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    GLI AMMUTINATI DI NAPOLI – FU INSIGNE A "CACCIARE" EDOARDO DE LAURENTIIS DALLO SPOGLIATOIO: I RETROSCENA DELLA NOTTE DOPO LA PARTITA CONTRO IL SALISBURGO - LA RICOSTRUZIONE DELLA SOCIETÀ: "IL CAPITANO AVEVA INTIMATO AL VICE PRESIDENTE DI ALLONTANARSI DALLO SPOGLIATOIO, RIVOLGENDOGLI ALCUNE PAROLE" - LA SPADA DI DAMOCLE DELLA CAUSA CIVILE PER DANNI (VALE ALMENO UN QUARTO DELL’INGAGGIO ANNUALE) RESTA SULLA TESTA DI OGNI GIOCATORE


     
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    Maurizio Nicita per gazzetta.it

     

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    Il deposito delle sentenze che rigettano la ricusazione dell’arbitro prescelto dal Napoli per la questione lodi arbitrali e multe, ha fatto emergere alcuni particolari dell’ormai famosa notte del 5 novembre scorso, quando la squadra ha rifiutato di andare in ritiro. Sei sono i provvedimenti del giudice Arduino Buttafoco, uno per ognuno dei giocatori ricorrenti: Insigne, Lozano, Manolas, Mertens, Milik e Zielinski.

     

     

    Ricapitolando nella sentenza le posizioni, emerge la ricostruzione della società riguardo all’accaduto: "Terminata la gara fra Napoli e Salisburgo, i calciatori, in persona del capitano della squadra (Insigne, n.d.r.), avevano comunicato la loro indisponibilità a pernottare presso la sede del ritiro (...) dopo detta comunicazione, aveva avuto luogo una accesa discussione durante la quale il direttore sportivo (Giuntoli, ndr) aveva fatto presente che i giocatori si stavano rendendo responsabili di una grave e inaccettabile violazione contrattuale (...) Gran parte dei calciatori aveva inveito contro la società e il capitano aveva intimato al vice presidente (Edoardo De Laurentiis, n.d.r.) di allontanarsi dallo spogliatoio, rivolgendogli alcune parole".

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    UNA MINACCIA CHE PESA—   Dopo oltre 100 giorni nulla è stato ricomposto e le parti continuano a restare distanti e non solo per quegli oltre 2 milioni di multe che complessivamente il Napoli ha richiesto di far pagare. Perché fra le righe della questione arbitrale sulle sanzioni, previste dal regolamento federale, c’è l’accusa più grave, come scritto a chiare lettere: "Risultavano violate anche le clausole della scrittura specificativa (sui diritti di immagine, n.d.r.) depositata contestualmente al contratto e costituente parte integrante dello stesso.

     

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    I calciatori avevano inteso compiere, in maniera premeditata, un’azione clamorosa di ammutinamento nei confronti della società e massimamente lesiva dell’immagine di quest’ultima". La spada di Damocle della causa civile per danni - vale almeno un quarto dell’ingaggio annuale - resta sulla testa di ogni giocatore. Hai voglia a dire che non pesa sul campo, così come pure sui rinnovi contrattuali.

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