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    IL DIVANO DEI GIUSTI – NELLA NOTTE PASSA IL TERRIFICANTE E GROTTESCO “ATTENTI AL BUFFONE” DI ALBERTO BEVILACQUA, CON NINO MANFREDI MUSICISTA-POETA IN LOTTA CON LE FORZE DEL FASCISMO – TRIONFO DEI DELIRI EROTICI-GRANDGUIGNOLESCHI DI BEVILACQUA, CHE PROPRIO NON SI REGOLA, E INSISTE SUL PORNO DICIAMO D’AUTORE ARRIVANDO A UN’ORGIA SUPERTRASH CHE VEDE PROTAGONISTI OLTRE AI TRE CAMERATI L’EX SVAMPITA CRISTINA GAJONI, LA MALCAPITATA ERIKA BLANC, E SOPRATTUTTO UNA PROCACISSIMA, GIOVANISSIMA E NUDISSIMA LOREDANA BERTÈ – VIDEO


     
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     Marco Giusti per Dagospia

     

    Tutti sul divano? Magari qualcuno è anche vaccinato. E magari qualcuno tra i meno giovani e più vaccinati si ricorderà l’effetto che fece sul pubblico italiano un film come “Vedo nudo” d Dino Risi, stasera alle 21 su Cine 34, con un Nino Manfredi capace di interpretare qualsiasi personaggio della commedia all’italiana.

     

    nino manfredi vedo nudo nino manfredi vedo nudo

    Capace di passare dal travestito “Ornella”, che si innamora, ricambiato, di Enrico Maria Salerno, al guardone miope. Una duttilità davvero mai vista. Il film fu un grande successo, terzo negli incassi della stagione 68/69 con 2 miliardi e passa di lire, e aprì la strada all’ossessione per il sesso degli italiani nei tardi anni ’60.

     

    Ricordava Iaia Fiastri, sceneggiatrice assieme a Bernardino Zapponi e Ruggero Maccari, che “Avrebbe dovuto essere un film intero e poi si decise di ridurlo a episodi. Fu firmato da tutti, e io figuravo poco rispetto a quanto in realtà avevo fatto. Però non me la sono presa, era come se lo sapessi da sempre e quindi ho avuto pazienza.

     

    eleonora giorgi nino manfredi nudo di donna eleonora giorgi nino manfredi nudo di donna

     

    In Vedo nudo lo sketch più mio è quello di Manfredi-Salerno. Mi piacque molto farlo, era forse la prima volta che si parlava di travestitismo, di transessualità. L’episodio fu concertato e concepito, come del resto gli altri, più o meno insieme a Manfredi”. Lo stesso Dino Risi, riconosce a Nino Manfredi la costruzione perfetta del personaggio.

     

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    “Bravo Nino e anche Salerno gli ha dato bene la risposta. Un’operazione così difficile riesce con un attore paziente come Manfredi; con un altro attore che non avesse avuto la voglia di limare, di usare le pause, non sarebbe venuta fuori questa qualità intimistica della storia”.

     

    Su Cielo vedo che ripassa alle 21, 15 il capolavoro camp/trash/sexy di Paul Verhoven “Showgirls” con la sconosciuta Elizabeth Berkley nel film della sua vita, quello che non le permise di fare molto altro, ma la farà ricordare per sempre.

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    E’ Nomi,  la ballerina appena arrivata a Las Vegas che sfida la reginetta dello Stardust Gina Gershon fino a prendere il suo posto. Un Eva contro Eva della lap dance.

     

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    Su Iris alle 21 vedo che passa “Effie Gray” di Richard Laxton, un film un po’ per signore dei Parioli, ma non male. La giovane Effie Gray, Dakota Fanning, sposa il critico d’arte John Ruskin, Greg Wise, non sapendo che non solo è gay, e vabbé, ma detesta proprio il corpo delle donne. Alla fine, stanca di aspettare in quel di Venezia che Ruskin cambi idea, capirai…, si mette col giovane pittore Everett Millais, Tom Sturridge.

     

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    Era un simpatico esordio quello di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, chiamati i due Fabio, con “Mine”, Canale 20 alle 21, 05, un film di guerra un po’ povero ma efficace con Arnie Hammer solo in un campo minato col piede messo proprio nel posto sbagliato. Ahi. Rai Movie si lancia su due western nordici piuttosto violenti.

     

    Alle 21, 10, “The Salvation” western danese, girato nel deserto della Namibia in Sud Africa, prodotto dalla Zentropa di Lars Von Trier e diretto da uno dei maestri del Dogma, cioè Kristian Levring. Protagonista è Mads Mikkelsen appena arrivato nel west, reduce da anni di guerra in Europa, che si trova a affrontare il cattivissimo Jeffrey Dean Morgan che gli ha sterminato mezza famiglia e tiene in ostaggio un paese.

     

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    Ma assieme a lui c’è anche una Eva Green in un ruolo piuttosto accattivante di bella ragazza muta perché gli indiani le hanno strappato la lingua. Bang! Bang! Malgrado il passaggio al Festival di Cannes è un tipico revenge western molto spaghetti e poco fordiano di buona complessità visiva, con meravigliosi set africani di deserti rossastri alla Mad Max: Fury Road.

     

    Subito dopo, alle 22, 45, passa il ricco, ambizioso, violentissimo, sadico, magari non così riuscito e lunghissimo “Brimstone”, scritto e diretto dall’olandese Martin Koolhoven con un bel cast internazionale, Dakota Fanning, Guy Pearce, Kit Harrington, cioè il Jon Snow di Game of Thrones, può ben vantarsi di usare tutti set naturali europei degli western che si facevano un tempo qui, Germania, Austria, Ungheria e la vecchia Spagna. Che nostalgia…

     

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    Malgrado le buone recitazioni di tutti gli attori, esagera parecchiuccio sia nelle ambizioni registiche di Koolhoven, sia nella costruzione a quattro capitoli non in ordine temporale, sia nelle scene di sesso e violenza.

     

    Giù con tagliamenti di lingua, sventramenti, zaccagnate in faccia. Un poraccio viene impiccato mentre stava cacando, un altro muore soffocato dai suoi intestini attorcigliati attorno al collo.

     

     

     

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    Koolhoven dice di essersi ispirato a classici come “The Night of the Hunter” di Charles Laughton, per il personaggio del reverendo malvagio di Guy Pearce, sia a “C’era una volta il West” per il tono da opera-western e per la figura alla Claudia Cardinale di Dakota Fanning. La7 alle 21, 15 spara il sempre ottimo “Donnie Brasco” di Mie Newell con Al Pacino come piccolo gangster e Johnny Depp come infiltrato. La cosa che mi ricordo meglio del film sono i cappelli dei due protagonisti. Perfetti.

     

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    “Red 2” di Dean Parisot con un castone fatto di Bruce Willis, John Malkovich, Helen Mirren, Catherina Zeta Jones e Anthony Hopkins, Italia 1 alle 21, 20, è bruttarello come “Red 1”. Rivedrei invece “The Rock” di Michael Bay, canale Nove alle 21, 34, con Sean Connery ancora in forma nel 1996, con barbetta e parrucchino sale&pepe in uno dei suoi ultimi film assieme a Nicolas Cage, non così bollito come oggi, Ed Harris come cattivo che forse non è così cattivo, anche se vuole far saltare Alcatraz con armi chimiche, e David Morse. Certo, Michael Bay fa un cinema fracassone e cafone, però “The Rock” è piuttosto piacevole.

     

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    Attenti che “La mia classe” di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea che è qualcosa di più di un protagonista, Rai 5 alle 22, 15, è un film importante, dedicato ai rapporti tra insegnanti e extracomunitari, che venne interrotto a metà, se non ricordo male, e che Mastandrea riuscì a chiudere improvvisando gran parte delle scene coi ragazzi in una sorta di laboratorio sulla realtà che raramente si fa nel cinema italiano, leggi romano.

     

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    “Nudo di donna”, su Cine 34 alle 23, 25, è un disastroso mistery veneziano con Nino Manfredi e Eleonora Giorgi, che ha una storia produttiva abbastanza disastrosa. Scritto da ben sei sceneggiatori, ci sono anche Age e Scarpelli, era un progetto che Manfredi voleva realizzare da tre anni. Prima doveva girarlo Giuliano Montaldo, poi Mario Monicelli, poi arriva Alberto Lattuada, che non aveva mai lavorato con lui. Lattuada gira tutte le scene a Venezia, che rimangono sue, e poi lascia il film quando devono girare gli interni a Roma, perché non regge più il rapporto conflittuale con Manfredi. 

     

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    “Voleva fare lui la regia”, disse all’epoca Lattuada, “ed io in questi termini non potevo più lavorare. Gli lascio ora completamente il film, con tutto il materiale da me girato, che ovviamente provvederà lui ora a montare per l’edizione finale. No, non ci saranno azioni legali: la mia posizione è chiara. Io me ne vado. Preferisco tutelare i miei nervi che erano allo stremo, che la mia posizione di autore.

     

    Non mi era mai capitato un fatto simile, pur avendo lavorato con numerosi attori di spicco, ma basta citare la Magnani, Fabrizi, Tognazzi”. Non è un certo un film che faccia onore a Manfredi, insomma…

     

     

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    Molto raro, almeno per me, “Cerimonia segreta” di Joseph Losey su Rete 4 alle 00, 45 con un meraviglioso trio di protagonisti, Elizabeth Taylor, Mia Farrow e Robert Mitchum. Tutto ambientato in una casa londinese, la Debenham House, al n.8 di Addison Road, costruita dall’architetto Ricardo Halsey per il magnate Ernest Debnhem nel 1907. Lì si svolge un dramma che avvolge i protagonisti, una ragazza sconvolta, la Farrow, che vede nella signora che l’ha accolta, la Taylor, la madre che ha perso.

     

    Un patrigno, Mitchum, che è forse responsabile dello stato della ragazza. A sua volta la Taylor è una ex-prostituta che ha perso una bambina e è in cerca di una figlia. Odiato/amato dalla critica al punto che mi sembra da vedere assolutamente.

     

    beffe, licenze et amori proibiti beffe, licenze et amori proibiti

    Nella notte, tra un classico di Dino Risi, “Straziami, ma di baci saziami” con Nino Manfredi, Pamela Tiffin e Ugo Tognazzi in versione ricciolone biondo muto, Cine 34 alle 2, 20, un film civile girato in Sudafrica con un vecchio Marlon Brando e Donald Sutherland, “Un’arida stagione bianca” di Euzhan Palcy, Iris all’1, 45, vedo che passano alcune perle.

     

    Come “Beffe, licenze et amori proibiti” di Giuseppe Vari, decamerotico con Dado Crostarosa come Cecco Angiolieri, Giacomo Rizzo e le mie amiche Orchidea De Santis e Malisa Longo, al tempo stakanoviste del genere, tutto girato in quel di San Gimignano.

     

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    C’è anche una versione rock di “Se fossi foco”. Critici un po’ diviso, ai francesi piaceva. Per Davide Pulici, “la sola scena degna di nota è quella in cui Dado Crostarosa, che è un Cecco Angiolieri molto credibile, corteggia madonna Patrizia Viotti declamandole i suoi celebri versi: La stremità mi richer per figliuolo, ed i’ l’appello ben per madre mia; e’ingenerato fu dal fitto duolo, e la mia balia fu malinconia…». Già mi basta.

     

    Per non parlare del terrificante e grottesco “Attenti al buffone” di Alberto Bevilacqua, Cine 34 alle 4, 15, con Nino Manfredi, anche co-sceneggiatore, come musicista-poeta in lotta con le forze del fascismo, rappresentate da Eli Wallach-Ettore Manni-Tolf Tasna, per recuperare la moglie Mariangela Melato.

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    Trionfo dei deliri erotici-grandguignoleschi di Bevilacqua, che proprio non si regola, e insiste sul porno diciamo d’autore arrivando a un’orgia supertrash che vede protagonisti oltre ai tre camerati l’ex svampita Cristina Gajoni, la malcapitata Erika Blanc, e soprattutto una procacissima, giovanissima e nudissima Loredana Bertè. Anche la Melato ce la mette tutta nel favorire la follia dell’erotomane Bevilacqua.

     

    Il film, un fiasco colossale, venne definito da Marco Vallora come “famigerato” su “La Gazzetta del Popolo” e Bevilacqua gli mandò una lettera dove lo diffidava dal parlare dei suoi film. Bei tempi.

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