Dagoreport
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLI
Gli amorosi sensi tra Ursula e Giorgia hanno origine dal timore della 65enne esponente della Cdu, di aver bisogno dei voti europei di Fdi per essere riconfermata alla presidenza della commissione. I sondaggi danno per ora una maggioranza sicura all'alleanza Ppe-socialisti-liberali. Ma da qui a giugno tutto può succedere.
In Germania la situazione è in gran subbuglio: domani dovrebbero decidere se Scholz dovrà cedere la guida dell'alleanza di governo a favore del ministro della Difesa Boris Pistorius, un moderato molto amato dalla base del partito socialdemocratico e nettamente contrario al camaleontismo della Melona.
IL PATTO DELLA PIADINA MELONI – VON DER LEYEN
Francesca De Benedetti per editorialedomani.it - Estratti
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN A FORLI
«Diamoci anche un bacetto!». A Forlì la premier rinsalda la sua alleanza con la presidente della Commissione europea, che a sua volta si sta costruendo il futuro politico per il dopo giugno. Mentre i residenti protestano, i fondi Ue dirottati verso le terre alluvionate rilassano il governatore dem
«Diamoci anche un bacetto!», ha detto questo mercoledì Giorgia Meloni a Forlì, trascinando a sé Ursula von der Leyen, coi fotografi assiepati in sala, e i residenti arrabbiati fuori, in piazza Saffi, per urlare che non bastano «le passerelle». A volte le parole che cadono per sbaglio nel microfono dicono di più di quelle pronunciate a tutto volume, e la esibizione di vicinanza fra la premier e la presidente di Commissione Ue – quel «diamoci un bacetto» – rappresenta in effetti il vero contenuto politico della frettolosa visita di von der Leyen in Italia.
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN
Ufficialmente, si trattava di pubblicizzare con una conferenza stampa congiunta il rimaneggiamento dei fondi del Pnrr a favore delle aree alluvionate della regione, e di far la lista di miliardi e milioni. Ma c’è stato anche un bilaterale a porte chiuse – viene chiamato bilaterale perché coinvolge von der Leyen e Meloni, ma c’era anche l’ombra europea della premier, il ministro Raffaele Fitto – e vista la durata di quasi un’ora è chiaro che non si è parlato solo di Emilia-Romagna. «Abbiamo trattato molte altre materie, a partire dal prossimo Consiglio europeo», riferisce non a caso Meloni: entro il primo febbraio bisogna finalizzare l’accordo con Viktor Orbán, il despota e ricattatore dell’Ue, verso il quale la premier si erge a pontiere. Inoltre ci sono gli equilibri del dopo giugno da definire, con von der Leyen che ovviamente rientra negli scenari delle nomine.
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La presidente della Commissione europea si presta non a caso a seguire la premier italiana nelle sue avventure, che si tratti di un viaggio a Tunisi (e di un memorandum tunisino), di un passaggio – anzi ora due – in Emilia-Romagna o di una presenza a Lampedusa. «Ursula von der Leyen sarà a Roma il 28 gennaio alla conferenza Italia-Africa: voglio ringraziarla anche per questo», ha aggiunto da Forlì la premier. Una corrispondenza di amorosi sensi (politici) suggellata dallo sperticarsi di elogi da parte di von der Leyen, generosa e complimentosa sia sul Pnrr che sulla «nostra cooperazione eccellente».
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Che cosa lega così strettamente le due? Anzitutto la «cooperazione eccellente» tra Meloni e i popolari di Manfred Weber e di von der Leyen; poi gli schemi di gioco da preparare per l’estate 2024, con le ambizioni di tutti i soggetti in campo. E infine una ripartizione chiara delle aree di «cooperazione»: la presidente di Commissione dà spago alla premier sulla sua propaganda anti migranti, o sullo spostare i fondi Ue che all’Italia sarebbero stati comunque assegnati; ma Meloni resta ininfluente sui dossier di peso come la riforma del Patto di stabilità, sulla quale peraltro proprio questo mercoledì gli eurodeputati (comprese le destre nostrane) hanno dato mandato per concludere i negoziati.
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