Helmut Failoni per “la Lettura - Corriere della Sera”
guido zaccagnini 3
I grandi compositori del passato fra di loro si comportavano da gentiluomini? Si direbbe decisamente di no a leggere le quasi cinquecento pagine di Una storia dilettevole della musica. Insulti, ingiurie, contumelie e altri divertimenti (Marsilio) di Guido Zaccagnini (1952), storico della musica per decenni voce (roca, colta e ironica) di Rai Radio3, scomparso nello scorso dicembre improvvisamente all'età di 70 anni
Ci troviamo di fronte a un libro diverso e anche importante. Per svariati motivi. Innanzitutto perché il suo contenuto - dal taglio volutamente divulgativo, con tanto di schede di approfondimento molto accessibili - può comunque spiazzare e sorprendere, oltre che il semplice appassionato, anche il più fine intenditore di faccende musicali legate al mondo della classica.
GUIDO ZACCAGNINI COVER
Non crediamo infatti che in molti sappiano, giusto per fare uno fra numerosissimi esempi riportati nel libro, che Felix Mendelssohn - sì proprio il grande compositore romantico e fautore della Bach-Renaissance - ebbe a dire di Hector Berlioz: «La sua orchestrazione è un orribile guazzabuglio, un tale pasticcio sconnesso che una persona, dopo aver avuto una sua partitura tra le mani dovrebbe lavarsele». Non fu da meno Gaetano Donizetti: «Berlioz? Pover' uomo, ha fatto un'opera e fu fischiata, fa delle sinfonie e si fischia. Fa degli articoli e si ride. Tutti ridono e tutti fischiano».
Attenzione, però, perché anche il signor Berlioz aveva la lingua avvelenata. Di Franz Joseph Haydn disse: «I suoi assoli di flauto e tutte le sue bonomie mi danno le contrazioni e la voglia di uccider qualcuno». E poi, insieme a Robert Schumann - fra i musicisti più invidiosi, secondo Zaccagnini - Berlioz puntava il dito contro i compositori italiani, rei di aver colonizzato l'Europa: ovunque andasse si trovava sempre qualche compositore italiano di troppo.
BERLIOZ
La storia dilettevole di Zaccagnini, in seconda battuta, è anche un libro che racconta la storia della musica da una prospettiva inedita. Originale. Che non è solo quella - dichiarata sin dal titolo - delle maldicenze, delle invidie e dei risentimenti fra persone, compositori nella fattispecie, che vivono invece da sempre nel nostro immaginario come esseri puri, intoccabili, circondati da un'aura di sacralità, ma svela anche gli errori di valutazione commessi da valentissimi compositori su opere (anche profetiche) scritte da loro colleghi.
Prendiamo l'esempio del più cattivo di tutti, Igor Stravinskij: non a caso il capitolo a lui dedicato si intitola Come essere amico del mondo intero ma di nessun musicista. Senza troppi giri di parole, Stravinskij diceva: «Detesto Beethoven e le ultime Sonate e i Quartetti più di ogni altra cosa». Dei sedici quartetti firmati dal compositore tedesco, l'autore della Sagra della primavera attaccò, fra l'altro, soprattutto gli ultimi tre, considerati invece universalmente dei capolavori assoluti. Il russo, definiva così il (meraviglioso) Quartetto in la minore opus 132: «Due fette di minuetto e tre di inno fanno un cumulo che somiglia a un sandwich a cinque strati, salvo che gli strati di inno e quelli di minuetto non reagiscono l'uno con l'altro».
DONIZETTI
Non meno tenero con Beethoven fu Franz Joseph Haydn, quando disse che «non verrà mai fuori niente da quel giovane». È un circolo vizioso, dove tutti attaccano e vengono attaccati. Zaccagnini ha intrapreso la scrittura del libro solo dopo essersi reso conto di quante informazioni aveva raccolto negli anni, anche casualmente, attraverso la lettura di autobiografie, memorie, epistolari, recensioni, saggi, interviste e quant' altro.
Il libro, corredato da una preziosa bibliografia di cinquanta pagine, è suddiviso in trenta capitoli, ad ognuno dei quali corrisponde un compositore: il primo è dedicato a Georg Friedrich Händel, l'ultimo a Stravinskij, ma la cronologia dei musicisti citati nel volume è molto più ampia e parte da Guillaume de Machaut (1300-1377) per arrivare a Sofija Gubajdulina (1931). Non si può negare infine che questo volume, risvegliando quell'innocuo e sano cinismo che alberga in (quasi) tutti noi, sia anche piuttosto divertente. Perché leggendolo si entra in un mondo inaspettato, dove crollano tante certezze sui nostri miti musicali. Ma si ride anche.
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