Steve Della Casa per “La Stampa - TuttoLibri”
nazisti al cinema una vita difficile con borante domizlaff
Alberto Sordi è visibilmente spaventato, un soldato nazista gli sta puntando contro l’arma, lo minaccia di morte. Ma dietro il nazista spunta determinata Lea Massari, che sarà poi la sua compagna di vita, e colpisce il nazista con un ferro da stiro.
Iniziano così le avventure di Silvio Magnozzi, il protagonista di Una vita difficile di Dino Risi (1961), una delle commedie più belle e significative sul dopoguerra italiano. Carla Gravina nel film di Luigi Comencini Tutti a casa (1960) è una bella ragazza, visibilmente impacciata, e porta con sé i libri di scuola. Sale su un traghetto in Romagna che deve portarla dall’altra parte del Po.
nazisti al cinema borante domizlaff ne la ciociara
Assieme a lei ci sono i soldati guidati da Alberto Sordi che dopo l’8 settembre sono sbandati e stanno cercando di tornare a casa, tra loro spicca Nino Castelnuovo. Ma su quella zattera c’è anche un soldato tedesco che parla un po’ di italiano e legge il nome Silvia Modena su uno dei libri della ragazza.
Cerca di attaccare discorso con lei e a un certo punto si ricorda del suo ruolo e le chiede se Modena sia un cognome ebreo, dato che in Italia gli ebrei hanno spesso un cognome dove si evoca una città. La ragazza nega, e anche gli altri passeggeri negano di aver mai sentito che ci sia una città che si chiama Modena. Sembra tutto finito, ma scopriremo tragicamente che purtroppo non è così.
nazisti al cinema borante domizlaff
Sono due momenti di due film molto famosi, nei quali i toni di commedia si sposano al livello più alto con le note del dramma, con due grandi registi che raccontano il loro punto di vista sull’occupazione nazista dell’Italia dopo che il re e Badoglio si sono vigliaccamente messi al sicuro nella parte d’Italia già in mano agli alleati.
Tutto è credibile: lo sono i toni, che rifuggono dalla retorica ma che non fanno sconti sulla crudeltà dei nazisti e dei loro alleati fascisti. Lo sono anche gli attori, sia quelli principali (Alberto Sordi, ancora una volta capace di raccontare le contraddizioni dell’italiano medio) sia quelli secondari, ivi compresi coloro che interpretano i nazisti. E, nel secondo caso, la credibilità ha origini ben precise.
borante domizlaff al processo kappler
In entrambi i film, infatti, il milite tedesco ha un nome e un cognome, Borante Domizlaff (in Una vita difficile lo si può leggere anche nei titoli di testa). Sembra un nome d’arte, ma non è così: chi si occupava di crimini di guerra lo conosceva molto bene, e da questo punto è partito Mario Tedeschini Lalli per il suo libro Nazisti a Cinecittà, uscito per Nutrimenti.
Domizlaff, infatti, era un alto ufficiale delle SS che operava nel 1944 in quel di Roma, e che è stato tra coloro che spararono alla nuca uccidendoli gli ostaggi che furono portati alle Fosse Ardeatine. Per questo reato fu processato insieme al suo comandante Kappler nel dopo guerra, e fu assolto perchè il tribunale credette alla tesi secondo cui aveva solo eseguito un ordine al quale non poteva ribellarsi.
borante domizlaff in una vita difficile
Sia Risi sia Comencini avevano idee non certo assimilabili al nazismo: come era possibile che avessero accolto nel loro film un nazista assassino di persone inermi? Come potevano ignorare quel nome che era comunque uscito abbondantemente sui giornali, all’epoca del processo? Oltretutto, come dimostra Tedeschini Lalli, non si trattava neanche di una persona che aveva manifestato pentimento e riconosciuto i propri errori, visto che nel 1977 quando Kappler evase da un carcere italiano il giorno di ferragosto fu proprio Domizlaff ad aiutarlo per una parte della latitanza.
Il libro è la storia appassionata e documentatissima di un’indagine durata tanti anni, con l’autore che ricostruisce legami, nomi, relazioni con esponenti dell’estrema destra italiana, con alti prelati compromessi con il nazismo, con una sorta di «internazionale nera» che aiutò esplicitamente gli assassini nazisti nel secondo dopoguerra godendo di tante complicità, soprattutto da parte dei servizi segreti americani che nel frattempo si stavano organizzando contro il nuovo nemico, quello comunista.
borante domizlaff in vacanza nel 1983
E, soprattutto, è l’ulteriore scoperta che Domizlaff non era un caso isolato. Anche Karl Hass, a sua volta ufficiale SS e assassino alle Fosse Ardeatine, collabora con registi che non possono certo essere accusati di collusioni con la destra eversiva come Luchino Visconti e Carlo Lizzani.
E anche Hass ha avuto relazioni non marginali con i servizi segreti, e il suo nome è circolato anche in occasione delle bombe di piazza Fontana che sono il punto più intenso di relazione tra servizi segreti e neofascisti. Lo stesso Lizzani, in un intervento avvenuto al festival di Venezia nel 1995, ammette di averlo avuto nel suo film Il processo di Verona, un altro film antifascista che ha quindi nel suo cast un nazista autentico.
borante domizlaff
È lo stesso Tedeschini Lalli a mettere in guardia: non si tratta di un complotto, non è la prova di chissà quali trame o infiltrazioni. È solamente (solamente?) la prova che a guerra finita in Italia si è scelto di stendere un velo su tutta la vicenda dei nazisti in Italia: troppo pericoloso, troppo «eversivo»...
borante domizlaff in una vita difficile borante domizlaff nella primavera 1961