Valentina Errante per "Il Messaggero"
la famiglia savoia
I gioielli della corona non sarebbero mai stati confiscati ai Savoia, come sancito dalla tredicesima disposizione finale e transitoria della Costituzione, al contrario degli altri beni. E adesso, che gli eredi di Umberto II ne rivendicano la proprietà, sarà il Tribunale a decidere se abbiano davvero diritto a riprenderseli, come pretendono. Diademi, orecchini e collier, con oltre seimila brillanti e duemila perle, sarebbero stati depositati nei caveau di Bankitalia con una formula che lascerebbe margini a una causa civile, finalizzata alla restituzione di quei beni dal valore milionario, almeno secondo Sergio Orlando, legale della famiglia.
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All'indomani del referendum il tesoro veniva consegnato, anzi «affidato in custodia alla cassa centrale, per essere tenuto a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno». La Presidenza del consiglio, il Mef e Palazzo Koch, a una richiesta degli eredi, recapitata alla fine di novembre, hanno già risposto di no. Ieri, con lo stesso esito, è andata in scena la mediazione. E ora i Savoia intendono intraprendere una causa civile.
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LA CAUSA I gioielli sono custoditi nella Banca Centrale dal 5 giugno 1946, tre giorni dopo il referendum che sancì la caduta della monarchia. «Quei gioielli sono nostri e, in quanto beni personali, abbiamo diritto a riaverli», sostengono il principe Vittorio Emanuele e le principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, eredi di Umberto II, che citeranno lo Stato. Ieri gli eredi del re di maggio hanno rispolverato gli ingialliti documenti sulla proprietà e nella sede dell'ufficio di mediazione si è presentato Emanuele Filiberto, delegato del padre Vittorio Emanuele e delle zie, con l'avvocato Sergio Orlandi, per il quale la chiave è «una prospettazione di incostituzionalità», della consegna, alla luce del verbale di redatto dall'allora governatore della Banca d'Italia, Luigi Einaudi, futuro presidente della Repubblica.
AMEDEO DI SAVOIA - EMANUELE FILIBERTO - VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA
Quella formula si affidano «a disposizione di chi di diritto» potrebbe aprire un varco, perché la Banca d'Italia sarebbe mera depositaria, dicono. La presidenza del consiglio aveva già fatto pervenire una prima comunicazione all'Adr center (sede dell'ufficio di mediazione, ndr) annunciando che non avrebbe partecipato all'incontro, perché quei gioielli non sarebbero beni personali ma in dotazione del Regno d'Italia. Erano presenti invece Marco Di Pietropaolo e Olina Capolino, legali di Palazzo Koch, che sono tonati a rimandare la richiesta al mittente. Se ne discuterà, per qualche anno, nelle aule del Tribunale civile.
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