Marco De Risi e Alessia Marani per “il Messaggero”
daniele papa cessna
Inabissato, inghiottito nel Tevere subito dopo avere ripreso quota dalla pista dopo due touch&go. L'istruttore si salva, l'allievo rimane intrappolato nell'abitacolo del biposto, non riesce a sganciarsi dalla cintura che lo tiene imprigionato al sedile. Polizia fluviale e Vigili del fuoco hanno continuato a cercarlo per ore, ma fino alla tarda serata di ieri nessuna traccia del relitto del Diamond Aircraft DA20 decollato dalla pista dell'aeroporto dell'Urbe alle 14,55 e precipitato dopo una doppia manovra di atterraggio e risalita alle 15,08.
Polizia fluviale e Sommozzatori dei Vigili del fuoco l'hanno cercato senza sosta, anche con l'aiuto di un sonar ecoscandaglio. Solo qualche frammento è emerso. In quel tratto, tra la Flaminia Nuova e via Vitorchiano, il fiume raggiunge la sua massima profondità, ben undici metri. Con il passare del tempo le speranze di trovare ancora in vita Daniele Papa, 23enne aspirante pilota di Cerveteri ed esperto subacqueo, si fanno sempre più labili. «L'allievo disperso - spiegano dalla Scuola Urbe Areo - ha all'attivo 41 missioni di volo che per legge consentono già di volare in autonomia sotto supervisione. Cito è uno degli istruttori più qualificati».
«SI È AVVITATO»
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Sta meglio, invece, Cito Gianandrea, 30 anni, istruttore di volo della scuola Urbe Areo, con almeno sei anni di esperienza alle spalle e due da primo ufficiale di linea della Ryanair. Ha tentato una manovra di ammaraggio dopo che il biposto ha cominciato ad avviarsi su se stesso. Negli ultimi istanti in quota con Daniele si erano detti: «Appena tocchiamo la superficie dell'acqua, usciamo fuori», ma quella maledetta cintura che stringeva Daniele non si è sganciata.
Anche Cito ha provato più volte ad aprirla. Ma niente. Nemmeno dopo che, fuori dal velivolo, si è rigettato in acqua in un secondo estremo tentativo di salvare il suo allievo prima che la cabina scivolasse nel fondo. L'istruttore è apparso stremato, pieno di fango, ai soccorritori attivati in presa diretta dalla torre di controllo dell'Enav che seguiva il decollo via radar e a cui sarebbe stata segnalata l'avaria in volo. Sotto choc ma cosciente, il trentenne è stato trasportato con l'eliambulanza del 118 in codice rosso al pronto soccorso del policlinico Gemelli.
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Ha riportato alcune fratture, ma le sue condizioni sono in via di miglioramento secondo i sanitari. Il pilota ha potuto anche parlare con gli agenti di polizia e dare una prima spiegazione dell'incidente. L'ipotesi più accreditata è quella di un guasto tecnico, sebbene il biposto avesse ancora poche ore di volo (circa 1.080). Il Diamond subito dopo essersi alzato da terra, abbia ritoccato la pista per poi riprendere quota. L'istruttore avrebbe detto che «si stava avvitando su se stesso». Di lì l'idea di tentare l'atterraggio sul vicino corso del Tevere.
Le ricerche di vigili del fuoco, polizia, polizia fluviale e carabinieri per individuare il velivolo della scuola volo e raggiungere il disperso si sono concentrate in uno specchio d'acqua indicato dal gps del velivolo, tra la Flaminia nuova e via Vitorchiano. Un elicottero ha sorvolato la zona. Nel corso del pomeriggio è stato individuato qualche piccolo frammento del piccolo aereo. L'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ha aperto l'inchiesta di sicurezza di sua competenza sull'incidente che ha coinvolto il DA20. L'Ansv ha disposto contestualmente l'invio di un proprio investigatore sul luogo dell'incidente.
I PRECEDENTI
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Non è la prima volta che si consuma una tragedia all'aeroporto dell'Urbe. Come ricordano gli stessi abitanti di via Vitorchiano che ieri hanno visto il biposto precipitare: «È caduto sotto i miei occhi», racconta una signora. Nell'ottobre del 2017 un piccolo aereo da turismo con due persone a bordo cadde sulla linea ferroviaria ad alta velocità all'altezza di via Salaria 746 tra un distributore di benzina e l'aeroporto dell'Urbe. Fu un miracolo: passeggero e pilota si salvarono. Al vicino deposito di Grottarossa degli autobus dell'Atac, i dipendenti ricordano ancora quando l'8 dicembre del 2010 un Piper Saratoga si schiantò proprio sul loro tetto: «Ce lo ritrovammo sopra l'edificio, un tonfo micidiale, poi le fiamme altissime». All'epoca per Giovanni Magliocca, esperto pilota di 51 anni, non ci fu nulla da fare.
2 - «GLI HO DETTO: SGANCIATI IN ACQUA MA LA SUA CINTURA ERA BLOCCATA»
Marco De Risi e Alessia Marani per “il Messaggero”
«Eravamo appena ripartiti dalla pista dell' Urbe dopo una manovra, ma l' aereo si è avvitato su se stesso. Ho detto a Daniele: proviamo un ammaraggio sul fiume, appena tocchiamo l' acqua ci sganciamo e ci buttiamo di fuori, eravamo rimasti d' accordo così, ma lui non ce l' ha fatta, quella maledetta cintura non si sganciava».
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Cito Gianandrea, istruttore di volo trentenne, ha riportato alcune fratture ma se la caverà. Le sue condizioni sono migliorate di ora in ora dopo l' arrivo trasportato dall' eliambulanza del 118 al policlinico Gemelli e ha potuto, così, dare una prima spiegazione dell' incidente. Vito ha tentato il tutto e per tutto per salvare il suo allievo, Daniele Papa, 23 anni, e per ben due volte ha provato a disinserire quella cintura, mentre stavano per affondare e dopo gettandosi sott' acqua. «Mi sono anche ributtato sotto, in acqua, ho cercato in tutti i modi di sganciarlo dalla cintura, ma non ci sono riuscito». La torre di controllo dell' Enav che seguiva via radar il decollo ha visto sparire il segnale del Diamond DA 20 e ha subito dato l' sos. Cito si è presentato stremato e pieno di fango ai soccorritori, le squadre dei Vigili del fuoco e la Polizia fluviale .
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All' aeroporto dell' Urbe, alla scuola di volo Urbe Aero, i colleghi di Gianandrea ieri non riuscivano a capacitarsi di come l' incidente sia accaduto. «Vito è un pilota esperto e molto preparato, noi - dicono sicuri - deve essere stato un problema tecnico». Alla scuola, sono poi arrivati da Cerveteri anche gli amici e i familiari di Papa. «Daniele aveva una grande passione per il volo,era contento di riprendere le lezioni dopo il lockdown, voleva diventare un bravo pilota e farne il suo mestiere», spiegano. Ma era anche un esperto sub: «Era andato in Australia per immergersi con gli squali - dice il suo maestro - Spero in un miracolo, che possa avere trovato una bolla d' aria». La mamma disperata in lacrime non ha fatto che ripetere «perché? Come è possibile?».