Marco Giusti per Dagospia
i crudeli
Stasera vi propongo un grande spaghetti western corbucciano violentissimo adorato e saccheggiato abbondantemente da Tarantino, “I crudeli”, Cine 34 alle 21, con Joseph Cotten, la stupenda Norma Bengell, Julian Mateos e Gino Pernice come un sadico stupratore che ritroverete identico nel personaggio di Tarantino di “Dal tramonto all’alba”. Sergio Corbucci lo girò subito dopo Django, puntando ancora su sangue e violenza.
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La storia, ripresa da un racconto di Will Cook, vede il colonnello sudista Jonas, il grande Joseph Cotten, assieme ai suoi figli Nat, Ben e Jeff e a una donna, Kitty, María Martín, vestita da vedova, viaggiare su una diligenza trasportando una bara avvolta in una bandiera sudista. Ma è solo un trucco, dal momento che il gruppetto, come troverà un drappello nordista che trasporta oro, si rivela per quello che è, una spietata banda che non trasporta il cadavere di un soldato, ma che usa la bara per nascondere i bottini nordisti rubati.
Rimpiazzata la finta vedova Kitty con Norma Bengell, il gruppetto, con la loro bara piena d’oro, affronterà in ordine: banditi messicani capitanati da Ado Sambrell, un mendicante cattivo e ladro di cavalli, l’attore leoniano Al Mulock, e poi una tribù di apache pacifici, che entrerà in azione solo perché il figlio pazzo di Cotten, Gino Pernice ha violentato e ucciso la figlia del capo. Finale delirante alla “The Hateful Eight”. I
olimpia carlisi benigni
Il film è violento, curioso, costruito sui rapporti malsani di tutti i maschi della carrozza con le donne, dominato più che da Cotten, forse un po’ rigido, da una strepitosa Norma Bengell e da una regia particolarmente attenta a come sta costruendo la storia puntando più sulle contaminazioni horror che sui motivi dello spaghetto leoniano. Riguardo a Cotten, Ruggero Deodato, aiuto di Corbucci, ricorda che quando doveva salire a cavallo si fermava col piede sulla staffa e faceva un “oh!” perché era abituato allo stunt visto che non ci sapeva andare.
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Una buona alternativa a “I crudeli” è, su Rai Storia alle 21, 10, l’altrettanto violento, ma un filo più moderno, “Fango bollente” di Vittorio Salerno con Joe Dallesandro, Carmen Scarpitta e Enrico Maria Salerno, che ha come tema l’esplosione della violenza e del sadismo fine a se stessi di un piccolo borghese frustato nella grandi metropoli.
Non si vede da allora. Little Joe è una grande presenza e Salerno fa il commissario. Lo segue alle 23, sempre su Rai Storia, il più noto “La ragazza di via Millelire” di Gianni Serra con Oria Conforti e Maria Monti, sorta di film verità alla Ken Loach (insomma…) sulle disavventure di una ragazzina tredicenne meridionale, Betty, nella strada più malfamata di Torino nei primi anni ’80. Ricordo che a Venezia divise molto gli spettatori, non a tutti piaceva questo ultraneorealismo, ma oggi diventa un documento molto interessante e un tipo di cinema legato al reportage televisivo che non si fa più.
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Nella serata ci sono ben due appuntamenti vanziniani. “Piccolo grande amore”, commedia romantichella con Barbara Snellimburg e Raoul Bova, ma anche con David Warner e Susannah York, su Cine 34 alle 00, 35, e un ottimo tarda commedia con toni risiani “Caccia al tesoro” con Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Max Tortora e Serena Rossi su Sky alle 22, 55. Quest’ultimo, se non sbaglio, è proprio un remake di “Operazione San Gennaro” di Dino Risi. Certo, con i film dei Vanzina e i trashissimi di Cine 34 siamo pronti a affrontare anche questa seconda ondata.
Rai Tre seguita nelle nottate dedicate a Gianni Amico, eminenza grigia della nouvelle vague italiana e ponte tra i bertolucciani e i cineasti francesi e brasiliani. Stanotte c’è un rarissimo “Ritorno”, 1973, diretto da Amico con Jane Avril, Laura Betti, Ilaria Occhini all’1,45, seguito dal cultissimo unico film diretto dal critico Adriano Aprà, “Olimpia agli amici”, dedicato alla bellissima Olimpia Carlisi.
piccolo grande amore bova
Forse ricorderete la Carlisi come fidanzata e co-presentatrice di Roberto Benigni in una scandalosa edizione di Sanremo, ci fu un celebre bacio di fronte al pubblico italiano che non finiva mai oltre al woitylaccio. Olimpia, adorata anche da Fellini, che la volle nel “Casanova”, aveva fatto perdere la testa, penso non solo metaforicamente, a non pochi registi. “Le milieu du monde” dello svizzero Alain Tanner, scritto addirittura dallo studioso John Berger e “Olimpia agli amici” sono entrambi film sul suo corpo statuario.
Aprà, allora critico militante della rivista “Cinema e Film”, grande studioso di Straub, decise di buttarsi nel cinema da regista esattamente come fece il suo rivale Edoardo Bruno, direttore di “Filmcritica” con “La sua giornata di gloria” con Carlo Cecchi. I due film furono dei totali disastri, sia di incassi che di critica, e la cosa finì lì. Ma per anni le generazioni di critici più giovani hanno citato i due film come totalmente stracult.
enrico vanzina foto di bacco
Penso però che sia più interessante buttarsi su Iris alle 4,55 di notte per vedere il mai visto “Graziella” di Giorgio Bianchi con Maria Fiore, Jean-Pierre Mocky e Tina Pica (!!), o su Rai Movie alle 5 per il ripasso del poliziottesco alla francese con “Il poliziotto della brigata criminale” di Henri Verneuil con Jean-Paul Belmondo, Adalberto Maria Merli e Lea Massari. Devo dire che lo studio del poliziottesco francese con Belmondo, Delon, Bozzuffi, potrebbe essere un bel modo per superare questa seconda ondata di chiusura totale.
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