Marco Giusti per Dagospia
tre sorelle
“Stamattina me so’ calzato una nel camerino di un negozio ar Fleming”, dice tal Mazzuoli Fernando, un signore… Non possiamo certo rimanere indifferenti rispetto a “Tre sorelle”, secondo film più tolstoiano che cechoviano dice l’autore, diretto da Enrico Vanzina dopo il cultissimo “Lockdown all’italiana”, che fu un vero e proprio esperimento l’anno scorso nonché il primo film apertamente girato durante il primo lockdown e pensato per quel pubblico dei sequestrati sul divano.
serena autieri giulia bevilacqua tre sorelle
Anche questo “Tre sorelle” è un esperimento bizzarro e divertente. Una sorta di cinepanettone estivo, quindi cinecocomero, ambientato nel Circeo, tra la Sabaudia di Dago e Malagò e San Felice Circeo, e tutto costruito non sui soliti personaggi maschili vanziniani, ma su quattro ben distinte figure femminili.
enrico vanzina foto di bacco
Tre sorelle, anzi tre sorellastre, Serena Autieri, mollata dal marito chirurgo quando lo scopre con Mario (“Con Mario no!” – “Con Mario sì!”), Giulia Bevilacqua, anche lei mollata dal marito, perché proprio lei è quella del Fleming che si è fatta scopare in camerino da Mazzuoli Fernando (“Zoccola?” – “No, proprietaria” – “Zoccola?” – “No, deppiù”) e, Chiara Francini, costumista di Paolo (Sorrentino), di Gianni (Amelio), dedicata solo al cinema d’autore, che fa il suo esordio con una serie di buone battute (“Dio che caldo nell’Agro Pontino!” – “Rotto caviglia, rotto vacanza, rotto coglioni”).
fabio troiano serena autieri tre sorelle
E, infine, una estetista, Rocio Munoz Morales, qui per la prima volta sorprendente, che si è appena lasciata col fidanzato. Cosa cercano le quattro ragazze nella villa di Serena Autieri al Circeo? Diciamo un po’ di distanza dagli uomini. Ma non dall’alcol, come dice subito Giulia Bevilacqua, “Posso provare a smettere di scopare, ma non potete togliermi la vodka”.
Anche se poi tutte e quattro seguitano a ripetere i soliti errori con uno skipper napoletano che non è quel che sembra, uno più che credibile scrittore pugliese, Fabio Troiano, pieno di sé (“Mi ha riconosciuto?”) che pensa solo a scopare. E tutte sognano, come dice la Francini, “un uomo che mi ciancichi, che mi spettini…”.
serena autieri tre sorelle
Poco femminista, diciamo, o femminista come può essere Enrico Vanzina dopo aver scritto più di 100 commedie italiane più o meno storiche, il film è infarcito fino all’inverosimile di dotte citazioni letterarie, da Tolstoi a Dorothy Parker, mancano solo Eco e Viperetta, cosa che ha fatto molto piacere a Mariarosa Mancuso, ma penso che la parte più sana e divertente del film sia nella costruzione dei quattro personaggi femminili e nei dialoghi stretti tra di loro, avendo preso delle attrici di parola prontissima e di grande verve come ai tempi dello stracult classic “Le finte bionde”, che tutte le brave giornaliste italiane conoscevano a mente.
massimiliano rosolino tre sorelle
Vanzina si diverte anche a costruire la Bevilacqua come un simil-De Sica al femminile (“quando parli, parli solo della Roma. Du’ palle sta Roma!!” fa al marito) la Francini come costumista radical chic alle prese con un mondo cafone post-Bombolo.
Al termine di un lungo monologo sul cinema d’arte sprecato all’ospedale con una vicina atterrita, la stessa vicina concluderà: “Sa io al cinema ci vado poco, l’ultimo film che ho visto è Natale… con Boldi e De Sica”.
chiara francini rocio munoz morales tre sorele
I tempi, e concludo, sono quelli che sono. E un piccolo film come questo, prodotto da Mediaset e costruito rapidamente per la visione usa e getta di Amazon prime, non può avere attori minori di livello, non ci sono più i Jimmy il Fenomeno i Bombolo, né tante sottigliezze di messa in scena, ma me lo sono visto di corsa con grande piacere. E poi c’è il Circeo… E le ragazze sono bravissime.
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