Marco Giusti per Dagospia
KRZYSZTOF PENDERECKI
La musica moderna e il cinema perdono uno dei più celebrati maestri del 900, il polacco Krzysztof Penderecki, 86 anni, forse il compositore che più ha influenzato il cinema dell’orrore di sempre. Basterebbe l’uso che hanno fatto della sua musica William Friedkin per “L’esorcista”, Stanley Kubrick per “Shining”, David Lynch per “Cuore selvaggio”, “Inland Empire” e “Twin Peaks: il ritorno”, Martin Scorsese per “Shutter Island”,
Alfonso Cuaron per “I figli degli uomini”. Sentiamo suoi celebri brani perfino in “Ready Player One” e “Black Mirror”. Se la fama di Penderecki nasce negli anni ’60, con le sue più celebri composizioni, “Utrenja”, “Polimorphia”, “Trenodie per le vittine Hiroshima”, “I diavoli di Loudon”, che venne eseguita la prima volta al Teatro dell’Opera di Stato di Amburgo nel 1969, “La Passione secondo San Luca”, nel cinema ha due carriere ben divise, da compositore, una trentina di titolo tra corti e lungometraggi e documentari, e come fonte per film altrui.
KRZYSZTOF PENDERECKI
Magari è un paragone azzardato, ma è po’ come accadrà a Ennio Morricone in questi ultimi anni, anche se dei suoi vengono usati solo brani compostoi per altri film, ma è simile il meccanismo che ha rilanciato a livello popolare quel tipo di musica e con altri effetti. Nato a Debicen, in Polonia, nel 1933, Krzysztof Penderecki, dopo gli studi presso l'Accademia di Musica di Cracovia, grazie alle sue prime composizione già nel 1961 si impone all’attenzione internazionale. La sua “Passione secondo San Luca” è presentata nella Cattedrale di Munster nel 1961.
Nel cinema compone nel 1965 le musiche dello stravagante “Il manoscritto trovato a Saragoza” del cecoslacco Wojciech Has con Zbigniew Cybulski, tratto dal celebre romanzo di Jan Potocki. Lo chiama Alain Resnais per l’altrettanto stravagante, addirittura una storia d’amore mischiata coi viaggi nel tempo,“Je t’aime, Je t’aime” con Claude Rich e Olga-Georges Picot, presto seguito da Michel Cournot per il più tradizionale “Les gauloises bleus”, 1968, con Annie Girardot e Jean-Pierre Kalfon.
Nel 1972 diventa rettore dell’Accademia di Stato di Cracovia. Ma è nel 1973, con il successo internazionale di “L’esorcista” di William Friedkin che la musica di Penderecki diventa popolare in tutto il mondo. Pochi anni dopo toccherà a Stanley Kubrick servirsi delle composizioni di Penederecki, “Utrenja”, “Polimorphia” e “De Natura Sonoris”, per il suo capolavoro, “Shining”, mentre David Lynch per “Cuore selvaggio” usa la sua celebre “Kosmogonia”. Basterebbero questi film per definire per sempre la carriera del compositore.
penderecki
Dal 1973 al 1978 è chiamato a insegnare a Yale. Nel 1981 lo vuole Jerzy Skolimowski per musicare il suo film maledetto, censurato più volte e rimontato, “Mani in alto”, poi è la volta di Aleksander Sokurov per “La voce solitaria dell’uomo”, il polacco Andrzej Wajda per lo storico “Katyn”, 2007. La sua ultima composizione originale per il cinema dovrebbe essere il mai visto “Demon” di Marcin Wrona nel 2015. Nel corso della sua lunga carriera, rimase sempre un cattolico fervente, molto legato a GiovannI Paolo II, inoltre, per il quale compose varia musica. Penderecki è morto dopo lunga malattia a Varsavia.