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    EUROPA A METÀ DEL GUAIDÒ: L'ITALIA (ANZI IL M5S) BLOCCA IL TESTO DELL'UNIONE CONTRO MADURO, E SI SCATENANO GLI ITALIANI IN VENEZUELA, TRA I PIÙ COLPITI DA ESPROPRI, RAPIMENTI E OMICIDI: ''ROMA CI È NEMICA, VENIAMO MANDATI A MORTE DAI GRILLINI'' - LA PROPOSTA DI BRUXELLES AVREBBE ''PRESO ATTO'' DELLA LEADERSHIP DEL CAPO DELL'OPPOSIZIONE FINO A NUOVE ELEZIONI


     
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    1. IL VETO ITALIANO BLOCCA IL TESTO UE PRO GUAIDÓ DI MAIO: NON RICONOSCIAMO CHI NON È VOTATO

    fabiana rosales moglie di juan guaido' 44 fabiana rosales moglie di juan guaido' 44

    Andrea Carugati per ''La Stampa''

     

     

    Mentre la crisi in Venezuela appare ancora lontana da una possibile soluzione, l' Europa non trova una via condivisa sul dossier. «La dittatura di Maduro non ha cambiato atteggiamento», scrive il presidente del parlamento di Caracas Juan Guaidó in una lettera ai presidenti di Uruguay e Messico.

     

    «Né le forze democratiche, né le istituzioni legittime e ancor meno il popolo venezuelano parteciperanno a negoziati e trattative il cui obiettivo è mantenere (al potere, ndr ) chi viola i diritti umani. Siamo interessati a una trattativa solo se sarà quella in cui si accordino in via definitiva i termini per il fine dell' usurpazione».

    juan guaido' 6 juan guaido' 6

     

     

    L' avvitamento della crisi induce al pessimismo l' Alto Rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini: «Non ho aspettative particolarmente positive». E del resto l' Unione non trova l' unanimità: giovedì al summit informale dei ministri degli Esteri a Bucarest, l' Italia si è opposta alla proposta di una posizione unitaria che avrebbe «preso atto» della leadership di Guaidó fino a nuove elezioni, avanzata dalla ministra degli Esteri svedese Margot Wallstrom.

     

     

    Non un formale «riconoscimento» , semmai implicito.

    MANLIO DI STEFANO MANLIO DI STEFANO

    Fonti diplomatiche europee raccontano che la Grecia, seppur scettica, alla fine aveva deciso di dare il via libera, ma il ministro italiano Moavero ha negato la firma a un documento comune.

     

    Fonti della Farnesina spiegano che si è trattato solo di una «discussione informale» a partire dalla risoluzione votata poche ore prima dall' Europarlamento a Bruxelles, senza un testo di conclusioni e che dunque non c' è stato «alcun veto dell' Italia». Moavero dunque resta coerente con la linea ufficiale di Mogherini, e cioè la richiesta di elezioni «entro pochi giorni» in Venezuela e la creazione di un gruppo di contatto (con dentro anche l' Italia) per facilitare una conclusione pacifica. Così anche palazzo Chigi che si limita ad «auspicare che ogni sforzo collettivo sia mirato a non alimentare le divisioni interne al Venezuela».

    DELEGAZIONE M5S A CARACAS: MANLIO DI STEFANO, ORNELLA BERTOROTTA E VITO PETROCELLI DELEGAZIONE M5S A CARACAS: MANLIO DI STEFANO, ORNELLA BERTOROTTA E VITO PETROCELLI

     

     

    Riunione tesa, quella di Bucarest, che ha spinto alcuni ministri a lamentare la mancanza «di una politica estera comune». Dal governo spagnolo trapela irritazione verso l' Italia: «Abbiamo cercato un accordo fino all' ultimo, ma sin da subito Roma si è messa di traverso», spiegano fonti vicino all' esecutivo di Pedro Sanchez.

    Di fatto domenica la frattura potrebbe materializzarsi: scaduto l' ultimatum di 8 giorni Francia, Spagna, Germania e Regno Unito sono pronti a riconoscere Guaidó.

     

    L' autoproclamato presidente del Venezuela si è rivolto al nostro Paese in un' intervista al Tg2. «In Venezuela oggi non c' è il rischio di una seconda Libia, consiglio al sottosegretario Di Stefano di informarsi. Non c' è questo rischio perché oggi il 90% dei venezuelani vuole il cambiamento», ha detto in riferimento alle parole del sottosegretario agli Esteri del M5S Manlio di Stefano. Guaidó ha lodato la risoluzione del Parlamento europeo, «spero che i governi la seguano».

    juan guaido' 1 juan guaido' 1

     

    Il M5S rivendica la scelta di Moavero a Bucarest. «Siamo già stati scottati dalle ingerenze in altri Stati, non vogliamo arrivare al punto di riconoscere soggetti che non sono stati votati», dice Luigi Di Maio. «Né Maduro né Guaidó». «Serve una terza via che si ponga fuori dalla logica di contrapposizione» tra i due, gli fa eco Roberto Fico. La Lega non ci sta: «Caro Roberto Fico, no a terza via.

     

    MADURO PUTIN MADURO PUTIN

    Maduro deve lasciare», replica il sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi. Le opposizioni contestano l'«ambiguità» del governo. «L' Italia mostri coesione con la Ue», attacca Antonio Tajani di Forza Italia. «È assurdo pensare di poter restare neutrali», dice Stefano Ceccanti del Pd.

     

     

    2. LA RABBIA DEGLI ITALIANI IN VENEZUELA «MANDATI A MORTE DAI CINQUESTELLE»

    Paolo Manzo per ''il Giornale''

     

    La decisione dell' Italia di non riconoscere come presidente ad interim Juán Guaidó è stata una terribile doccia fredda per gli oltre un milione di italiani che vivono in Venezuela, con figli e nipoti ormai venezuelani. «Ci siamo sentiti abbandonati, traditi, umiliati, condannati a morte» racconta Francesco, una vita a Caracas, scappato negli anni 50 da un meridione che offriva poco o nulla ma al quale ha sempre fatto arrivare i suoi soldi con i quali sono andati avanti fratelli e nipoti.

     

    «E oggi ci trattano così, come animali, non ci riconoscono il diritto di uscire da questa emergenza senza fine». Sotto accusa finisce soprattutto lui il sottosegretario agli Esteri cinquestelle Manlio Di Stefano. Il suo commento al no dell' Italia come un rispetto al «principio di non ingerenza» proprio «si fa fatica a mandarlo giù». Ignoranza od opportunismo?

     

     

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    Per Paolo, ex ristoratore oggi disoccupato «forse gli italiani prendono i soldi da Maduro, come già accaduto con i finanziamenti che il chavismo ha dato in Spagna al partito di Podemos». Intanto continuano a fioccare a centinaia i commenti durissimi da parte degli internauti non solo venezuelani sul twitter di Di Stefano. «Triste che ti chiami rappresentante degli italiani».

     

    Gli scrive il profilo di VV periodistas, un sito di notizie di Caracas. «La comunità italiana è stata una delle più colpite dalla dittatura venezuelana: espropri, rapimenti, omicidi.

    Chiedere il dialogo con chavismo è come chiedere il dialogo con la mafia italiana». Gli fa eco Cesira che scrive: «Ma viene tu qui in prima persona a fare il dialogo dai! Però non andrai a fare il bello Antonio in un albergo 5 stelle, vieni a casa mia cosi quando manca l' acqua e la luce corriamo insieme, ok? Bella proposta no?».

     

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    Gli scrivono anche in spagnolo, a riprova di come la notizia del no dell' Italia, così in controtendenza rispetto alle decisioni di Parlamento europeo , abbia suscitato un clamore senza precedenti: «Pero ustedes los arrastrados no critican que Venezuela está sometidos por los Cubanos, Rusos, Chinos, Iranis, Turcos y Guerrillas del ELN, FARC» («Però voi al traino non criticate il fatto che il Venezuela è sottomesso ai cubani, ai russi, ai cinesi, agli iraniani, ai turchi, ai guerriglieri dell' ELN e delle Farc, ndr)».

     

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    Enzo da Caracas racconta invece a il Giornale come la delusione tra gli italiani sia infinita. «L' Italia adesso è contro di noi. Noi che ci sentiamo anche venezuelani perché i nostri figli sono nati qui. A Roma fanno tutto questo per difendere quella che è solo una dittatura. Dovrebbero venire a vivere qui per capire cosa c' è in gioco. C' è in gioco la nostra sopravvivenza. Altro che ingerenza!». La voce si incrina. «E la cosa ancora più triste - dice - è che persino il nostro consolato a Caracas ci ignora. Si era parlato di medicine giunte apposta in Venezuela con una sorta di corridoio umanitario per noi italiani meno abbienti.

    Non abbiamo visto nulla. Per non parlare dei Comites che non stanno facendo assolutamente nulla».

     

    Alla notizia del non riconoscimento dell' Italia del nuovo governo ad interim Enzo racconta poi che «qui è successo un casino, in molti hanno pianto».

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    Orio, ormai in pensione, una vita a Caracas si dice «profondamente deluso. I 5 stelle in questi giorni hanno perso in parte quelle simpatie che avevano conquistato col populismo, ma erano invisi da quando hanno cominciato a frequentare prima Chávez poi Maduro ricevendo dollari per la loro causa ad ogni leccata fatta al regime. Salvini ha fatto sapere che sta con noi, ma il tira e molla governativo sta facendo passare il suo appoggio - almeno fino a questo momento - quasi da clandestino.

    Un orrore».

     

    E mentre si stanno registrando in tutto il Paese spostamenti di carrarmati verso i centri nevralgici e le frontiere, dagli Stati Uniti Bolton fa sapere che al momento si scarta qualsiasi ipotesi di intervento militare aggiungendo però che se Maduro non accetta la transizione il suo futuro sarà Guantanamo.

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