Estratto dell’articolo di Renato Franco per il “Corriere della Sera”
khaby lame
Da TikTok alla tv dove però è difficile possa portare tutti quei 160 milioni di follower che lo seguono. Khaby Lame è un fenomeno mondiale che fa impallidire i numeri di Chiara Ferragni («solo» 30 milioni su Instagram). Ha 23 anni, è arrivato in Italia dal Senegal quando aveva un anno, preferisce non parlare di razzismo e politica, concede un accenno alla religione musulmana (non beve, non fuma e prega): «La mia famiglia è praticante e lo sono anche io».
Il successo strepitoso è arrivato con le sue video-reaction comiche: gente che fa cose complicate che lui replica in modo semplice, il palmo delle mani rivolto alla telecamera, la spinta verso il basso a dire: facile no? Dal 1° settembre sarà su Disney+, nella nuova edizione di Italia’s Got Talent che da quest’anno approda nel catalogo della piattaforma di streaming.
Sarà uno dei quattro giudici del programma. Che tipo di sfida è per lei?
KHABY LAME
«[…] La sfida più grande è proprio questa: creare la stessa empatia nel mio pubblico tra il Khaby che tutti conoscono e il Khaby che comunica attraverso la “parola”. Oltre alla difficoltà per me di dare giudizi negativi. Spero di non aver ferito nessuno. Non è da me».
Le puntate sono tutte registrate, il montaggio aiuta a eliminare le imperfezioni: il live l’avrebbe spaventata?
«[…] Sapere che veniva tutto montato mi rendeva più sereno».
KHABY LAME
[…]
Il mondo dei social e quello della tv sono molto diversi, non è detto che chi eccelle in uno sia altrettanto bravo nell’altro. Molti hanno fallito.
«[…] se vuoi crescere devi metterti in gioco. Non ho paura delle critiche, servono per migliorare; e visto che sogno di fare l’attore, ogni esperienza sullo schermo sarà una lezione e un esame da superare».
Cosa risponde a chi pensa che chi ha successo sui social in fondo non ha un talento particolare?
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«[…]. Per me è un lavoro vero, prendo seriamente ogni impegno e ogni contenuto che produco. Passo tantissimo tempo a fare ricerche, studiare progetti nei dettagli, ci metto tanta creatività. Ovviamente non tutti hanno talento. Come in ogni attività chi vale cresce e può iniziare una vera carriera artistica che non vuol dire più solo “mondo social”».
Come affronta gli hater?
«Sono i miei follower migliori. Sono sempre attenti, non si perdono un video... Quindi voglio bene pure a loro. Nessuno può piacere a tutti, io non sono un’eccezione».
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Quanto è stato difficile per lei e la sua famiglia, arrivati da Dakar, integrarsi in Italia?
«Non è stato per nulla facile, siamo una famiglia numerosa ma mio padre ha sempre lottato per tutti noi figli cercando di non farci mai mancare il pane ma come potete immaginare — perché lo vedete tutti i giorni — è stata davvero dura».
Ha fatto il muratore, il lavavetri, il cameriere, l’operaio: cosa ricorda di quei tempi?
«Ricordo tanto, tanto lavoro e tanto, tanto sudore. Ma non mi sono mai abbattuto. Riuscivo a sorridere, a essere felice con poco. So cosa significa lavorare, fare sacrifici e credo che mi rimarranno per sempre questi ricordi, sono stati una lezione di vita».
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È stato licenziato durante la pandemia: è stata la sua fortuna perché ha potuto dedicarsi solo ai suoi video.
«[…] rimanere a casa mi ha permesso di dedicarmi a quello che mi piaceva fare. Lo scopo dei miei video era creare energie positive, far sorridere. Durante la pandemia era ancora più che necessario. Serviva un po’ di leggerezza, di semplicità, e credo di aver trovato la chiave giusta».
Ha l’ansia di fare views?
«[…] il mio umore non dipende dalle views. Per me sono solo un importante indicatore per capire se quello che ho fatto piace. È il modo per cercare di non replicare temi che non sono piaciuti».
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Quale regalo si è concesso quando ha svoltato e iniziato a guadagnare?
«Ho comprato una casa per la mia famiglia».
Ha iniziato con 17 follower tra parenti e amici. Cosa la spingeva a continuare?
«Gli attori in teatro escono sul palco anche con 3 spettatori. L’ho fatto anche io, per molto tempo, ed è così che si fa se vuoi arrivare al “tutto esaurito”».
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