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    INUTILE DIRE “NON TRATTIAMO CON I TALEBANI”. L’HANNO GIA’ FATTO GLI USA - GLI AMERICANI, SOTTO TRUMP, HANNO TIRATO FUORI DI PRIGIONE IL MULLAH ABDUL BARADAR PER TRATTARE: E’ LUI IL NEGOZIATORE CHE HA GARANTITO L'USCITA DI SCENA DI WASHINGTON - È IL TALEBANO CHE TANTE CAPITALI SPERANO CONTROLLI IL FUTURO AFGHANISTAN PERCHÉ SOTTO LA BARBA INCOLTA CONOSCE IL MONDO - HA SCRITTO UN LIBRETTO PER I COMBATTENTI: “NON RUBARE, NON STUPRARE, NON FARE VITTIME CIVILI, LA GUERRA SI VINCE CON IL CONSENSO DELLA GENTE”


     
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    Andrea Nicastro per il “Corriere della sera”

     

    il mullah abdul ghani baradar pro ddl zan - meme il mullah abdul ghani baradar pro ddl zan - meme

    L'ex presidente Karzai ha avuto guardie del corpo americane per anni. Lui, di etnia pashtun, non si fidava dei soldati afghani, in massima parte tajiki. Il mullah Baradar vive un imbarazzo simile. Di etnia pashtun, della tribù popalzai, Baradar non poteva fidarsi di arrivare in una capitale controllata dal clan Haqqani, sempre talebani, sempre pashtun, ma di una tribù diversa, la jadran. Così, prima ha fatto tappa nel suo bastione a sud (Kandahar) e solo quando un numero sufficiente di popalzai si è sistemato a Kabul è comparso. Sei giorni dopo la vittoria.

     

    Baradar è il terrorista che gli Usa hanno tirato fuori di prigione per trattare. È il negoziatore che ha garantito l'uscita di scena di Washington. È il talebano che tante capitali sperano controlli il futuro Afghanistan perché sotto la barba incolta hanno visto uno che conosce il mondo e ne apprezza le comodità. Il problema è che Baradar non è un Cesare trionfatore. Non voleva l'avanzata fulminea di settimana scorsa. Dall'hotel cinque stelle di Doha, offerto dal Qatar, avrebbe voluto procedere come deciso con gli americani: lentamente, senza attriti con la superpotenza in ritirata.

    mullah baradar accordi di doha mullah baradar accordi di doha

     

    Voleva più tempo perché il governo afghano mediasse mantenendo il consenso internazionale e con quello gli aiuti economici. Invece, ora, con quel liquefarsi dell'esercito regolare, con la fretta dei suoi barbuti combattenti di approfittarne, tutto rischia di saltare. Il Paese può scivolare nell'anarchia, avere milioni di profughi e, magari, qualche incidente spingere la Casa Bianca a mostrare di nuovo chi è più forte. Mullah Baradar ha curriculum e titoli perfetti per fare da sintesi alle tante anime talebane sotto la guida del capo supremo mullah Haibatullah Akhundzada.

     

    Abdul Ghani Baradar Abdul Ghani Baradar

    Una possibilità di chiudere i 40 anni di guerra afghana c'è. Indigesta, ma c'è. Baradar ha già fallito quattro volte: le prime due con la forza, le altre con la diplomazia. Perché questa diventi quella buona deve ancora superare parecchi ostacoli. Il suo pedigree di talebano è indiscutibile. Compagno di giochi del futuro Mullah Omar, si chiama Abdul Ghani Baradar Akhound, ha 53 anni e ha sposato una sorella dell'amico scomparso. Omar e Baradar combattevano assieme i sovietici e, cacciati gli «infedeli», pensavano di sistemarsi come mullah (preti) di una madrassa (scuola coranica).

     

    Invece il caos postsovietico divenne intollerabile. Dalla loro piccola scuola escono per punire i signorotti che vessavano la popolazione. Diventano popolari. Nel 1994 con altri due amici fondano il movimento degli «studenti del Corano», il Pakistan fa loro reclutare all'interno dei suoi confini e con quell'esercito invasato conquistano l'Afghanistan.

     

    mullah abdul ghani baradar mullah abdul ghani baradar

    Dal 1996 al 2001, Baradar ricopre varie posizioni nell'Emirato, ma mai di vertice. Resta un tessitore con la fiducia del capo. Quando gli Usa scatenano i bombardamenti per vendicare gli attentati di Al Qaeda alle Torri Gemelle, Baradar contatta Karzai, uno della sua stessa tribù che però stava con gli americani.

     

    Vuole patteggiare la resa. Washington non ascolta e il tentativo fallisce. Baradar scappa in Pakistan, forma la shura (assemblea) talebana di Quetta. Nel 2009 capisce che la guerra sarà lunga e difficile. Scrive un libretto per i combattenti: non rubare, non stuprare, non fare vittime civili, la guerra si vince con il consenso della gente. È il momento del terzo tentativo di finire la violenza afghana: chiama ancora Karzai, ormai diventato presidente. Lo fa attraverso il fratello di questi, trafficante di droga. Chiede di trattare, Karzai accetta, ma pachistani e americani non si fidano (o non vogliono la pace) e lo arrestano.

    Abdul Ghani Baradar 6 Abdul Ghani Baradar 6

     

    Dal 2010 al 2018 resta prigioniero ed è scarcerato solo quando il presidente Donald Trump decide lo stop alla missione in Afghanistan. In due anni, Baradar fa quello per cui è stato liberato. Convince tutti i gruppi talebani che la pace conviene. Ci riesce anche mostrando loro di potersi autofinanziare. È sua l'idea dei semi di papavero da oppio geneticamente modificati che raddoppiano il raccolto.

     

    Abdul Ghani Baradar 5 Abdul Ghani Baradar 5

    Riceve una telefonata direttamente da Trump, ma resta diffidente, non firma per primo il foglio dell'intesa con Washington. Garantita la fine dell'occupazione pensa al dopo. Viaggia a Mosca, Teheran, Pechino. Ovunque riceve disco verde: il nuovo Emirato non ha nemici. Basta che i soliti tajiki della valle del Panshir non facciano gli eroi. Basta che gli amici di Al Qaeda del network Haqqani non facciano attentati. Basta che l'Occidente non inorridisca subito, adesso che le telecamere sono ancora accese, per l'idea di mondo che hanno i talebani. Basta che tanti imprevisti non accadano e Mullah Baradar porterà la pace in Afghanistan. Pace sotto un burqa di oscurantismo.

    Abdul Ghani Baradar 3 Abdul Ghani Baradar 3

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