Dagoreport
il corriere confonde monica vitti con mariangela melato
Errori da matita rossa in poco più di una settimana sono una spia di allarme per il giornale di Cairo. In una sola settimana il “Corriere” (quello che, una volta, “l’ha detto il Corriere”) ha sbagliato il nome del vincitore del Bagutta, ha spostato nel 1971 l’allunaggio e ha fatto diventare “Travolti da un insolito destino…” di Lina Wertmuller il miglior film della scomparsa Monica Vitti (con tanto di video sul sito dove si vede Mariangela Melato).
Che non ci sia più - perché direttori ed editori non lo vogliono - il giornalismo di una volta è evidente. Che i giornali adottando da anni la formula “tutti possono fare tutto” abbiano anticipato la tragedia dell’ “uno vale uno” dei Cinque stelle è noto…
Ma esiliate le competenze residue alla periferia dell’Impero (in genere sono i giornalisti che vengono prepensionati e immediatamente finiscono per essere chiamati dall’ex giornale concorrente), abolito lo scrivere solo se si conosce l’argomento, formato un esercito di “galeotti” del remo sottopagati, di “camerieri” che ubbidiscono agli ordini (questo è ciò che piace ai direttori:
errore corriere data sbarco sulla luna
un giornalista che non sappia nulla e non si opponga a niente) che cosa resta? Resta che ogni articolo viene perculato su social, post ecc. ecc. da cittadini che ne sanno tanto quanto il “galeotto” di turno che ha scritto ciò su cui non sa niente. Il quale, per giunta, rischia di non potersi difendere, di essere l’unico cittadino italiano per il quale la Costituzione, che assicura per tutti la libertà di espressione, non vale.
E’ di ieri un documento della direzione del “Corriere” che richiama i giornalisti all’art.8 del contratto di lavoro, ovvero, ad astenersi da “ogni forma di collaborazione per altri quotidiani e periodici, per altri siti web, programmi televisivi o radiofonici, podcast e comunque ogni altra forma di collaborazione”.
Non è una iniziativa nuova: De Bortoli, anni fa, aveva richiamato i propri giornalisti a non scrivere libri. Riassumendo, questi giornalisti non possono scrivere articoli su argomenti per i quali sono competenti, non possono fare commenti (solo gli amici della direzione), nemmeno scrivere libri loro o dire la loro su un social, solo “montare” pezzi, agenzie…
benedetta craveri
Nel mondo digitale della comunicazione globale, i giornalisti dipendenti rischiano di essere gli unici cittadini ai quali è vietato esprimere la propria opinione.
Il risultato della dequalificazione è che c’è chi può passare da Dante, a Salvini a Nadal in tre giorni, chi non conosce Monica Vitti ma deve occuparsene e chi vorrebbe andare in tv o su un sito a dire la propria che gli vietano di scrivere e non può perché il direttore non è suo amico.
la contessa. virginia verasis di castiglione benedetta craveri