Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
melania rizzoli
Se gli errori medici fossero una malattia occuperebbero il terzo posto nella classifica delle cause di morte dei paesi occidentali, dopo i tumori maligni e le malattie cardiovascolari, perché un terzo del totale dei decessi, ovvero il 33,3%, è considerata una mortalità prematura, e soprattutto una morte su tre si sarebbe potuta evitare.
Secondo un' analisi della John Hopkins pubblicata sul British Medical Journal, se al primo posto di questo nefasto elenco troviamo ancora la mortalità per cancro, e a seguire quella per le malattie respiratorie, per incidenti, per suicidi, per lesioni da armi da fuoco, da taglio e così via, quello che colpisce è che, nonostante i progressi della medicina e delle sue tecniche diagnostiche, al terzo posto ci siano gli errori medici, i quali, solo negli Stati Uniti, causano più di 250 mila morti l' anno su un totale di 2,6 milioni di decessi, mentre in Europa sono oltre 1,2 milioni le morti stimate come evitabili.
medici
Le stime naturalmente cambiano sensibilmente tra gli Stati membri, e quelle ufficiali sulla malasanità del nostro Paese scarseggiano, ma anche se i dati di cui disponiamo sono poco accurati e probabilmente al ribasso, è evidente che l' Italia non faccia eccezione, almeno fino a prova contraria, se è stato calcolato e pubblicato, secondo Eurostat, che il 33% delle morti, cioè quasi 140 mila decessi, sono stati considerati prematuri.
Cifre da brivido, considerando che il concetto di mortalità trattabile e prevenibile che illustra Eurostat si basa sull' idea che certe morti per malattie specifiche potevano essere evitate se ci fosse stato un sistema di salute pubblica più efficace, con interventi medici immediati e soprattutto esenti da negligenze operative e decisionali.
L' errore medico è definito dagli autori dello studio "un atto terapeutico non intenzionale (azione od omissione) che non raggiunga il risultato preposto, un errore di esecuzione o di pianificazione della terapia, o una deviazione dal programma di cura che possa causare o meno un danno al paziente", e lo stesso errore è considerato differente, e quindi distinto, dal rischio di complicanze o di effetti collaterali che si accompagnano inevitabilmente a qualsiasi procedura o terapia medica, poiché questi sono previsti e prevedibili, mentre l' errore umano non lo è quasi mai.
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DI CHI È LA COLPA?
Nella maggioranza dei casi è molto difficile distinguere il singolo errore medico da una successione complessa di eventi che accompagna una malattia, tranne che ci si trovi di fronte a negligenze ovvie ed eclatanti come per esempio la somministrazione di una terapia sbagliata, di una trasfusione di sangue con gruppo non compatibile, di una diagnosi clinica errata a fronte di chiari riscontri strumentali e radiologici, o di una evidente distrazione in sala operatoria, ma anche considerando che l' errore umano è inevitabile, e che ogni attività medica prevede un suo rischio, più del 50% delle morti per non idonea procedura sono potenzialmente evitabili.
Hospital
Fermo restando che in Italia, dati alla mano, abbiamo un sistema sanitario in gran parte eccellente ed efficiente, che garantisce un adeguato accesso pubblico, e che copre migliaia e migliaia di patologie mediche e chirurgiche di ogni tipo, garantendone le cure, l' errore umano in un percorso terapeutico sia clinico che chirurgico è spesso in agguato, e tra chi commette la negligenza e chi la subisce, è sempre il secondo a rimetterci, a volte purtroppo con la vita.
Spesso però l' errore umano non accade solo per colpa di una singola persona, ma per il fallimento di un intero processo che non ha messo in campo adeguati strumenti per evitare che l' errore accadesse, per cui a volte risulta inutile individuare la colpa personale o inconcludente trovare il capro espiatorio, perché bisognerebbe cambiare la cultura della sicurezza, ovvero conciliare i due aspetti principali dell' errore, quello dell' ineluttabilità e quello della prevenzione, per comprendere meglio perché sia accaduto e come evitare che si ripeta.
ospedale
Per esempio, in America per somministrare una terapia ad un paziente ospedalizzato è necessaria una doppia identificazione con un collega medico, o l' utilizzo di un sistema elettronico che si basa su un codice a barre, che rende più difficile confondere un farmaco con un altro, o peggio somministrarlo al malato sbagliato causandone la morte.
IL CONFRONTO
Una tradizione degli ospedali anglosassoni, che si sta diffondendo in altri paesi, è quella dell' M&M, ovvero del Morbidity and Mortality meeting, dove si discute delle complicanze e dei decessi avvenuti nel proprio dipartimento, per analizzare con tranquillità e trasparenza le cause e capire cosa non abbia funzionato.
A volte si conclude che non si sarebbe potuto fare altrimenti, ma altre volte si decide di cambiare procedura, anche aumentando il training dello staff medico e paramedico, con un consulto multidisciplinare di specialisti e coinvolgendo anche il management ospedaliero per migliorare le prestazioni e le cure offerte all' utenza.
infezioni ospedaliere
Queste procedure insegnano che nessuno è esente dal rischio di sbagliare, ma che siamo tutti responsabili del miglioramento continuo del nostro operato, soprattutto se questo è applicato nella cura di pazienti fragili e indifesi che si affidano nelle nostre mani con fiducia e con la speranza di essere curati e possibilmente guarirli, e soprattutto senza la prospettiva di morire.
Oggi nel nostro sistema sanitario impera la medicina difensiva, ovvero la propensione dei medici a moltiplicare gli accertamenti, gli esami diagnostici, strumentali e i trattamenti terapeutici, non tanto per la salute del paziente, ma per cautelarsi contro cause legali per i loro eventuali errori, prescrivendo analisi e controlli "non necessari", a volte dannosi per il malato, che causano il superamento del 10% della spesa sanitaria complessiva, con un costo esorbitante di circa 13 miliardi di euro, una mole di denaro che dovrebbe invece essere investita nella prevenzione sia delle patologie che delle negligenze mediche.
infezioni ospedaliere
Eppure l' Italia è tra gli Stati membri con i più bassi tassi di mortalità evitabile nel 2015 insieme a Cipro, Spagna, Francia e Malta, mentre le nazioni con i più alti livelli di morti potenzialmente prevedibili sono la Lituania, la Lettonia, l' Ungheria e la Romania, ed in tutta Europa la mortalità prevenibile ha tassi più alti per gli uomini di quelli per le donne, e le sei principali cause di morte riguardano le malattie ischemiche cardiache, le malattie cerebrovascolari, il cancro colon-rettale, il cancro del seno, le malattie ipertensive e le polmoniti. In Italia si sono state registrate oltre 40mila le denunce all' anno per danni subiti in strutture ospedaliere, il 78% relative a lesioni personali e l' 8% a decessi. Le denunce provengono per il 44,5% dal Sud, il 32,2% dal Nord e dal Centro il 23,2%.
DENUNCE AI DOTTORI
Dopo i nosocomi, i più convenuti a giudizio risultano i medici ortopedici, i traumatologi, quelli del pronto soccorso, i chirurghi, gli ostetrici e ginecologi, ed infine i medici di medicina generale. Da un'indagine condotta dalla commissione parlamentare d' inchiesta sugli errori sanitari, risulta che il 95% dei procedimenti penali per lesioni personali colpose a carico dei sanitari si conclude con un proscioglimento, mentre in sede civile le richieste di risarcimento vengono accolte nel 34% dei casi.
Il 72% dei medici ritiene che le norme che disciplinano la responsabilità professionale si ripercuotono negativamente sulla qualità delle cure e circa l' 83% ritiene che esse influenziamo negativamente il rapporto con il paziente. L'obiettivo dunque sarebbe quello di poter lavorare con responsabilità e serenità per evitare ed eliminare gli errori, piuttosto che nella paura di commetterne uno, o meglio essere messi nelle condizioni di riconoscerli tempestivamente in modo da poter rimediare per tempo, di affrontarli e soprattutto di farne memoria. Perché non accadano mai più, e non causino mai più migliaia di morti e decessi inutili, prevenibili ed evitabili.