Marco Giusti per Dagospia
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State ancora vedendo Mentana su La7? O Giovanna Botteri sul tg3? O la Maglie che dilaga sulle rete sovraniste? Probabile. Se avete un attimo, se non ce la fate più a sentir parlare di Trump e Biden, avviso che stasera su Cine 34 alle 22, 50, arriva “Emanuelle in America”, terzo film della serie della Emanuelle, una emme sola, di Laura Gemser, ma il secondo diretto dal nostro maestro del porno Joe D’Amato, ancora scritto da Maria Pia Fusco e da Piero Vivarelli, e tra i primissimi a inserire scene hard sullo schermo, addirittura con Marina Frajese, che debutta così nel genere.
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Assieme a Laura Gemser ci sono Gabriele Tinti, Roger Browne, celebre 007 all’italiana che torna a fare la spia, Riccardo Salvino, la bellissima Lorraine De Selle e la star del cinema erotico Paola Senatore.
Come ho detto è però il primo film dove Joe D’Amato, osa inserire, sembra solo per l’estero, ben quattro vere scene hard con Marina Frajese e Rick Martino (Grattarola, storico dell’hard scrive fellatio+coito). Ripeterà l’operazione due anni dopo, nel 1979, con “Immagini di un convento”, sempre con la Frajese in versione hard, che vidi personalmente in sala nel celebre Teatro Filodrammatico di Trieste.
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E ne rimasi davvero sbigottito. La nostra Emanuelle, questa la storia, fa la fotoreporter scandalistica in giro per il mondo, da Venezia ai Caraibi. Incontra così un giovane ecologista nevrotico che calma con il “metodo Emanuelle”, cioè una megapompa, funziona sempre, poi un miliardario collezionista di donne alla Trump, quindi finisce in un harem, in un bordello per sole donne e infine in mezzo a un’orgia in quel di Villa Medici a Roma.
Mi raccontò un artista romano, che faceva da arredatore sul film, che i dirigenti di Villa Medici, la gloriosa Académie de France, non sapevano minimamente che stessero girando un porno e Joe D’Amato si scatenò in quella che è la scena più di culto del film, secondo il mio amico assolutamente hard, che certo non vedrete per intero nella copiazza supertagliata di Cine 34.
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Per Joe D’Amato la scena hard di Marina Frajese, che si vide sicuramente in Germania e in Francia, è probabilmente la prima di tutto il nostro cinema a luci rosse. Lui non sapeva ancora chi fosse Marina Frajese, che aveva esordito nel cinema italiano con “Donna cosa si fa per te” di Giuliano Biagetti e finirà poi come streghette porno in “La pretora” di Lucio Fulci e in questo primo set hard.
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Nel finale c’è anche un finto “snuff” movie, con dei guerriglieri che torturano le donne, ma è tutto costruito da Giannetto De Rossi, il mago degli effetti prospettici di “Zombi 2”. Da noi il film venne massacrato dalla censura, ritenuto “offensivo del comune senso del pudore e privo di valori artistici” (ma va?) dal Tribunale di Avellino.
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Paola Senatore, che scivolerà poi nell’hard, venne multata con tre mesi di reclusione e 400 mila lire di multa. Alternative a “Emanuelle in America” possono essere, su Rai Movie alle 23, 10, la commedia romantica e molto fluida “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini con Lucia Mascino, e, soprattutto, il più stracult e erotichello “Vacanze per un massacro”, Cielo 23, 15, diretto da Fernando Di Leo con Joe Dallesandro drogatissimo, la strepitosa Lorraine De Selle, che aveva un ruolino in Emanuelle, e GiannI Macchia. E’ un piccolo, folle thriller con risvolti sadici-erotici girato in dodici giorni e uscito in piena estate con distribuzione minima.
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Mi ricordo di averlo visto in quel di Torino, in una sala supervuota. ”Quello fu un film di convenzione”, diceva Di Leo, “lo girai per aiutare un amico produttore in gravi condizioni economiche, il copione era di un altro regista [Mario Gariazzo], che però la distribuzione non gradiva, ma che avrebbe accettato se lo avessi filmato io”. La storia è piuttosto semplice, con una coppia di piccolo borghesi orrendi che si ritrovano nella loro casa di campagna un evaso violento e strafatto che ha lasciato lì, anni prima, il bottino di un colpo.
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Come entra in scena Little Joe, allora ancora una star wahroliana, c’è chi se lo vuole fare, Lorraine De Selle, e chi invece lo vuole accoppare per prendersi il malloppo. Stupri e fucilate a volontà. Ricordo che mi impressionò molto la carica erotica e violenta che Di Leo riusciva con pochi mezzi a far uscire da questo piccolo film e da un cast così poco controllabile.
Ma è proprio grazie a Little Joe, a Lorraine de Selle, alla meteora Patricia Behn, fidanzata di uno che aveva messo soldi nel film e mai più vista, al folle Gianni Macchia, il thriller funzionava perfettamente. Se volete, su Cielo all’1 in punta, parte un erotico con pretese, un po’ risibile ma di gran culto come “Femina Ridens” scritto e girato da Piero Schivazappa nel 1969 con Philippe Leroy, la divina Dagmar Lassander e Lorenza Guerrieri.
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Primo film italiano di Dagmar, che veniva dallo scandaloso “Andrée”, film erotico svizzero addirittura bruciato dai censori italiani. In questo “Femina Ridens”, Philippe Leroy è scocciato di testa e pensa che le donne vogliano ucciderlo dopo che hanno fatto l’amore con lui. Finge così di torturarle o ucciderle per vendicarsi.
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Poi incontra la fatalona Mary, Dagmar Lassander, che non solo starà al suo gioco, ma finirà per dominarlo completamente eliminandolo, in quanto maschio, come una mantide. Molto amato dalla stessa Dagmar (“raffinato, molto elegante”). E con delle folli scenografie “vaginali” che dominano continuamente la scena, sculture di Niki De Saint Phalle, Claude Jaubert, ecc. Quello che ci vuole per digerire queste elezioni americane. Mentana starà ancora parlando?
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