Marco Giusti per Dagospia
THE PALE BLUE EYE
Lo aspettavo davvero con gran piacere. Un piacere nato dal tema, un murder mistery ambientato nel 1830 tra i cadetti di West Point sull’Hudson River con Christian Bale al suo terzo film con Scott Cooper e un ricco cast in gran parte inglese, ma anche dalle bellissime riprese di natura innevata, ottime per iniziare il vero inverno televisivo. Mettiamoci anche un mai perduto interesse per i film ispirati o toccati dalla presenza di Edgar Allan Poe oggi piuttosto rari, dalla celebre serie horror di Roger Corman con Vincent Price ai piccoli thriller anni ’50 come “La casa del corvo” di Fletcher Markle con Joseph Cotten, che fu un pesante insuccesso.
THE PALE BLUE EYE
Insomma, questo “The Pale Blue Eye”, scritto e diretto da Scott Cooper, tratto dal romanzo del 2003 di Louis Bayard, interpretato da Christian Bale come l’investigatore Augustus Landor alla ricerca dell’assassino di una serie di cadetti, l’emergente Harry Melling addirittura come giovane Edgar Allan Poe, Toby Jones, Charlotte Gainsbourg, Gillian Anderson, Timothy Spall e perfino Robert Duvall barbuto, giocattolone Netflix da 72 milioni di dollari, prometteva bene, anzi molto bene. Ma pur stordito dalla bellissima fotografia dello specialista Masanobu Takayanagi, dagli ambienti pieni di neve, dalla musica di Howard Shore, dallo spettacolare cast, in gran parte disperso pur nella lunghezza del film, perfino da un finale assolutamente imprevisto da noi bravi spettatori, il film è barbosetto, non sfrutta quello che ha come ci piacerebbe. Perfino Charlotte Gainsbourg è buttata via.
THE PALE BLUE EYE
Non parliamo di Toby Jones. Alla fine è una sorta di gioco accademico tra Christian Bale e Harry Melling, vero motore del film, già lanciato come Dudley Dursley nella saga di Harry Potter e dai Coen nell’episodio dell’uomo senza braccia e senza gambe nel fenomenale “The Ballad of Buster Scruggs”, un film che aveva bisogno di meno inquadrature d’autore e un filo in più di azione, come Christian Bale ha bisogno di un miglior taglio di capelli e di una mezza tuba in testa meno da caratterista e Timothy Spall non è credibile come colonnello dell’accademia. Uffa. Lo trovate su Netflix.