Da open.online
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Una persona «possessiva e con la mania del controllo su moglie e figli». Così gli amici descrivono oggi Roberto Gleboni, che ha ucciso moglie, figli e vicino di casa nella strage familiare di Nuoro. E poi c’è la passione per le armi. Una calibro 7,65 con la quale ogni tanto si allenava al poligono. E che è servita per sparare ai suoi familiari. Ma secondo altri quella di Gleboni era invece una famiglia modello.
Anche se nell’ultimo periodo le liti erano aumentate. Per questo adesso gli inquirenti stanno cercando di capire se la strage sia dovuta a uno stato patologico latente. L’operaio della Forestas aveva un fratello con un disturbo psichiatrico accertato. Proprio quest’ultimo quel giorno aveva fatto visita alla madre, Maria Esterina Riccardi. Ma è uscito mezz’ora prima che arrivasse il fratello.
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Le indagini
Gleboni aveva conosciuto Maria Giuseppina Massetti detta Giusi quando lei era quasi una bambina. Poi la maternità da minorenne e una relazione definita «totalizzante». La donna faceva la casalinga e gestiva la crescita dei figli. Mentre i suoi genitori non avevano mai accettato la relazione con l’uomo. Tanto che tra le due famiglie non c’era alcun rapporto. Di recente, raccontano alcuni vicini, la conflittualità all’interno della coppia era aumentata. Soprattutto «per la forte chiusura dell’uomo nella gestione familiare». Anche se non c’erano richieste di separazione in fieri.
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Giusi però rivendicava uno spazio maggiore per sé e per la figlia Martina. Questo potrebbe essere stato l’innesco della strage. Sono stati proprio amici e parenti di Giusi a raccontare Gleboni come «una persona possessiva e con la mania del controllo nei confronti di moglie e figli».
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