salvini a venezia con elisa isoardi
Marco Giusti per Dagospia
The Mountain di Rick Alverson
In qualche modo l’arrivo di Matteo Salvini al Lido di Venezia accompagnato da Elisa Isoardi in camicia/camice/camiciola verde, mentre Walter Veltroni si presentava sul tappeto rosso per prendersi i bravo del pubblico alla Capalbio dopo le sue paginate da intellettuale di sinistra, rappresentano un momento storico di questa edizione del Festival che punta a collegarsi alle prime edizione degli anni ’30 coi gerarchi del tempo in grande spolvero e il fascino dei saloni del Des Bains e dell’Excelsior.
elisa isoardi venezia
Meglio pensare alla grande folla che si è vista ieri per l’arrivo di Ryan Gosling e ai film. I critici si sono alquanto divisi rispetto a The Mountain di Rick Alverson, complesso, intricato film sulla lobotomia in America negli anni ’50 e sulle relazioni fra padri e figli che portano a situazioni alla Paul Thomas Anderson in versione un filo fighetta.
THE MOUNTAIN
Prodotto dalla rivista Vice, scritto assieme a Guy Defa e Colm O’Leary, presentato in un formato quasi quadrato d’altri tempi e macchina fissa, il film di Alverson è un’operazione super-hipster interpretata da attori di culto internazionali come la nuova star Tye Sheridan, già visto in Mud, pronto per il nuovo Guadagnino, i mitici Udo Kier e Denis Lavant, a loro spettano i ruoli dei padri cattivi delle più giovani generazioni, e un Jeff Goldblum lanciatissimo nei panni, più o meno, del dottor Walter Freeman, qui si chiama Fiennes, teorico e attivissimo nella pratica della lobotomia nell’America degli anni ’50.
THE MOUNTAIN JEFF GOLDBLUM E TYE SHERIDAN
La praticò anche a Rosemary Kennedy. Il pubblico è rimasto diviso, tra fan del film e chi l’ha trovato oscuro e noioso, anche se i golfini e i camici dei pazzi e dei medici sono perfetti e non c’è un’inquadratura fuori posto. L’idea del regista è quella di ricostruire un’America malata dove le figure paterne e materne dominano un immaginario che porterà le più giovani generazioni a situazioni a confrontarsi direttamente con la pazzia e con scelte estreme.
Il giovane Andy, alla morte del padre pattinatore artistico Udo Kier, si mette in viaggio col dottor Fiennes, lobotomista e sessuomane che ha sistemato anche sua madre. Sarà il suo fotografo, immortalando con una polaroid i malati dopo l'operazione.
Ma quando Jack incontra una giovane malata, Susan, Hannah Gross, figlia di un francese teorico New Age, trova l'anima gemella, si innamora e cerca di entrare in contatto con la realtà. Complesso, ma anche un po' confuso film sulle origini della follia americana successiva, fra droghe e pratiche mediche, ha grandi momenti visivi e offre ai suoi attori, specialmente a Lavant, bei personaggi, ma un'ombra di fighettismo videoclipparo rimane.
THE MOUNTAIN