda, il bandito Monetero, e Edd Byrnes è Clayton, il terzo soggetto, come il Lee Van Cleef di Il buono, il brutto il cattivo. Su Cielo alle 21, 15, attenti, c’è un film erotico-artistico molto lesbo e molto ardito di Liliana Cavani, “Interno berlinese”, tratto dal capolavoro della letteratura giapponese “La croce buddista” di Junichiro Tanizaki, che la nostra regista trasferisce nella Berlino malata del 1938 e che gioca sui rapporti erotici e sentimentali tra quattro personaggi, quelli che formano appunto la croce buddista uncinata che è poi la svastica.

     

    C’è la bellissima Gudrun Landgrebe, moglie del dipolomatico nazista Kevin McNally, che si innamora dell’affascinante Mitsuko, Mio Takaki, giovane figlia dell’ambasciatore giapponese a Berlino, a sua volta amante del suo professore, Andrea Prodan. Ricordo che accompagnai al provino dalla Cavani Ejko Mitsuko, la grande protagonista de “L’impero dei sensi” di Nagisa Oshima, ma lei preferì un’attrice più giovane e pop, la cantante Mio Takaki, che non aveva però la stessa carica erotica. Nientedeche il film di guerra “12 Soldiers” di tal Nicolai Fuglsig con Chris Hemsworth, Michael Shannon e Michael Pena, su Rai Due alle 21, 20.

     

    marco giusti marco giusti

    Meglio il Vanzina del sabato, “Non si ruba a casa dei ladri” con Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Manuela Arcuri, Stefania Rocca, Canale 5 alle 21, 20. Guardate che il film è una sorpresa. Riuscitissimo e pieno di battute. “A te la grande bellezza te fa na pippa!”. “Er culo cosa?”. “Tié, a te e a De Laurentiis!”. E pieno di buone idee comiche sulla volgarità romana di politici, acchiappone, facilitatori. “Politicamente, da che parte sta?”- “Mah, adesso l’importante è starci, facilitare…”. Sui trafficoni che hanno i soldi in Svizzera e sulla facilità di perdere tutto. E sui meccanismi della corruzione al ritmo della frase di Giovenale “A Roma tutto ha un prezzo”, giustamente citata come epigrafe finale del film.

     

    Qui sono di scena un trafficone romano, Antonio Russo, e la sua donna Lori, cioè un Massimo Ghini con un capello rossiccio e una Manuela Arcuri volgarissima e ignorantissima (“Il dado è tratto” – “Dado chi?”) che per facilitare la scelta di un’impresa delle pulizie rispetto a un’altra per un appalto, distruggono la felicità di un’altra coppia, quella formata dal napoletano Simone Santoro, Vincenzo Salemme, e da sua moglie torinese Daniela, Stefania Rocca, titolari, appunto, di una piccola impresa.

     

    MANUELA ARCURI MANUELA ARCURI

    Ridotti in miseria i Santoro trovano lavoro come camerieri proprio nella villa dell’infamone responsabile del loro disastro. E tramano una vendetta, cioè una truffa che lo ridurrà in mutande. Nella truffa sono coinvolti un altro truffato romano, Giorgio, Maurizio Mattioli, finito a far l’autista, una giovane attore cane, Lorenzo Bonucci, e una bella bionda, Ria Antoniou.

     

    Fra i truffati troviamo un banchiere svizzero, il grande Teco Celio, che fa qui il suo esordio nella commedia vanziniana dopo anni di ruoli e ruolini nella commedia del nord. I Vanzina sono gli unici che possano giocare con lievità su temi pesanti da Mafia Capitale facendoci ridere senza scadere nel moralismo o nel giornalistico. E nella volgarità alla Cafonal, va detto, che sia Ghini co sti capelli rossi in testa e la Arcuri con l’esibizione continua di intimo e di battute ignoranti (“Hanno arrestato Maronaro!” – “Gioca nella Roma?”) sono al top. Nella seconda serta vi segnalo “Alì” di Michael Mann con Will Smith e Jamie Foxx su Canale 5, 23, 20, il divertente “Lego Batman”, Italia 1 alle 23, 25, mentre più tardi, alle 00, 20, Rai Tre presenta “La bocca luminosa” di Fabrizio Ferrerio, appena presentato al Festival di Berlino, seguito da altru due film dello stesso regista.

     

    MANUELA ARCURI MASSIMO GHINI MANUELA ARCURI MASSIMO GHINI

    Niente a che vedere, diciamo, rispetto alla programmazione dei canali Mediaset, che si lanciano su “Gole ruggente”, Italia 1 alle 2, 20, l’anti-Sanremo diretto da Pier Francesco Pungitore con Pippo Franco, Pamela Prati e Leo Gullotta. O sul divertente “I marziani hanno dodici mani”, opera prima di Castellano e Pipolo con Paolo Panelli, Franco e Ciccio, Margaret Lee, Rete 4 alle 3, 15. O, addirittura su “Sposerò Simon Le Bon” di Carlo Cotti, Italia 1 alle 4, con Barbara Blanc, Federica Izzo e Luca Lionello.

     

    Per terminare alla grandissima col falso Pierino fiorentino di Giorgio Ariani, volgarissimo, in “Pierino la peste alla riscossa” di Umberto Lenzi, Rete 4 alle 4, 50. Pierino qui ha una famiglia romana con tanto di Mario Brega come padre, una madre come Didi Perego e una nonna come la Sora Lella. Renzo Montagnani ha tre grandi scene quasi a se stanti e la battuta più trash, come la sequenza di scorregge in motorino che giustifica con «Ho messo l’impianto a gas! A gas!».

     

    MANUELA ARCURI MASSIMO GHINI MANUELA ARCURI MASSIMO GHINI

    Grande apparizione di Serena Grandi come cassiera bona del bar di Enzo Andronico, chiamato Occhio di Lince. Girato totalmente in presa diretta, come rivela il cartello finale dei titoli di coda, ha buoni numeri di improvvisazione, e soprattutto recupera la coppia verdoniana Brega-Sora Lella, ed è nettamente il migliore dei falsi Pierini, anche se Giorgio Ariani è una scelta un po’ audace come protagonista. Umberto Lenzi non lo amava particolarmente, anzi. Molte le battute terribili sugli omosessuali. «Cosa è un frocio?», chiede un cinese. E Pierino: «Un uomo con una malattia inculabile». «Lo sai cosa è un recchione? Un dirottatore di uccelli». Altre teoriche: «Il rutto è solo una scorreggia che ha preso l’ascensore». La chiudo qui.

    SHARON STONE SHARON STONE

     

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