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    IL CINEMA DEI GIUSTI - ''THE LOBSTER'' NON È NÉ FACILE NÉ GRADEVOLE, ANZI È VOLUTAMENTE OSCURO E SGRADEVOLE, MA LASCIA IL SEGNO ED È DA VEDERE


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    The Lobster di Yorgos Lanthimos

     

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    L’idea è che se non riesci a trovarti un compagno o una compagna entro un certo tempo, verrai trasformato in un animale da chi detiene il potere. Hai solo la possibilità di scegliere. Che volete diventare, uno stambecco, un cane, un armadillo? Colin Farrel decide per l’aragosta. Questa la premessa di questa favola fantascientifica molto attesa, The Lobster del greco Yorgos Lanthimos, regista di Dogtooth e dell’oscuro Alps, che ha già diviso parecchio e lasciato un po' interdetto il pubblico dei critici al recente Festival di Cannes, dove però si è aggiudicato il premio della Giuria.

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    Va detto subito che il film, scritto assieme a Efthimis Filippou, coprodotto da mezzo mondo e girato in gran parte in Irlanda, non è né facile né gradevole, ma volutamente oscuro e sgradevole, pieno di humour tra Azcona e Ferreri, ma senza la loro leggerezza.

     

    Ma lascia comunque il segno e il regista non perde la sua integrità e la sua visione assurda del mondo in questa operazione internazionale girata in inglese che cerca di descrivere, pur favolisticamente e con toni apocalittici, la mancanza di sentimenti dei poteri forti europei. In un mondo che potrebbe essere il nostro, gli uomini sono quindi obbligati a vivere in coppia. Chi rimane single è rinchiuso in un hotel-lager, dominato da una padrona, dove ha 44 giorni per trovare la sua compagna ideale.

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    Se non la trova, verrà trasformato in un animale. A sua scelta. Il nostro protagonista, Colin Farrel, che arriva lì con il fratello Bob diventato un cane, sceglie come si è detto di diventare un'aragosta, perché vivono cento anni e possono procreare sempre. Beate loro. I giorni possono allungarsi se si colpiscono "i solitari", ribelli che vivono nel bosco. Ogni ribelle colpito, un giorno in più. Una donna senza cuore ne ha colpiti più di cento.

     

    Arrivato alla fine dei 44 giorni, Colin Farrell, dopo un tentativo di coppia poco riuscito proprio con la donna senza cuore, Angeliki Papoulia, che gli uccide il fratello, scappa e va a vivere con una banda di ribelli nella foresta guidato da una rivoluzionaria, la bella Léa Seydoux, che impone a tutti la condizione di solitario. Niente sesso, insomma, niente relazioni, chi trasgredisce verrà duramente punito. In pratica è un’altra versione, ma sempre al femminile, della normalizzazione di coppia dell'hotel-lager. Colin Farrel, che si innamorerà presto della bella ribelle Rachel Weisz, dovrà anche in questo caso fingere di non avere i sentimenti che ha.

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    Ovviamente la scoperta dell'amore fra i due muoverà la situazione a limiti estremi. Film interamente costruito sulla repressione dei sentimenti e sulla mancanza di uscite che ci prospetta la repressiva società attuale, è una sorta di tragica parabola molto ben costruita nella prima parte, che punta su una sorta di delirio alla The Most Dangerous Game, mentre non riesce a cucire perfettamente il filo del racconto nella seconda parte, quella che vede i solitari liberi, ma ugualmente repressi nella loro fittizia libertà.

     

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    In questa parabola sulla repressione dei sentimenti, forse metafora dell'Europa attuale, Lanthimos si mostra comunque regista di punta e, certo, il suo è un film eccentrico che non lascia indifferenti, anche perché è totalmente originale e sorretto da una rigorosa messa in scena che ci riporta solo in parte alla cupezza di Alps. Grande il cast, da Colin Farrel a Rachel Weisz a John C.Reilly in un ruolo minore. Ovvio, da vedere. Inoltre Bob, il cane, ha vinto il premio come cane-attore del festival a Cannes. In sala dal 15 ottobre.

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