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    LA ROMA DEI GIUSTI - ''THE HATE U GIVE'', TRATTO DA UN ROMANZO FAMOSO TRA I NERI AMERICANI, NON È UN CAPOLAVORO, MA UN FILM PER RAGAZZI CON IDEE. PARTE DALLA SEDICENNE STARR CARTER, DIVISA FRA IL MONDO CHE VIVE NEL SUO QUARTIERE BLACK, TRA FAMIGLIA E COMUNITÀ, SPACCIATORI E EX-SPACCIATORI, E QUELLO CHE VIVE INVECE A SCUOLA, FRA I BIANCHI LIBERAL E RICCHI


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Festa del Cinema di Roma – The Hate U Give di George Tillman jr

     

    Se non conoscete Tupac e i suoi rap difficile che apprezziate fino in fondo questo The Hate U Give di George Tillman jr, presentato alla Festa del Cinema di Roma, che si ispira, fin dal titolo, a una celebre rima del rapper ucciso nel 1996. A parte che, se isolate le prime lettere del titolo leggerete T.H.U.G, cioè teppista, la rima si riferisce all’odio che il mondo dà ai ragazzini che stanno crescendo che saranno, appunto, figli di questo odio inutili.

     

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    Il film, tratto da un romanzo famoso fra i ragazzi neri americani scritto da Angie Thomas, parte dalla figura della sedicenne Starr Carter, interpretata da una intensa Amandla Stenberg, divisa fra il mondo che vive nel suo quartiere nero, tra famiglia e comunità, spacciatori e ex-spacciatori, e quello che vive invece a scuola, fra i bianchi liberal e ricchi. Finché può cerca di tenere i due mondi divisi, visto che ha un padre, Russell Hornsby, un po’ vecchio stile, che le ha fatto insegnare a memoria il decalogo delle Black Panther, e ha un fidanzatino bianco, K.J. Apa, che è proprio all’opposto.

     

    Ma quando incontrerà a una festa del quartiere il  suo vecchio amico d’infanzia, Khalil, Algee Smith, che è stato anche il suo primo ragazzo,e nel corso della serata lui verrà ucciso da un poliziotto bianco che lo aveva fermato in auto per una sciocchezza e lo aveva creduto armato, allora le cose si complicano. Perché lei vorrebbe difendere la memoria di Khalil, ma né i boss del quartiere, cioè il capo della gang Anthony Mackie, né i poliziotti vorrebbero che lei parlasse.

     

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    E lei stessa sa che se parlerà potrà avere non poche noie la sua famiglia e lei potrebbe non essere più ben accettata nella scuola bianca. Ma Starr saprà cosa fare. E’ vero che il film è una sorta di Moccia per ragazzi neri combinato con tematiche Black Panther e storie reali della violenza poliziesca attuale, ma la Starr di Amandla Stenberg è un bel personaggio e tutti ragionamenti su cosa è realmente vecchio oggi nella cultura giovanile nera è piuttosto interessante.

     

    Come il dibattito che i ragazzi fanno sui testi di Tupac e sulla sua attualità. Senza scordare il settimo comandamento del manifesto Black Panther Party.  “Noi vogliamo una fine immediata della brutalità della polizia e degli omicidi della genete nera”. Insomma, non un capolavoro, come si leggeva dalle critiche americane, ma un film per ragazzi con idee.

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